Il testo di Chiara Alessi, Dopo gli anni Zero Il nuovo design italiano, si inserisce all’interno di una vasta casistica che, nel tempo, ha tentato di analizzare la fenomenologia, per molti versi imprevedibile e sorprendente, del design italiano. Ma, nello stesso tempo, si discosta per alcune sostanziali differenze da tutti i tentativi precedenti. Innanzitutto, ovviamente, per il riferimento temporale. Il design italiano, come fa presente la stessa autrice non è un fenomeno omogeneo, ma presenta almeno tre fasi, radicalmente differenti per modi e risultati. La prima, sino agli anni Settanta, è quella dell’Age d’Or, in cui il designer rappresentava una figura pioneristica ed elitaria che si identificava prevalentemente con quella dell’architetto. Nel ventennio successivo si affermarono i primi designer per vocazione che, allentati i legami con l’architettura, rappresentarono una delle figure simbolo del glamour mediatico degli anni Ottanta e Novanta. L’epoca attuale, infine, è quella che, per utilizzare le parole di Andrea Branzi dal catalogo della mostra The New Italian Design del 2007, vede “il design come il fenomeno di massa tipico del XXI secolo”. La maggior parte della letteratura sul design italiano si concentra sul periodo del successo planetario di questa storia, identificandolo con le figure mitologiche dei maestri o delle icone di prodotto, attraverso le quali spiegare una vicenda che ha assunto il piglio di un’avventura, una delle poche epopee positive dell’Italia contemporanea. Dopo gli anni Zero interviene alcuni decenni dalla conclusione della stagione dell’egemonia del design italiano, in un momento, però, in cui sembra finalmente affacciarsi un nuovo senso di appartenenza legato ad una dimensione generazionale. L’autrice ha infatti deciso di concentrarsi solo su chi dal Duemila circa in poi ha deciso di avvicinarsi alla professione di designer, “ cioè quella massa finora abbastanza indistinta ma rumorosa che da qualche tempo si affaccia alla realtà del progetto, sgomitando per affermare la propria presenza in un sistema già consolidato, occupando interstizi vacanti e aprendone di nuovi”.

C.Alessi, Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano.Editori Laterza, Roma Bari, 2014 / Morone, Alfonso. - In: OP. CIT.. - ISSN 0030-3305. - 150(2014), pp. 38-41.

C.Alessi, Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano.Editori Laterza, Roma Bari, 2014

MORONE, ALFONSO
2014

Abstract

Il testo di Chiara Alessi, Dopo gli anni Zero Il nuovo design italiano, si inserisce all’interno di una vasta casistica che, nel tempo, ha tentato di analizzare la fenomenologia, per molti versi imprevedibile e sorprendente, del design italiano. Ma, nello stesso tempo, si discosta per alcune sostanziali differenze da tutti i tentativi precedenti. Innanzitutto, ovviamente, per il riferimento temporale. Il design italiano, come fa presente la stessa autrice non è un fenomeno omogeneo, ma presenta almeno tre fasi, radicalmente differenti per modi e risultati. La prima, sino agli anni Settanta, è quella dell’Age d’Or, in cui il designer rappresentava una figura pioneristica ed elitaria che si identificava prevalentemente con quella dell’architetto. Nel ventennio successivo si affermarono i primi designer per vocazione che, allentati i legami con l’architettura, rappresentarono una delle figure simbolo del glamour mediatico degli anni Ottanta e Novanta. L’epoca attuale, infine, è quella che, per utilizzare le parole di Andrea Branzi dal catalogo della mostra The New Italian Design del 2007, vede “il design come il fenomeno di massa tipico del XXI secolo”. La maggior parte della letteratura sul design italiano si concentra sul periodo del successo planetario di questa storia, identificandolo con le figure mitologiche dei maestri o delle icone di prodotto, attraverso le quali spiegare una vicenda che ha assunto il piglio di un’avventura, una delle poche epopee positive dell’Italia contemporanea. Dopo gli anni Zero interviene alcuni decenni dalla conclusione della stagione dell’egemonia del design italiano, in un momento, però, in cui sembra finalmente affacciarsi un nuovo senso di appartenenza legato ad una dimensione generazionale. L’autrice ha infatti deciso di concentrarsi solo su chi dal Duemila circa in poi ha deciso di avvicinarsi alla professione di designer, “ cioè quella massa finora abbastanza indistinta ma rumorosa che da qualche tempo si affaccia alla realtà del progetto, sgomitando per affermare la propria presenza in un sistema già consolidato, occupando interstizi vacanti e aprendone di nuovi”.
2014
C.Alessi, Dopo gli anni Zero. Il nuovo design italiano.Editori Laterza, Roma Bari, 2014 / Morone, Alfonso. - In: OP. CIT.. - ISSN 0030-3305. - 150(2014), pp. 38-41.
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