Il pluralismo delle fonti pone nuovamente in discussione l’organicità del sistema penale integrato, dando vita ad interventi frammentari, relativi a specifiche fenomenologie criminose, con evidenti problemi di coerenza sistematica, determinanti l’effetto del ‘ritrarsi’ dello stato di diritto e, dunque, della democrazia. Questa volta il processo di trasformazione degli assetti ordinamentali è stato avviato dalla Convenzione di Istanbul , alimentato dalla Direttiva 2012/29/Ue e portato a termine dalla legge di conversione del decreto n. 93/2013. Ritorna, quindi, un’antica ‘consuetudine’: l’affidamento del controllo sociale alla politica di retroguardia della decretazione d’urgenza . Per questa via, le norme processuali mutano da regole di comportamento in strumenti repressivi endofasici. Se si assegna alla legislazione processuale la funzione di ‘contrastare’ la «violenza di genere» e di ‘proteggere’ determinate vittime, è difficile evitare che ciò non si traduca, sul piano probatorio, nella sperequazione cognitiva a favore della versione dei fatti fornita dall’offeso, fino a ritenerla sufficiente – da sola! – a fondare la responsabilità dell’imputato : non è un caso che proprio in questa direzione si muova il diritto giurisprudenziale . L’osservazione non è smentita dalla legge n. 119/ 2013, che, nella forzata convivenza tra rinnovati sottosistemi e apparati tradizionali, tra aporie interne e spinte innovative – sovente poco meditate –, ha elevato i limiti edittali per fatti già penalmente rilevanti (artt. 572, 609 ter, 609 decies, 612 bis c.p.) ed ha ampliato il raggio d’azione di talune situazioni aggravanti (art. 61 c.p.).

Pluralismo delle fonti e modifiche al c.p.p. per i delitti commessi con violenza alla persona: la legge n.119 del 2013 / Iasevoli, Clelia. - In: DIRITTO PENALE E PROCESSO. - ISSN 1591-5611. - (2013), pp. 1392-1405.

Pluralismo delle fonti e modifiche al c.p.p. per i delitti commessi con violenza alla persona: la legge n.119 del 2013

IASEVOLI, CLELIA
2013

Abstract

Il pluralismo delle fonti pone nuovamente in discussione l’organicità del sistema penale integrato, dando vita ad interventi frammentari, relativi a specifiche fenomenologie criminose, con evidenti problemi di coerenza sistematica, determinanti l’effetto del ‘ritrarsi’ dello stato di diritto e, dunque, della democrazia. Questa volta il processo di trasformazione degli assetti ordinamentali è stato avviato dalla Convenzione di Istanbul , alimentato dalla Direttiva 2012/29/Ue e portato a termine dalla legge di conversione del decreto n. 93/2013. Ritorna, quindi, un’antica ‘consuetudine’: l’affidamento del controllo sociale alla politica di retroguardia della decretazione d’urgenza . Per questa via, le norme processuali mutano da regole di comportamento in strumenti repressivi endofasici. Se si assegna alla legislazione processuale la funzione di ‘contrastare’ la «violenza di genere» e di ‘proteggere’ determinate vittime, è difficile evitare che ciò non si traduca, sul piano probatorio, nella sperequazione cognitiva a favore della versione dei fatti fornita dall’offeso, fino a ritenerla sufficiente – da sola! – a fondare la responsabilità dell’imputato : non è un caso che proprio in questa direzione si muova il diritto giurisprudenziale . L’osservazione non è smentita dalla legge n. 119/ 2013, che, nella forzata convivenza tra rinnovati sottosistemi e apparati tradizionali, tra aporie interne e spinte innovative – sovente poco meditate –, ha elevato i limiti edittali per fatti già penalmente rilevanti (artt. 572, 609 ter, 609 decies, 612 bis c.p.) ed ha ampliato il raggio d’azione di talune situazioni aggravanti (art. 61 c.p.).
2013
Pluralismo delle fonti e modifiche al c.p.p. per i delitti commessi con violenza alla persona: la legge n.119 del 2013 / Iasevoli, Clelia. - In: DIRITTO PENALE E PROCESSO. - ISSN 1591-5611. - (2013), pp. 1392-1405.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/575065
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