I profondi tagli prodotti dall’avanzare del treno nel territorio non sono solo l’esito di uno straordinario sforzo tecnico della modernità per adeguare lo spazio abitato alle necessità della nuova civiltà industriale, ma anche l’opportunità per ridefinire profondamente l’immagine del paesaggio, scoprendo luoghi sinora irraggiungibili con i mezzi tradizionali e guardando con occhi nuovi quelli già conosciuti. La dismissione di una parte consistente del patrimonio ferroviario più antico costituito da migliaia di chilometri di binari che attraversano il paesaggio, acompagnati da un sistema stupefacente di opere che hanno fatto la storia dell’ingegneria, pone oggi la questione di quali forme di riconversione siano in grado di salvaguardarne l’identità, evitando la banale omologazione che sembra oramai caratterizzare ogni parte del territorio. Se si rifiuta l’idea che il paesaggio debba ridursi ad un’immagine statica ed astratta al di fuori del tempo, la riqualificazione delle ferrovie dismese non può certo proporsi di ricostruire le condizioni originarie, come se l’abbandono ed i suoi segni non fossero mai sopravvenuti. Il progetto deve invece fare qui i conti anche con ciò che di non programmato, di spontaneo, talvolta di non gradevole e poco rassicurante si è sovrapposto alle condizioni originarie ed usarlo come una risorsa. E’ questa una condizione nuova per l‘architettura, che richiede approcci e strategie più sofisticate che in passato. La nostra sembra essere un’epoca in cui il progetto non è più destinato a produrre forme stabili nel tempo ma consiste prevalentemente in operazioni di post-produzione, nella raccolta e rigenerazione di quanto è già disponibile attribuendo nuovo senso al preesistente attraverso il dialogo con il nuovo. Lavorare tra e con i resti sembra essere, nel caso delle ferrovie abbandonate, l’unica strategia di lavoro possibile, la sola anche in grado di restituire legittimità al progetto nelle tante altre condizioni di degrado e frammentazione cui oggi l’architettura è chiamata a dare risposta.
Tracciati di ferro. L'architettura delle ferrovie e l'invenzione del paesaggio moderno / Viola, Francesco. - (2016).
Tracciati di ferro. L'architettura delle ferrovie e l'invenzione del paesaggio moderno
VIOLA, FRANCESCO
2016
Abstract
I profondi tagli prodotti dall’avanzare del treno nel territorio non sono solo l’esito di uno straordinario sforzo tecnico della modernità per adeguare lo spazio abitato alle necessità della nuova civiltà industriale, ma anche l’opportunità per ridefinire profondamente l’immagine del paesaggio, scoprendo luoghi sinora irraggiungibili con i mezzi tradizionali e guardando con occhi nuovi quelli già conosciuti. La dismissione di una parte consistente del patrimonio ferroviario più antico costituito da migliaia di chilometri di binari che attraversano il paesaggio, acompagnati da un sistema stupefacente di opere che hanno fatto la storia dell’ingegneria, pone oggi la questione di quali forme di riconversione siano in grado di salvaguardarne l’identità, evitando la banale omologazione che sembra oramai caratterizzare ogni parte del territorio. Se si rifiuta l’idea che il paesaggio debba ridursi ad un’immagine statica ed astratta al di fuori del tempo, la riqualificazione delle ferrovie dismese non può certo proporsi di ricostruire le condizioni originarie, come se l’abbandono ed i suoi segni non fossero mai sopravvenuti. Il progetto deve invece fare qui i conti anche con ciò che di non programmato, di spontaneo, talvolta di non gradevole e poco rassicurante si è sovrapposto alle condizioni originarie ed usarlo come una risorsa. E’ questa una condizione nuova per l‘architettura, che richiede approcci e strategie più sofisticate che in passato. La nostra sembra essere un’epoca in cui il progetto non è più destinato a produrre forme stabili nel tempo ma consiste prevalentemente in operazioni di post-produzione, nella raccolta e rigenerazione di quanto è già disponibile attribuendo nuovo senso al preesistente attraverso il dialogo con il nuovo. Lavorare tra e con i resti sembra essere, nel caso delle ferrovie abbandonate, l’unica strategia di lavoro possibile, la sola anche in grado di restituire legittimità al progetto nelle tante altre condizioni di degrado e frammentazione cui oggi l’architettura è chiamata a dare risposta.File | Dimensione | Formato | |
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