Il contract rappresenta quella “terra di mezzo” che si situa tra le modalità proprie dell’architettura, per cui il manufatto è necessariamente irripetibile perché legato al pretesto contestuale, e quelle del design, il cui prodotto è infinitamente replicabile proprio perché atopico. Nel contract il prodotto si configura all’interno di un progetto specifico sulle sue necessità, per poi prendere il largo da esse, seguendo una via autonoma che lo porta, spesso, a sopravvivere alla stessa scomparsa dell’elemento originario che lo aveva generato ed a cui, in maniera apparentemente indissolubile, appariva legato Si tratta di una circostanza che riporta il design alle sue origini, al confronto con la cultura della piccola serie e del fare artigianale, e che proprio per questo resta il segno più evidente dell’appartenenza di questa nuova disciplina, che si misura con il fare seriale della produzione industriale, alla dimensione storica ed immutabile dell’architettura. Nel panorama del nostro Paese, tradizionalmente segnato dalla prevalenza della figura del designer-architetto, il contract rappresenta, proprio per la relazione che istituisce con l’architettura, una fenomenologia ricorrente, spesso alla base di alcuni tra i più noti capolavori del design italiano. Proprio questa premessa spinge a ripercorrere alcuni noti esempi di questa prassi che rappresentano, allo stesso tempo, episodi fondativi nella storia del design italiano e della sua capacità di legarsi a bisogni sociali collegati alla mobilità, all’ospitalità, all’intrattenimento sino alla scolarizzazione di massa, e che dall’estensione collettiva passano, pari pari, alla dimensione individuale della residenza.

Il contract come terra di mezzo tra design ed architettura / The contract as middle ground between design and architecture / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°127 anno XXIV 2013 marzo/aprile(2013), pp. II-VI.

Il contract come terra di mezzo tra design ed architettura / The contract as middle ground between design and architecture

MORONE, ALFONSO
2013

Abstract

Il contract rappresenta quella “terra di mezzo” che si situa tra le modalità proprie dell’architettura, per cui il manufatto è necessariamente irripetibile perché legato al pretesto contestuale, e quelle del design, il cui prodotto è infinitamente replicabile proprio perché atopico. Nel contract il prodotto si configura all’interno di un progetto specifico sulle sue necessità, per poi prendere il largo da esse, seguendo una via autonoma che lo porta, spesso, a sopravvivere alla stessa scomparsa dell’elemento originario che lo aveva generato ed a cui, in maniera apparentemente indissolubile, appariva legato Si tratta di una circostanza che riporta il design alle sue origini, al confronto con la cultura della piccola serie e del fare artigianale, e che proprio per questo resta il segno più evidente dell’appartenenza di questa nuova disciplina, che si misura con il fare seriale della produzione industriale, alla dimensione storica ed immutabile dell’architettura. Nel panorama del nostro Paese, tradizionalmente segnato dalla prevalenza della figura del designer-architetto, il contract rappresenta, proprio per la relazione che istituisce con l’architettura, una fenomenologia ricorrente, spesso alla base di alcuni tra i più noti capolavori del design italiano. Proprio questa premessa spinge a ripercorrere alcuni noti esempi di questa prassi che rappresentano, allo stesso tempo, episodi fondativi nella storia del design italiano e della sua capacità di legarsi a bisogni sociali collegati alla mobilità, all’ospitalità, all’intrattenimento sino alla scolarizzazione di massa, e che dall’estensione collettiva passano, pari pari, alla dimensione individuale della residenza.
2013
Il contract come terra di mezzo tra design ed architettura / The contract as middle ground between design and architecture / Morone, Alfonso. - In: AREA. - ISSN 0394-0055. - n.°127 anno XXIV 2013 marzo/aprile(2013), pp. II-VI.
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