Nel film di Peter Greenaway, I misteri del giardino di Compton House, si ripete ossessivamente da parte del protagonista, il paesaggista Mr. Neville, il rito della selezione, attraverso un dispositivo costituito da una cornice e una griglia, di un paesaggio attraverso una inquadratura: i fotogrammi nei quali si vede il giardino, delimitato dalla cornice scura e misurato dal reticolo geometrico, sono probabilmente i più belli del film. Questo termine “inquadratura” è proprio della tecnica fotografica, oltre che cinematografica, ma rimanda ovviamente anche al prodotto specifico dell’arte pittorica, il quadro appunto come «opportuna limitazione del campo […] in estensione e profondità, tale che le persone e gli oggetti in esso compresi risultino disposti, anche nei reciproci rapporti, in modo da ottenere un determinato effetto». Questo è ciò che alcuni artisti, fotografi o pittori, fanno: delimitare un campo della rappresentazione e in tal senso misurarlo, rilevando - e rivelando - altresì tutto il sistema di relazioni tra elementi di paesaggio, cose e/o persone che all’interno di quel determinato‘campo’ sono attori di una ‘messa in scena’. È probabile che questa idea di un modo della espressione artistica che rimanda, per la sua costruzione, alla misura, alle relazioni, alle tensioni reciproche tra le cose possa appartenere più propriamente e naturalmente ad artisti-architetti: lo stesso Greenaway, regista britannico citato in apertura, è un pittore con studi di architettura, anche se mai completati, nella sua istruzione e anche la formazione di Francesco Cappiello, Mario Ferrara e Emilio Schiavoni è quella dell’architetto, cosa che emerge dai loro lavori talvolta perché l’oggetto della rappresentazione è la città, la sua periferia, i suoi edifici, le sue stanze, urbane o domestiche che siano, i suoi paesaggi ma sempre, in ogni caso, perché il soggetto che guarda è qualcuno che, attraverso i suoi studi, ha imparato a guardare in un modo che è proprio della disciplina architettonica, da  ἀρχιτέκτων, cioè letteralmente colui che è a capo delle maestranze ma, in senso più ampio e in questo caso, colui che progetta e presiede la costruzione del quadro o dello scatto fotografico decidendo tema, misure, profondità, relazioni, punto di vista, mosso magari da una intuizione ma mettendo poi in campo un mestiere antico e una abilità anche tecnica oltre che intellettuale.

Sguardi sul mondo / Visconti, Federica; Capozzi, Renato. - (2016), pp. 24-27.

Sguardi sul mondo

VISCONTI, FEDERICA;CAPOZZI, RENATO
2016

Abstract

Nel film di Peter Greenaway, I misteri del giardino di Compton House, si ripete ossessivamente da parte del protagonista, il paesaggista Mr. Neville, il rito della selezione, attraverso un dispositivo costituito da una cornice e una griglia, di un paesaggio attraverso una inquadratura: i fotogrammi nei quali si vede il giardino, delimitato dalla cornice scura e misurato dal reticolo geometrico, sono probabilmente i più belli del film. Questo termine “inquadratura” è proprio della tecnica fotografica, oltre che cinematografica, ma rimanda ovviamente anche al prodotto specifico dell’arte pittorica, il quadro appunto come «opportuna limitazione del campo […] in estensione e profondità, tale che le persone e gli oggetti in esso compresi risultino disposti, anche nei reciproci rapporti, in modo da ottenere un determinato effetto». Questo è ciò che alcuni artisti, fotografi o pittori, fanno: delimitare un campo della rappresentazione e in tal senso misurarlo, rilevando - e rivelando - altresì tutto il sistema di relazioni tra elementi di paesaggio, cose e/o persone che all’interno di quel determinato‘campo’ sono attori di una ‘messa in scena’. È probabile che questa idea di un modo della espressione artistica che rimanda, per la sua costruzione, alla misura, alle relazioni, alle tensioni reciproche tra le cose possa appartenere più propriamente e naturalmente ad artisti-architetti: lo stesso Greenaway, regista britannico citato in apertura, è un pittore con studi di architettura, anche se mai completati, nella sua istruzione e anche la formazione di Francesco Cappiello, Mario Ferrara e Emilio Schiavoni è quella dell’architetto, cosa che emerge dai loro lavori talvolta perché l’oggetto della rappresentazione è la città, la sua periferia, i suoi edifici, le sue stanze, urbane o domestiche che siano, i suoi paesaggi ma sempre, in ogni caso, perché il soggetto che guarda è qualcuno che, attraverso i suoi studi, ha imparato a guardare in un modo che è proprio della disciplina architettonica, da  ἀρχιτέκτων, cioè letteralmente colui che è a capo delle maestranze ma, in senso più ampio e in questo caso, colui che progetta e presiede la costruzione del quadro o dello scatto fotografico decidendo tema, misure, profondità, relazioni, punto di vista, mosso magari da una intuizione ma mettendo poi in campo un mestiere antico e una abilità anche tecnica oltre che intellettuale.
2016
9788884975805
Sguardi sul mondo / Visconti, Federica; Capozzi, Renato. - (2016), pp. 24-27.
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