Il legno è il materiale che, più di ogni altro, esprime l’idea di natura. Ciononostante il massiccio impiego del legno pone, attualmente, enormi problemi di sostenibilità ambientale. Il saccheggio delle essenze esotiche più ricercate è una delle principali cause della deforestazione selvaggia e la combustione del carbone vegetale resta una delle maggiori fonti emissive di Co2 nell’atmosfera. Il presunto vantaggio ambientale nell’utilizzo del legno, andando più a fondo, rivela quindi non poche contraddizioni, rischiando di ribaltare il valore ambientale del materiale. Questa breve premessa porta a guardare con molta attenzione a quelle innovazioni industriali che stanno portando a ripensare profondamente gli aspetti costitutivi e sensoriali delle modalità d’uso del legno, assieme al suo significato nella cultura progettuale contemporanea. Del resto sin dai primi episodi progettuali alle origini della fenomenologia del design, la cultura progettuale si è particolarmente accanita nel forzare la natura del materiale, spingendolo ad assumere comportamenti insoliti, se non addirittura contrari alla sua identità naturale. Come altro interpretare i primi tentativi di Thonet, attraverso le sue sedute curvate, di esasperare l’elasticità del legno sino a portarlo ad una innaturale espressività dinamica, contraria a qualunque principio di stabilità nel tempo legata all’uso tradizionale della stagionatura. Ma è più recentemente, con la chimica e le nanotecnologie, che il legno emulando le plastiche, è entrato nel campo dei materiali “artificiali”, di quelli cioè che non potendo basarsi su un patrimonio espressivo consolidato, devono misurarsi con forme libere e una espressività completamente inedita. Il legno ha così perso qualunque prossimità rispetto al suo stato di origine naturale. La ricerca infatti, in questi ultimi anni, ha introdotto materiali ibridi che si posizionano fra il legno, i compositi ed i tecnopolimeri e che permettono il prolungamento del ciclo di vita dei materiali legnosi di scarto e, allo stesso tempo, l’utilizzo del legno in nuove configurazioni plastiche. L’assieme più numeroso ed interessante di questi derivati dagli scarti del legno è quello che, proprio per sottolinearne la struttura plastica, va sotto il nome di Legno Liquido. Una nuova famiglia di materiali, costituiti da scarti e derivati del legno, conglomerati ad una matrice plastica data da polimeri petrolchimici biodegradabili.

Legno e riciclo: rivoluzione ambientale e nuovi materiali / Wood and Recycling an Environmental Revolution and New Materials / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°133 anno XXV 2014 marzo/apr(2014), pp. II-V.

Legno e riciclo: rivoluzione ambientale e nuovi materiali / Wood and Recycling an Environmental Revolution and New Materials

MORONE, ALFONSO
2014

Abstract

Il legno è il materiale che, più di ogni altro, esprime l’idea di natura. Ciononostante il massiccio impiego del legno pone, attualmente, enormi problemi di sostenibilità ambientale. Il saccheggio delle essenze esotiche più ricercate è una delle principali cause della deforestazione selvaggia e la combustione del carbone vegetale resta una delle maggiori fonti emissive di Co2 nell’atmosfera. Il presunto vantaggio ambientale nell’utilizzo del legno, andando più a fondo, rivela quindi non poche contraddizioni, rischiando di ribaltare il valore ambientale del materiale. Questa breve premessa porta a guardare con molta attenzione a quelle innovazioni industriali che stanno portando a ripensare profondamente gli aspetti costitutivi e sensoriali delle modalità d’uso del legno, assieme al suo significato nella cultura progettuale contemporanea. Del resto sin dai primi episodi progettuali alle origini della fenomenologia del design, la cultura progettuale si è particolarmente accanita nel forzare la natura del materiale, spingendolo ad assumere comportamenti insoliti, se non addirittura contrari alla sua identità naturale. Come altro interpretare i primi tentativi di Thonet, attraverso le sue sedute curvate, di esasperare l’elasticità del legno sino a portarlo ad una innaturale espressività dinamica, contraria a qualunque principio di stabilità nel tempo legata all’uso tradizionale della stagionatura. Ma è più recentemente, con la chimica e le nanotecnologie, che il legno emulando le plastiche, è entrato nel campo dei materiali “artificiali”, di quelli cioè che non potendo basarsi su un patrimonio espressivo consolidato, devono misurarsi con forme libere e una espressività completamente inedita. Il legno ha così perso qualunque prossimità rispetto al suo stato di origine naturale. La ricerca infatti, in questi ultimi anni, ha introdotto materiali ibridi che si posizionano fra il legno, i compositi ed i tecnopolimeri e che permettono il prolungamento del ciclo di vita dei materiali legnosi di scarto e, allo stesso tempo, l’utilizzo del legno in nuove configurazioni plastiche. L’assieme più numeroso ed interessante di questi derivati dagli scarti del legno è quello che, proprio per sottolinearne la struttura plastica, va sotto il nome di Legno Liquido. Una nuova famiglia di materiali, costituiti da scarti e derivati del legno, conglomerati ad una matrice plastica data da polimeri petrolchimici biodegradabili.
2014
Legno e riciclo: rivoluzione ambientale e nuovi materiali / Wood and Recycling an Environmental Revolution and New Materials / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°133 anno XXV 2014 marzo/apr(2014), pp. II-V.
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