Dagli studi di Elinor Ostrom è stato dimostrato come le istituzioni di regolamentazione locale delle risorse comuni siano state uno strumento adeguato per gestirle in maniera sostenibile ed efficiente )Oltre alla Ostrom, De Moor, Shaw-Taylor, Warde, Winchester, Lana Berasain ). Nella loro lunga durata, tali istituzioni non sono rimaste ferme nel tempo ma si sono adattate alle mutevoli circostanze (ambiente, mercato, popolazione) pur mantenendo una certa continuità strutturale. Erano fonte di benefici collettivi, misurabili in termini di incremento di efficienza, o meccanismi redistributivi favorevoli ai gruppi contrattuali forti? Al centro dell’indagine sono allora collocati i gruppi sociali che hanno interessi sui beni comuni, il groviglio dei loro diritti reali e le conseguenti dinamiche conflittuali che le fonti giudiziarie consentono di leggere. Il modello proposto da Ensminger in cui istituzioni, organizzazione, ideologia e potere di contrattazione si influenzano reciprocamente, è stato applicato da De Keyzer per mettere in comparazione tre diverse regioni poste entro l’area del mare del Nord ed esaminate tra i secoli XIII e XVII. Si tratta di uno dei percorsi di ricerca innovativi che l’indagine storica sta sperimentando cercando di superare il tradizionale ambito di studi focalizzato sulla dissoluzione dei commons e le sue cause (industrializzazione e crescita della popolazione) e influenzato dalla letteratura anglosassone centrata sulle enclosures. Il contributo seguendo le acquisizioni più recenti si pone le seguenti domande al fine di delineare i caratteri delle risorse collettive nel Regno di Napoli tra XV e XVIII secolo: esisteva un’istituzione di matrice endogena che ha assunto un ruolo significativo nella loro governance? Quali erano i diritti di accesso alle risorse, quali le parti in gioco e che interessi avevano? Che tipi di conflitti sorsero in relazione all’uso dei beni comuni? Se il management dei commons ha sperimentato una durata plurisecolare si può davvero concludere che esso fu efficiente e sostenibile?

I beni comuni nell’Italia meridionale: le istituzioni per il loro management, in «Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali», 9-10, gennaio 2015, pp. 119-138 / Bulgarelli, Alessandra. - In: GLOCALE. - ISSN 2037-4453. - 9/10:(2015), pp. 119-138.

I beni comuni nell’Italia meridionale: le istituzioni per il loro management, in «Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali», 9-10, gennaio 2015, pp. 119-138.

BULGARELLI, ALESSANDRA
2015

Abstract

Dagli studi di Elinor Ostrom è stato dimostrato come le istituzioni di regolamentazione locale delle risorse comuni siano state uno strumento adeguato per gestirle in maniera sostenibile ed efficiente )Oltre alla Ostrom, De Moor, Shaw-Taylor, Warde, Winchester, Lana Berasain ). Nella loro lunga durata, tali istituzioni non sono rimaste ferme nel tempo ma si sono adattate alle mutevoli circostanze (ambiente, mercato, popolazione) pur mantenendo una certa continuità strutturale. Erano fonte di benefici collettivi, misurabili in termini di incremento di efficienza, o meccanismi redistributivi favorevoli ai gruppi contrattuali forti? Al centro dell’indagine sono allora collocati i gruppi sociali che hanno interessi sui beni comuni, il groviglio dei loro diritti reali e le conseguenti dinamiche conflittuali che le fonti giudiziarie consentono di leggere. Il modello proposto da Ensminger in cui istituzioni, organizzazione, ideologia e potere di contrattazione si influenzano reciprocamente, è stato applicato da De Keyzer per mettere in comparazione tre diverse regioni poste entro l’area del mare del Nord ed esaminate tra i secoli XIII e XVII. Si tratta di uno dei percorsi di ricerca innovativi che l’indagine storica sta sperimentando cercando di superare il tradizionale ambito di studi focalizzato sulla dissoluzione dei commons e le sue cause (industrializzazione e crescita della popolazione) e influenzato dalla letteratura anglosassone centrata sulle enclosures. Il contributo seguendo le acquisizioni più recenti si pone le seguenti domande al fine di delineare i caratteri delle risorse collettive nel Regno di Napoli tra XV e XVIII secolo: esisteva un’istituzione di matrice endogena che ha assunto un ruolo significativo nella loro governance? Quali erano i diritti di accesso alle risorse, quali le parti in gioco e che interessi avevano? Che tipi di conflitti sorsero in relazione all’uso dei beni comuni? Se il management dei commons ha sperimentato una durata plurisecolare si può davvero concludere che esso fu efficiente e sostenibile?
2015
I beni comuni nell’Italia meridionale: le istituzioni per il loro management, in «Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali», 9-10, gennaio 2015, pp. 119-138 / Bulgarelli, Alessandra. - In: GLOCALE. - ISSN 2037-4453. - 9/10:(2015), pp. 119-138.
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