Tra i requisiti propri dell’edilizia sacra, così come per gli altri tipi edilizi, di fondamentale importanza appare il requisito della fruibilità e, quindi, la necessità dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Esempi classici di barriera architettonica sono gli scalini, le porte strette, le pendenze eccessive, gli spazi ridotti, nonché barriere meno evidenti, come i parapetti pieni, che impediscono la visibilità ad una persona in carrozzina o di bassa statura, i sentieri di ghiaia o a fondo dissestato. Il Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n.503, recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, nell’art. 1 comma 2, precisa che per barriere architettoniche si intendono: a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilita di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacita motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea; b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti; c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi. Nel comma 3 dell’art.1, invece, il DPR 503/1996 definisce il campo di applicazione della norma: Le presenti norme si applicano agli edifici e spazi pubblici di nuova costruzione, ancorché di carattere temporaneo, o a quelli esistenti qualora sottoposti a ristrutturazione. Si applicano altresì agli edifici e spazi pubblici sottoposti a qualunque altro tipo di intervento edilizio suscettibile di limitare l’accessibilità e la visitabilità, almeno per la parte oggetto dell'intervento stesso. Si applicano inoltre agli edifici e spazi pubblici in tutto o in parte soggetti a cambiamento di destinazione se finalizzata all'uso pubblico, nonché ai servizi speciali di pubblica utilità di cui al successivo titolo VI. Dalla definizione di barriera architettonica siamo passati, oggi, al concetto di conflitto uomo-ambiente, ovvero al concetto di ostacoli ed impedimenti, temporanei o permanenti, che impediscono all’uomo di fruire in piena sicurezza delle funzioni, attrezzature e servizi che lo spazio antropizzato deve garantire a tutti. In tal senso accanto alle barriere fisiche e percettive si apre il mondo delle barrire comunicative, ovvero di tutti i segnali che l’ambiente genera nei confronti dei propri fruitori. Gli edifici sacri monumentali, ovvero le chiese costruite prima degli anni ’50, nella gran maggioranza dei casi, si innalzano, così come il tempio greco-romano, su un alto crepidoma (κρηπίδωμα, dal greco krepìs, fondazione). A differenza dei templi greco-romani, però, in molte chiese monumentali i gradini che collegano il sagrato, o la strada, con il piano della chiesa sono ben più di tre. Significativi esempi in tal senso, nella città di Napoli, sono le chiese di S. Agostino Maggiore, dei Santi Cosma e Damiano, di Santa Maria in Vertecoeli. In questa nota vengono illustrati alcuni possibili interventi ipotizzati per abbattere le barrire architettoniche per alcune significative chiese monumentali di Napoli.

Abbattimento delle barriere architettoniche nell'edilizia sacra monumentale / Fascia, Flavia. - (2013), pp. 63-76. (Intervento presentato al convegno Sicurezza e fruibilità dell'edilizia per il culto tenutosi a Pompei nel 23-24 settembre 2011).

Abbattimento delle barriere architettoniche nell'edilizia sacra monumentale

FASCIA, FLAVIA
2013

Abstract

Tra i requisiti propri dell’edilizia sacra, così come per gli altri tipi edilizi, di fondamentale importanza appare il requisito della fruibilità e, quindi, la necessità dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Esempi classici di barriera architettonica sono gli scalini, le porte strette, le pendenze eccessive, gli spazi ridotti, nonché barriere meno evidenti, come i parapetti pieni, che impediscono la visibilità ad una persona in carrozzina o di bassa statura, i sentieri di ghiaia o a fondo dissestato. Il Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n.503, recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, nell’art. 1 comma 2, precisa che per barriere architettoniche si intendono: a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilita di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacita motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea; b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti; c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi. Nel comma 3 dell’art.1, invece, il DPR 503/1996 definisce il campo di applicazione della norma: Le presenti norme si applicano agli edifici e spazi pubblici di nuova costruzione, ancorché di carattere temporaneo, o a quelli esistenti qualora sottoposti a ristrutturazione. Si applicano altresì agli edifici e spazi pubblici sottoposti a qualunque altro tipo di intervento edilizio suscettibile di limitare l’accessibilità e la visitabilità, almeno per la parte oggetto dell'intervento stesso. Si applicano inoltre agli edifici e spazi pubblici in tutto o in parte soggetti a cambiamento di destinazione se finalizzata all'uso pubblico, nonché ai servizi speciali di pubblica utilità di cui al successivo titolo VI. Dalla definizione di barriera architettonica siamo passati, oggi, al concetto di conflitto uomo-ambiente, ovvero al concetto di ostacoli ed impedimenti, temporanei o permanenti, che impediscono all’uomo di fruire in piena sicurezza delle funzioni, attrezzature e servizi che lo spazio antropizzato deve garantire a tutti. In tal senso accanto alle barriere fisiche e percettive si apre il mondo delle barrire comunicative, ovvero di tutti i segnali che l’ambiente genera nei confronti dei propri fruitori. Gli edifici sacri monumentali, ovvero le chiese costruite prima degli anni ’50, nella gran maggioranza dei casi, si innalzano, così come il tempio greco-romano, su un alto crepidoma (κρηπίδωμα, dal greco krepìs, fondazione). A differenza dei templi greco-romani, però, in molte chiese monumentali i gradini che collegano il sagrato, o la strada, con il piano della chiesa sono ben più di tre. Significativi esempi in tal senso, nella città di Napoli, sono le chiese di S. Agostino Maggiore, dei Santi Cosma e Damiano, di Santa Maria in Vertecoeli. In questa nota vengono illustrati alcuni possibili interventi ipotizzati per abbattere le barrire architettoniche per alcune significative chiese monumentali di Napoli.
2013
9788890811609
Abbattimento delle barriere architettoniche nell'edilizia sacra monumentale / Fascia, Flavia. - (2013), pp. 63-76. (Intervento presentato al convegno Sicurezza e fruibilità dell'edilizia per il culto tenutosi a Pompei nel 23-24 settembre 2011).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/541942
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