Il tradizionale tema della responsabilità degli amministratori viene indagato partendo dalla prospettiva di analisi, descritta nel primo capitolo, che pone al centro della ricostruzione la gestione dell’impresa societaria obiettivamente considerata. Suddetta ricostruzione permette di ricondurre ad unità il fondamento della responsabilità degli amministratori, rinvenibile non già – secondo la prospettiva tradizionale – nella lesione di posizioni giuridiche soggettive, bensì nella violazione delle regole previste per lo svolgimento della gestione societaria. L’indagine condotta nei successivi capitoli è volta, dunque, a dimostrare come la distinzione tra legittimati attivi rappresenti il riflesso processuale non della tutela dei corrispondenti diritti soggettivi lesi dalla condotta degli amministratori, bensì della diversità di interessi ad agire rispetto allo stesso fatto, rappresentato dalle conseguenze patrimoniali della violazione delle regole oggettive che presidiano la gestione dell’impresa societaria. Nel secondo capitolo vengono, dunque, studiate le azioni affidate ai soci, nell’ambito delle quali si distingue tra quelle rimesse alla collettività dei soci (tra cui si includono le azioni deliberate dall’assemblea, o anche dall’organo di controllo, ovvero dalla minoranza dei soci) che si caratterizzano per il fatto che il danno si verifica nel patrimonio sociale e lede l’interesse omogeneo dei soci alla remunerazione dell’investimento in società, e le azioni individuali dei soci che presuppongono un pregiudizio nell’attribuzione di ricchezze pur sempre assoggettate alle regole organizzative del patrimonio netto. Dall’analisi della disciplina e delle caratteristiche delle azioni suddette, l’A. intende dunque dimostrare come la legittimazione all’esercizio delle due tipologie di azioni, collettive ed individuali, costituisce espressione del medesimo potere di far valere la violazione dei doveri degli amministratori. La distinzione tra azioni collettive di responsabilità e azioni individuali viene seguita anche nel terzo capitolo, in cui si affrontano le azioni di responsabilità assegnate dalla legge ai terzi, e che secondo l’A. trovano un fondamento comune nella rilevanza esterna che il legislatore assegna alla violazione delle regole oggettive che presidiano la gestione societaria in funzione degli interessi collettivi o individuali dei terzi. Nella prima parte, si affrontano i problemi concernenti l’azione di responsabilità affidata ai creditori sociali, e che dall’A. viene considerata quale azione autonoma posta a tutela dell’interesse collettivo ed omogeneo alla conservazione del patrimonio sociale ad un valore almeno pari a quello dei debiti complessivamente considerati e volta a reintegrare il valore del patrimonio sociale; nella seconda parte, le questioni derivanti dall’azione affidata al terzo, che si caratterizza per il fatto che la lesione di un interesse soggettivo trova il proprio antecedente causale nella violazione da parte degli amministratori delle regole oggettive di gestione. Il presupposto oggettivo delle azioni dei soci e dei terzi trova conferma nel sistema delle legittimazioni attive in pendenza di procedure concorsuali, affrontato nel terzo capitolo, in cui l’affidamento al curatore della tutela del patrimonio della società fallita costituisce il fondamento dell’attribuzione esclusiva al curatore del potere di esercitare le azioni di responsabilità che abbiano la propria causa petendi nel pregiudizio arrecato al patrimonio sociale dalla violazione delle regole di condotta gestoria e che siano finalizzate alla ricostituzione del patrimonio della società fallita.

Responsabilità degli amministratori e interessi protetti / Serafini, Stefania. - STAMPA. - 27:(2013), pp. 1-302.

Responsabilità degli amministratori e interessi protetti

SERAFINI, stefania
2013

Abstract

Il tradizionale tema della responsabilità degli amministratori viene indagato partendo dalla prospettiva di analisi, descritta nel primo capitolo, che pone al centro della ricostruzione la gestione dell’impresa societaria obiettivamente considerata. Suddetta ricostruzione permette di ricondurre ad unità il fondamento della responsabilità degli amministratori, rinvenibile non già – secondo la prospettiva tradizionale – nella lesione di posizioni giuridiche soggettive, bensì nella violazione delle regole previste per lo svolgimento della gestione societaria. L’indagine condotta nei successivi capitoli è volta, dunque, a dimostrare come la distinzione tra legittimati attivi rappresenti il riflesso processuale non della tutela dei corrispondenti diritti soggettivi lesi dalla condotta degli amministratori, bensì della diversità di interessi ad agire rispetto allo stesso fatto, rappresentato dalle conseguenze patrimoniali della violazione delle regole oggettive che presidiano la gestione dell’impresa societaria. Nel secondo capitolo vengono, dunque, studiate le azioni affidate ai soci, nell’ambito delle quali si distingue tra quelle rimesse alla collettività dei soci (tra cui si includono le azioni deliberate dall’assemblea, o anche dall’organo di controllo, ovvero dalla minoranza dei soci) che si caratterizzano per il fatto che il danno si verifica nel patrimonio sociale e lede l’interesse omogeneo dei soci alla remunerazione dell’investimento in società, e le azioni individuali dei soci che presuppongono un pregiudizio nell’attribuzione di ricchezze pur sempre assoggettate alle regole organizzative del patrimonio netto. Dall’analisi della disciplina e delle caratteristiche delle azioni suddette, l’A. intende dunque dimostrare come la legittimazione all’esercizio delle due tipologie di azioni, collettive ed individuali, costituisce espressione del medesimo potere di far valere la violazione dei doveri degli amministratori. La distinzione tra azioni collettive di responsabilità e azioni individuali viene seguita anche nel terzo capitolo, in cui si affrontano le azioni di responsabilità assegnate dalla legge ai terzi, e che secondo l’A. trovano un fondamento comune nella rilevanza esterna che il legislatore assegna alla violazione delle regole oggettive che presidiano la gestione societaria in funzione degli interessi collettivi o individuali dei terzi. Nella prima parte, si affrontano i problemi concernenti l’azione di responsabilità affidata ai creditori sociali, e che dall’A. viene considerata quale azione autonoma posta a tutela dell’interesse collettivo ed omogeneo alla conservazione del patrimonio sociale ad un valore almeno pari a quello dei debiti complessivamente considerati e volta a reintegrare il valore del patrimonio sociale; nella seconda parte, le questioni derivanti dall’azione affidata al terzo, che si caratterizza per il fatto che la lesione di un interesse soggettivo trova il proprio antecedente causale nella violazione da parte degli amministratori delle regole oggettive di gestione. Il presupposto oggettivo delle azioni dei soci e dei terzi trova conferma nel sistema delle legittimazioni attive in pendenza di procedure concorsuali, affrontato nel terzo capitolo, in cui l’affidamento al curatore della tutela del patrimonio della società fallita costituisce il fondamento dell’attribuzione esclusiva al curatore del potere di esercitare le azioni di responsabilità che abbiano la propria causa petendi nel pregiudizio arrecato al patrimonio sociale dalla violazione delle regole di condotta gestoria e che siano finalizzate alla ricostituzione del patrimonio della società fallita.
2013
8814182183
Responsabilità degli amministratori e interessi protetti / Serafini, Stefania. - STAMPA. - 27:(2013), pp. 1-302.
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