La riforma della contabilità degli Atenei e le Università del Mezzogiorno. Questioni di efficacia, efficienza ed economicità

L’entrata in vigore, sia pure graduale, della legge Gelmini (la legge 240/2010) e dei suoi decreti attuativi, modificando radicalmente la definizione delle diverse tipologie di docenza (e di professione accademica) ed introducendo nuove regole contabili ed organizzative, ha sottoposto tutte le sedi universitarie a situazioni di stress in qualche caso estreme. Tale fenomeno con molta probabilità produrrà i suoi effetti non soltanto sul mercato dell’istruzione, ma anche sull’intero sistema economico del nostro Paese. In questo studio, tuttavia, rispetto alla complessità delle questioni rimaste ancora irrisolte, si è scelto di approfondire un particolare aspetto, quello della riforma contabile e dei suoi effetti sulle Università meridionali, impegnate sempre più ad accrescere laloro capacità attrattiva (sia di risorse finanziarie che di capitale umano) ed il loro impegno nella diversificazione delle entrate, ma che incontrano difficoltà crescenti rispetto alla loro fondamentale “missione”, che è quella di garantire un adeguato livello di erogazione del servizio pubblico di istruzione. Nel lavoro è proposta un’analisi critica dei contenuti della riforma, delle connesse questioni di efficacia (dell’offerta didattica) e di efficienza (nella gestione delle attività) e delle prospettive future del sistema d’istruzione superiore di secondo grado. La soluzione offerta dall’ordinamento vigente, dal punto di vista contabile,sembra essere quella della programmazione di bilancio (del budget). Si tratta, tuttavia, a nostro avviso, di una scommessa rischiosa, costosa e sul piano normativo non sufficientemente fondata. Essa ha prodotto sinora soltanto inutili complicazioni in una materia che, peraltro, è già di per sé alquanto complicata.