Molti dei paesi a sviluppo avanzato hanno raggiunto nel tempo una fecondità inferiore ai livelli di sostituzione e alcuni di essi hanno mantenuto valori estremamente bassi del TFT - inferiore a 1.3 (UN, 2006). Tra questi, come è ormai ben noto, l’ Italia ha raggiunto tali livelli durante gli anni Novanta mantenendoli fino ad oggi (si veda ad es. Kohler et al., 2002). Il declino è principalmente dovuto alla forte riduzione del numero dei figli di ordine superiore piuttosto che all’aumento di coppie senza figli (Barbagli et al., 2003; Van de Kaa, 2001). Inoltre ancora oggi esistono in Italia persistenti differenze regionali nei comportamenti riproduttivi (White et al., 2007; Bernardi, Gabrielli, 2006; Kertzer et al., 2005) le cui motivazioni sono ancora oggetto di studio in letteratura. Le recenti teorie socio-economiche e demografiche, infatti, sembrano dare una spiegazione esaustiva del posticipo della transizione alla vita adulta e feconda (Livi Bacci 2000, 2001; Cook, Furstenberg, 2002). Al contrario, ancora pochi sono i contributi esistenti in letteratura che hanno approfondito e compreso le differenze dei diversi contesti geografici, sebbene sia stato loro riconosciuto un ruolo importante per comprendere le dinamiche della fecondità (Lesthaeghe, Neels, 2006). Sulla base di tali considerazioni, il lavoro presentato, che fa parte di un più esteso programma di ricerca, è finalizzato a evidenziare quali siano i fattori sociali, familiari, economici e culturali che influenzano i tempi e le modalità dei comportamenti riproduttivi nei diversi contesti regionali in Italia. Per tale studio, a livello aggregato, verranno utilizzate le principali fonti statistiche ufficiali nazionali e, a livello individuale, le informazioni derivanti dalle due indagini Multiscopo dell’ISTAT su “Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia” (d’ora in poi FSS) del 1998 e del 2003. Le due indagini, che sono utilizzate congiuntamente nel lavoro e che sono rappresentative a livello regionale, comprendono rispettivamente 59.050 and 49.541 individui. Tra le altre indicazioni disponibili, le FSS forniscono numerose informazioni sulle caratteristiche socio-demografiche, la storia riproduttiva, la storia coniugale, la famiglia d’origine, l’istruzione, la storia occupazionale degli intervistati. Da un punto di vista operativo, dopo aver descritto l’evoluzione dei comportamenti riproduttivi a livello regionale, si concentrerà l’attenzione su tre regioni italiane: Emilia Romagna, Campania e Sardegna. Tali contesti hanno osservato nel tempo diversi comportamenti riproduttivi. In Emilia Romagna si osserva un livello basso di fecondità sin dalle coorti 1920-24 (1,81 figli per donna); la Campania è caratterizzata da un TFT più alto rispetto a quello di sostituzione fino alle coorti 1955-59 (2,22); il caso della Sardegna, infine, mostra un rapido e forte declino della fecondità nell’arco di poche generazioni che la rende in pochi anni la regione con il più basso livello di fecondità in Italia (Barbagli et al., 2003). Per poter meglio comprendere quali siano i principali aspetti differenziali che caratterizzano le biografie ed i comportamenti individuali nei tre contesti considerati, verranno applicate alcune tecniche tipiche di Event History Analysis per effettuare una analisi esplorativa (metodo attuariale per la stima dei tempi di attesa) ed una analisi multivariata (modelli logistici a tempo discreto per lo studio della transizione al primo ed al secondo figlio). Come le analisi effettuate mostreranno, i risultati sostengono in parte le principali motivazioni socio-economiche e culturali della bassa fecondità, ma, allo stesso tempo, fanno sorgere nuovi interrogativi sulle differenze territoriali che non vengono chiarite completamente da tali spiegazioni. Si riscontra, ad esempio che la partecipazione femminile al mercato del lavoro, il tipo di unione e il tipo di relazione con i parenti hanno un forte impatto nella scelte di vita feconda e che esse sono in grado di spiegare molte differenze regionali. Parimenti tali differenze persistono in parte soprattutto considerando i secondogeniti anche aggiungendo ulteriori variabili esplicative.

Aspetti regionali differenziali della bassa fecondità in Italia / Gabrielli, Giuseppe. - In: RIVISTA ITALIANA DI ECONOMIA, DEMOGRAFIA E STATISTICA. - ISSN 0035-6832. - 61:(2007), pp. 361-370.

Aspetti regionali differenziali della bassa fecondità in Italia

GABRIELLI, GIUSEPPE
2007

Abstract

Molti dei paesi a sviluppo avanzato hanno raggiunto nel tempo una fecondità inferiore ai livelli di sostituzione e alcuni di essi hanno mantenuto valori estremamente bassi del TFT - inferiore a 1.3 (UN, 2006). Tra questi, come è ormai ben noto, l’ Italia ha raggiunto tali livelli durante gli anni Novanta mantenendoli fino ad oggi (si veda ad es. Kohler et al., 2002). Il declino è principalmente dovuto alla forte riduzione del numero dei figli di ordine superiore piuttosto che all’aumento di coppie senza figli (Barbagli et al., 2003; Van de Kaa, 2001). Inoltre ancora oggi esistono in Italia persistenti differenze regionali nei comportamenti riproduttivi (White et al., 2007; Bernardi, Gabrielli, 2006; Kertzer et al., 2005) le cui motivazioni sono ancora oggetto di studio in letteratura. Le recenti teorie socio-economiche e demografiche, infatti, sembrano dare una spiegazione esaustiva del posticipo della transizione alla vita adulta e feconda (Livi Bacci 2000, 2001; Cook, Furstenberg, 2002). Al contrario, ancora pochi sono i contributi esistenti in letteratura che hanno approfondito e compreso le differenze dei diversi contesti geografici, sebbene sia stato loro riconosciuto un ruolo importante per comprendere le dinamiche della fecondità (Lesthaeghe, Neels, 2006). Sulla base di tali considerazioni, il lavoro presentato, che fa parte di un più esteso programma di ricerca, è finalizzato a evidenziare quali siano i fattori sociali, familiari, economici e culturali che influenzano i tempi e le modalità dei comportamenti riproduttivi nei diversi contesti regionali in Italia. Per tale studio, a livello aggregato, verranno utilizzate le principali fonti statistiche ufficiali nazionali e, a livello individuale, le informazioni derivanti dalle due indagini Multiscopo dell’ISTAT su “Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia” (d’ora in poi FSS) del 1998 e del 2003. Le due indagini, che sono utilizzate congiuntamente nel lavoro e che sono rappresentative a livello regionale, comprendono rispettivamente 59.050 and 49.541 individui. Tra le altre indicazioni disponibili, le FSS forniscono numerose informazioni sulle caratteristiche socio-demografiche, la storia riproduttiva, la storia coniugale, la famiglia d’origine, l’istruzione, la storia occupazionale degli intervistati. Da un punto di vista operativo, dopo aver descritto l’evoluzione dei comportamenti riproduttivi a livello regionale, si concentrerà l’attenzione su tre regioni italiane: Emilia Romagna, Campania e Sardegna. Tali contesti hanno osservato nel tempo diversi comportamenti riproduttivi. In Emilia Romagna si osserva un livello basso di fecondità sin dalle coorti 1920-24 (1,81 figli per donna); la Campania è caratterizzata da un TFT più alto rispetto a quello di sostituzione fino alle coorti 1955-59 (2,22); il caso della Sardegna, infine, mostra un rapido e forte declino della fecondità nell’arco di poche generazioni che la rende in pochi anni la regione con il più basso livello di fecondità in Italia (Barbagli et al., 2003). Per poter meglio comprendere quali siano i principali aspetti differenziali che caratterizzano le biografie ed i comportamenti individuali nei tre contesti considerati, verranno applicate alcune tecniche tipiche di Event History Analysis per effettuare una analisi esplorativa (metodo attuariale per la stima dei tempi di attesa) ed una analisi multivariata (modelli logistici a tempo discreto per lo studio della transizione al primo ed al secondo figlio). Come le analisi effettuate mostreranno, i risultati sostengono in parte le principali motivazioni socio-economiche e culturali della bassa fecondità, ma, allo stesso tempo, fanno sorgere nuovi interrogativi sulle differenze territoriali che non vengono chiarite completamente da tali spiegazioni. Si riscontra, ad esempio che la partecipazione femminile al mercato del lavoro, il tipo di unione e il tipo di relazione con i parenti hanno un forte impatto nella scelte di vita feconda e che esse sono in grado di spiegare molte differenze regionali. Parimenti tali differenze persistono in parte soprattutto considerando i secondogeniti anche aggiungendo ulteriori variabili esplicative.
2007
Aspetti regionali differenziali della bassa fecondità in Italia / Gabrielli, Giuseppe. - In: RIVISTA ITALIANA DI ECONOMIA, DEMOGRAFIA E STATISTICA. - ISSN 0035-6832. - 61:(2007), pp. 361-370.
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