Il lavoro riconsidera la tradizione del testo di Livio e propone una serie di argomentazioni di ordine linguistico, retorico e letterario per sostenere la lezione conditae religiones in Liv. 5,51,4 presente nel solo codice Veronese (V), poco accreditato dagli studiosi che scelgono positae attestato da tutti gli altri codici. Il verbo condere, oltre ad essere strategicamente posto in momenti chiave della narrazione liviana, costituisce una scelta più congrua e pregnante rispetto a positae, che sembra una trivializzazione e sottrae quel senso di indissolubilità tra la città e i suoi culti, tema centrale dell’intero discorso di Camillo. Con uno zeugma, artisticamente più elaborato e vicino ad un gusto diffuso in età augustea, l’autore crea un sintagma efficace che condensa l’intero discorso del condottiero.

Cum urbe simul conditae traditaeque religiones / Renda, Chiara. - In: KOINONIA. - ISSN 0393-2230. - 38:2(2014), pp. 91-114.

Cum urbe simul conditae traditaeque religiones

RENDA, CHIARA
2014

Abstract

Il lavoro riconsidera la tradizione del testo di Livio e propone una serie di argomentazioni di ordine linguistico, retorico e letterario per sostenere la lezione conditae religiones in Liv. 5,51,4 presente nel solo codice Veronese (V), poco accreditato dagli studiosi che scelgono positae attestato da tutti gli altri codici. Il verbo condere, oltre ad essere strategicamente posto in momenti chiave della narrazione liviana, costituisce una scelta più congrua e pregnante rispetto a positae, che sembra una trivializzazione e sottrae quel senso di indissolubilità tra la città e i suoi culti, tema centrale dell’intero discorso di Camillo. Con uno zeugma, artisticamente più elaborato e vicino ad un gusto diffuso in età augustea, l’autore crea un sintagma efficace che condensa l’intero discorso del condottiero.
2014
Cum urbe simul conditae traditaeque religiones / Renda, Chiara. - In: KOINONIA. - ISSN 0393-2230. - 38:2(2014), pp. 91-114.
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