Che il testo prosastico latino del P.Tebt. II 686 (inv. 3010), proveniente da Tebtynis (in Arsinoite) e datato tra II e III secolo, contenesse i nomi di Hercules ed Eurystheus è cosa nota fin dalla trascrizione che Robert Marichal ne diede nelle Chartae Latinae Antiquiores. Erano gli anni ’70 del Novecento e da allora, benché oggetto delle indagini di paleografi e papirologi, il testo non è stato mai pubblicato e si è consolidata la consuetudine di riferirvisi come ad un de laboribus Herculis. L’articolo propone una rilettura del papiro dalla quale il campionario onomastico esce indubbiamente ampliato: a quelli di Ercole ed Euristeo si affiancano i nomi di Amphion et Zethus — i due fratelli del mito, figli di Antiope, che animano trame di tragedie e nutrono, con la loro esemplarità, il dibattito filosofico-politico — e quello di C. Laelius, personaggio troppo ciceroniano perché questo testo non stimoli ulteriori interrogativi sull’essenza letteraria stessa del testo.
Lelio, Ercole, Anfione e Zeto ‘in scena’: il P.Tebt. II 686 (inv. 3010) ed un nuovo tassello della letteratura latina / Scappaticcio, MARIA CHIARA. - In: BOLLETTINO DI STUDI LATINI. - ISSN 0006-6583. - 46:(2016), pp. 552-569.
Lelio, Ercole, Anfione e Zeto ‘in scena’: il P.Tebt. II 686 (inv. 3010) ed un nuovo tassello della letteratura latina
Scappaticcio Maria Chiara
2016
Abstract
Che il testo prosastico latino del P.Tebt. II 686 (inv. 3010), proveniente da Tebtynis (in Arsinoite) e datato tra II e III secolo, contenesse i nomi di Hercules ed Eurystheus è cosa nota fin dalla trascrizione che Robert Marichal ne diede nelle Chartae Latinae Antiquiores. Erano gli anni ’70 del Novecento e da allora, benché oggetto delle indagini di paleografi e papirologi, il testo non è stato mai pubblicato e si è consolidata la consuetudine di riferirvisi come ad un de laboribus Herculis. L’articolo propone una rilettura del papiro dalla quale il campionario onomastico esce indubbiamente ampliato: a quelli di Ercole ed Euristeo si affiancano i nomi di Amphion et Zethus — i due fratelli del mito, figli di Antiope, che animano trame di tragedie e nutrono, con la loro esemplarità, il dibattito filosofico-politico — e quello di C. Laelius, personaggio troppo ciceroniano perché questo testo non stimoli ulteriori interrogativi sull’essenza letteraria stessa del testo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.