La vicenda insolita del razionalismo italiano rispetto alle formulazioni ortodosse del razionalismo europeo e tedesco in particolare pone alcuni temi di riflessione sia riguardo la particolarità di quella eroica esperienza sia i suoi sviluppi, ricezioni e riformulazioni verificatesi in Italia a partire dagli anni cinquanta, sessanta e settanta sino alle recenti riconfigurazioni attuali all’insegna dell’architettura razionale o della “architettura della ragione” con un ulteriore rimando alla stagione Illuminista. Il contributo italiano al progetto stilistico complessivo dell’architettura moderna, da più parti, è stato interpretato come un modo del tutto specifico in grado di coniugare in maniera inedita le istanze di rinnovamento contenute nell’esperienza moderna in rapporto con la lezione della storia, la finitezza delle forme, la stringente relazione con la città. Le opere di Terragni, Libera, Figini e Pollini, BBPR e poi di Gardella testimoniano di questa particolare declinazione italiana degli etimi razionalisti d’oltralpe e vieppiù la rifondazione disciplinare degli anni Settanta operata dalla mostra “architettura razionale” curata da Aldo Rossi per la XV Triennale di Milano conferma questa continua “ricontrattazione” (Purini) alla luce del retaggio avito della tradizione del nostro paese. La tendenza sembra essere, in forme e con esiti anche molto diversi ma confrontabili, quella a coniugare una aspirazione classica, un ineludibile rapporto con la realtà, la concisione formale, la perfezione volumetrica, l’adozione della tecnica analogica con la semplificazione dei costrutti sintattici. Sino a che punto è possibile riallacciare le recenti esperienze teoriche e operative sull’espressività delle forme, il ruolo della costruzione nella figurazione architettonica, il rapporto con la città e le sue scritture con l’esordio primo novecentista anche lì sempre in bilico tra mozioni avanguardistiche e legami e nessi con l’eredità della tradizione sino allo storicismo (di quegli anni e anche di questi) e la aspirazione teorica? Cosa lega la riflessione attuale sull’architettura razionale, messa a punto in Italia prima da E.N. Rogers, Quaroni e Samonà e poi da Rossi, Grassi e Monestiroli condivisa, ancora una volta, con la coeva cultura architettonica tedesca (Ungers, Kleihues) oltre che da Gregotti e Purini con le prospettive allora aperte da Pagano, Persico, Giolli, Bardi? Ciò non per produrre un precario tentativo di attualizzazione ma per sondare e scandagliare differenze, analogie, contraddizioni e istanze progressive contenute in quella e in questa vicenda. Il numero di EDA vuole provare a dare risposta a questi interrogativi ed è aperto a sollevarne di nuovi, attraverso contributi che provengano da diversi punti di vista disciplinari, accogliendo riflessioni teoriche ed esperienze progettuali o di studio e ricerca.

Il Razionalismo Italiano e oltre / Capozzi, Renato. - In: EDA, ESEMPI DI ARCHITETTURA. - ISSN 2384-9576. - 3:2(2016), pp. 1-101.

Il Razionalismo Italiano e oltre

CAPOZZI, RENATO
2016

Abstract

La vicenda insolita del razionalismo italiano rispetto alle formulazioni ortodosse del razionalismo europeo e tedesco in particolare pone alcuni temi di riflessione sia riguardo la particolarità di quella eroica esperienza sia i suoi sviluppi, ricezioni e riformulazioni verificatesi in Italia a partire dagli anni cinquanta, sessanta e settanta sino alle recenti riconfigurazioni attuali all’insegna dell’architettura razionale o della “architettura della ragione” con un ulteriore rimando alla stagione Illuminista. Il contributo italiano al progetto stilistico complessivo dell’architettura moderna, da più parti, è stato interpretato come un modo del tutto specifico in grado di coniugare in maniera inedita le istanze di rinnovamento contenute nell’esperienza moderna in rapporto con la lezione della storia, la finitezza delle forme, la stringente relazione con la città. Le opere di Terragni, Libera, Figini e Pollini, BBPR e poi di Gardella testimoniano di questa particolare declinazione italiana degli etimi razionalisti d’oltralpe e vieppiù la rifondazione disciplinare degli anni Settanta operata dalla mostra “architettura razionale” curata da Aldo Rossi per la XV Triennale di Milano conferma questa continua “ricontrattazione” (Purini) alla luce del retaggio avito della tradizione del nostro paese. La tendenza sembra essere, in forme e con esiti anche molto diversi ma confrontabili, quella a coniugare una aspirazione classica, un ineludibile rapporto con la realtà, la concisione formale, la perfezione volumetrica, l’adozione della tecnica analogica con la semplificazione dei costrutti sintattici. Sino a che punto è possibile riallacciare le recenti esperienze teoriche e operative sull’espressività delle forme, il ruolo della costruzione nella figurazione architettonica, il rapporto con la città e le sue scritture con l’esordio primo novecentista anche lì sempre in bilico tra mozioni avanguardistiche e legami e nessi con l’eredità della tradizione sino allo storicismo (di quegli anni e anche di questi) e la aspirazione teorica? Cosa lega la riflessione attuale sull’architettura razionale, messa a punto in Italia prima da E.N. Rogers, Quaroni e Samonà e poi da Rossi, Grassi e Monestiroli condivisa, ancora una volta, con la coeva cultura architettonica tedesca (Ungers, Kleihues) oltre che da Gregotti e Purini con le prospettive allora aperte da Pagano, Persico, Giolli, Bardi? Ciò non per produrre un precario tentativo di attualizzazione ma per sondare e scandagliare differenze, analogie, contraddizioni e istanze progressive contenute in quella e in questa vicenda. Il numero di EDA vuole provare a dare risposta a questi interrogativi ed è aperto a sollevarne di nuovi, attraverso contributi che provengano da diversi punti di vista disciplinari, accogliendo riflessioni teoriche ed esperienze progettuali o di studio e ricerca.
2016
9788854899186
Il Razionalismo Italiano e oltre / Capozzi, Renato. - In: EDA, ESEMPI DI ARCHITETTURA. - ISSN 2384-9576. - 3:2(2016), pp. 1-101.
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