Il dibattito innescato dall’articolo di Renato De Fusco, Diamo un tetto alle rovine di Pompei, sollecita una riflessione sul rapporto tra archeologia e architettura. Le due discipline condividono la radice greca archè- (l’origine, l’antico) ma diverso appare il loro obiettivo ultimo. La prima si appunta sulla conoscenza e descrizione delle antiche vestigia, mentre l’arte del costruire fa di esse la “tradizione delle forme” da cui produrre il nuovo che - per Gardella - «non può che affondare le sue radici nel passato». L’architettura trae dai monumenti memoria e lezione, alimento per il suo sviluppo progressivo. L’archeologia si fonda sulla diacronia, mentre l’architettura, nella riflessione teorica e nella pratica del progetto, è decisamente sincronica: guarda al passato come coesistenza, prescindendo dalle datazioni, ricercando le strutture formali incorporate negli exempla. L’urgenza della conservazione e valorizzazione di siti archeologici -Pompei, Ercolano, Agrigento- o dei cospicui ritrovamenti dell’“archeologia urbana”, credo sia innanzitutto un problema di progettazione, non rinunciando all’imprescindibile classificazione degli archeologi senza la quale ogni ipotesi sarebbe inconsapevole e incolta. Non so se il “tetto unico” a Pompei di De Fusco sia una soluzione percorribile o un’utopia estrema, ma rispetto all’immota contemplazione dello sfacelo delle rovine o alla rinuncia a portare alla luce parti ancora sepolte sollecita alla cultura architettonica un dibattito ineludibile.

Mettere l'antico al riparo / Capozzi, Renato. - In: LA REPUBBLICA. - ISSN 0390-1076. - (2014), pp. 8-8.

Mettere l'antico al riparo

CAPOZZI, RENATO
2014

Abstract

Il dibattito innescato dall’articolo di Renato De Fusco, Diamo un tetto alle rovine di Pompei, sollecita una riflessione sul rapporto tra archeologia e architettura. Le due discipline condividono la radice greca archè- (l’origine, l’antico) ma diverso appare il loro obiettivo ultimo. La prima si appunta sulla conoscenza e descrizione delle antiche vestigia, mentre l’arte del costruire fa di esse la “tradizione delle forme” da cui produrre il nuovo che - per Gardella - «non può che affondare le sue radici nel passato». L’architettura trae dai monumenti memoria e lezione, alimento per il suo sviluppo progressivo. L’archeologia si fonda sulla diacronia, mentre l’architettura, nella riflessione teorica e nella pratica del progetto, è decisamente sincronica: guarda al passato come coesistenza, prescindendo dalle datazioni, ricercando le strutture formali incorporate negli exempla. L’urgenza della conservazione e valorizzazione di siti archeologici -Pompei, Ercolano, Agrigento- o dei cospicui ritrovamenti dell’“archeologia urbana”, credo sia innanzitutto un problema di progettazione, non rinunciando all’imprescindibile classificazione degli archeologi senza la quale ogni ipotesi sarebbe inconsapevole e incolta. Non so se il “tetto unico” a Pompei di De Fusco sia una soluzione percorribile o un’utopia estrema, ma rispetto all’immota contemplazione dello sfacelo delle rovine o alla rinuncia a portare alla luce parti ancora sepolte sollecita alla cultura architettonica un dibattito ineludibile.
2014
Mettere l'antico al riparo / Capozzi, Renato. - In: LA REPUBBLICA. - ISSN 0390-1076. - (2014), pp. 8-8.
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