Nel passaggio tra metropoli e post-metropoli globale - preconizzato da Benjamin nei Passagen e rappresentato dallo sprawl e dai non-lieu - si assiste alla dissoluzione dello spazio pubblico a favore di una netta prevalenza dello spazio privato. Tale tendenza è strettamente correlata alla accelerazione/smaterializzazione dei flussi comunicativi nel prevalere della dimensione temporale ( istantanea) su quella fisico-spaziale. La post-metropoli rinuncia alla possibilità di immaginare/realizzare una relativa finitezza della sua forma nel produrre una espansione continua e indifferenziata delle sue espansioni che, lungi dal configurarsi come addizioni compiute, diviene monotono ed indistinto 'agglomerato' privo di luoghi specifici dove rappresentare valori comuni e far avvenire le necessarie relazioni di scambio / condivisione proprie della civitas. Tali scambi possono realizzarsi a partire dalle individualità e identità che ciascuno deve potere riconoscere per renderle disponibili al confronto collettivo. La virtualità delle connessioni disumanizzate, la de-realizzazione dello spazio pubblico, il consumo indiscriminato del suolo e l'assenza di rappresentazione della collettività in 'fatti urbani' come le piazze della città antica, in altri termini, rendono la misura della perdita/assenza di forma che contraddistingue la città contemporanea. La liquidità della nostra condizione è fatta di immagini, flussi comunicativi rinunciando alla possibilità di stabilire nuove relazioni tra parti urbane e di costruire nuove possibili centralità capaci di contrastare la loro crescita infinita e in-distinzione. La scuola italiana, come argine al delirio informe della città dispersa, ha proposto un complesso di alternative possibili solo in parte investigate e sperimentate: l'idea della città per parti compiute (Aymonino), ill town design (Quaroni), la città aperta policentrica in un rinnovato rapporto con la natura (Monestiroli) , i nuovi monumenti (???edifici mondo??? proposti da Aldo Rossi negli ultimi anni del suo insegnamento allo IUAV ). Da tali ipotesi occorre ripartire per ridare dignità allo spazio pubblico come vuoto denso di valori civili, che la nostra condizione deve poter esprimere pena l'omologazione indifferente e la rinuncia all'idea stessa di comunità. L'ipotesi di nuove centralità capaci di polarizzare, in termini multiscalari, nuove relazioni urbane e sociali appare particolarmente efficiente per la presenza di nuovi manufatti civili ??? i nuovi monumenti - tra loro composti topologicamente e capaci di stabilire relazioni a distanza in cui il vuoto ridiviene il ???luogo delle relazioni tra oggetti distinti???, ???spazio significativo??? - come l'acropoli di Atene o Campidoglio di Chandigar - in cui la natura può irrompere sia come sfondo sia come contrappunto agli edifici. Una natura naturans - già evidente nei progetti di Ledoux e Boullèe e realizzata nel Lafayette Park di Mies e Hilberseimer ??? che può ridiventare il ???contesto generale di riferimento??? della vita e della città contemporanea. Usando le parole di Nietzsche nella Gaia scienza: «Bisogna che una volta (...) ci si renda conto di ciò che soprattuto manca alle nostre grandi città: luoghi silenziosi e spaziosi, di ampia estensione, per riflettere, luoghi con alte e lunghe gallerie, per il cattivo tempo o il troppo sole, dove non penetri il rumore delle carrozze e degli imbonitori (???) costruzioni e giardini pubblici che nel loro complesso esprimano la sublimità del meditare e dell'appartarsi».

Public spaces: locus of recognition and relations / Capozzi, Renato. - (2012), pp. 1-10. (Intervento presentato al convegno 'EURAU12 Porto | Espaço Público e Cidade Contemporânea: Actas do 6º European Symposium on Research in Architecture and Urban Design' tenutosi a Porto).

Public spaces: locus of recognition and relations

CAPOZZI, RENATO
2012

Abstract

Nel passaggio tra metropoli e post-metropoli globale - preconizzato da Benjamin nei Passagen e rappresentato dallo sprawl e dai non-lieu - si assiste alla dissoluzione dello spazio pubblico a favore di una netta prevalenza dello spazio privato. Tale tendenza è strettamente correlata alla accelerazione/smaterializzazione dei flussi comunicativi nel prevalere della dimensione temporale ( istantanea) su quella fisico-spaziale. La post-metropoli rinuncia alla possibilità di immaginare/realizzare una relativa finitezza della sua forma nel produrre una espansione continua e indifferenziata delle sue espansioni che, lungi dal configurarsi come addizioni compiute, diviene monotono ed indistinto 'agglomerato' privo di luoghi specifici dove rappresentare valori comuni e far avvenire le necessarie relazioni di scambio / condivisione proprie della civitas. Tali scambi possono realizzarsi a partire dalle individualità e identità che ciascuno deve potere riconoscere per renderle disponibili al confronto collettivo. La virtualità delle connessioni disumanizzate, la de-realizzazione dello spazio pubblico, il consumo indiscriminato del suolo e l'assenza di rappresentazione della collettività in 'fatti urbani' come le piazze della città antica, in altri termini, rendono la misura della perdita/assenza di forma che contraddistingue la città contemporanea. La liquidità della nostra condizione è fatta di immagini, flussi comunicativi rinunciando alla possibilità di stabilire nuove relazioni tra parti urbane e di costruire nuove possibili centralità capaci di contrastare la loro crescita infinita e in-distinzione. La scuola italiana, come argine al delirio informe della città dispersa, ha proposto un complesso di alternative possibili solo in parte investigate e sperimentate: l'idea della città per parti compiute (Aymonino), ill town design (Quaroni), la città aperta policentrica in un rinnovato rapporto con la natura (Monestiroli) , i nuovi monumenti (???edifici mondo??? proposti da Aldo Rossi negli ultimi anni del suo insegnamento allo IUAV ). Da tali ipotesi occorre ripartire per ridare dignità allo spazio pubblico come vuoto denso di valori civili, che la nostra condizione deve poter esprimere pena l'omologazione indifferente e la rinuncia all'idea stessa di comunità. L'ipotesi di nuove centralità capaci di polarizzare, in termini multiscalari, nuove relazioni urbane e sociali appare particolarmente efficiente per la presenza di nuovi manufatti civili ??? i nuovi monumenti - tra loro composti topologicamente e capaci di stabilire relazioni a distanza in cui il vuoto ridiviene il ???luogo delle relazioni tra oggetti distinti???, ???spazio significativo??? - come l'acropoli di Atene o Campidoglio di Chandigar - in cui la natura può irrompere sia come sfondo sia come contrappunto agli edifici. Una natura naturans - già evidente nei progetti di Ledoux e Boullèe e realizzata nel Lafayette Park di Mies e Hilberseimer ??? che può ridiventare il ???contesto generale di riferimento??? della vita e della città contemporanea. Usando le parole di Nietzsche nella Gaia scienza: «Bisogna che una volta (...) ci si renda conto di ciò che soprattuto manca alle nostre grandi città: luoghi silenziosi e spaziosi, di ampia estensione, per riflettere, luoghi con alte e lunghe gallerie, per il cattivo tempo o il troppo sole, dove non penetri il rumore delle carrozze e degli imbonitori (???) costruzioni e giardini pubblici che nel loro complesso esprimano la sublimità del meditare e dell'appartarsi».
2012
9789898527011
Public spaces: locus of recognition and relations / Capozzi, Renato. - (2012), pp. 1-10. (Intervento presentato al convegno 'EURAU12 Porto | Espaço Público e Cidade Contemporânea: Actas do 6º European Symposium on Research in Architecture and Urban Design' tenutosi a Porto).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/542051
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