Dalla tradizione positivista ottocentesca è derivato, come è noto, il mito dello sviluppo continuo dell’industrialesimo e dell’onnipotenza dell’uomo rispetto all’equilibrio biologico del pianeta. Di fatto, i principali sistemi di sviluppo sociale, economico e tecnologico si sono strutturati nella convinzione che le risorse di energia della terra fossero illimitate. Oggi, questa convinzione è palesemente in crisi. I “segnali di allarme” che vengono emessi dai sistemi biologici da cui dipende la vita del pianeta autorizzano Lester Brown ad affermare: “il bisogno di adattare la vita umana simultaneamente alle capacità di rigenerazione dei sistemi biologici della terra è ai limiti delle risorse rinnovabili e richiederà una nuova etica sociale. L’assenza di questa nuova etica è l’adeguamento: l’adeguamento del numero e delle aspirazioni degli esseri umani alle risorse e alla capacità della terra” (1992). L’esplosione a catena della bomba demografica innescata dalla rivoluzione industriale e dilatatasi con legge esponenziale, ha trascinato con se una conseguente esplosione urbana che, potenziata dall’economia consumistica, ha determinato una pressione dell’ambiente naturale, praticamente incontrollabile. In pratica: “la gente sta contemporaneamente in due modi. Come tutte le cose viventii noi abitiamo il mondo naturale, creato lungo 5 miliardi di storia della Terra da processi fisici, chimici e biologici. L’altro mondo è creato da noi; case automobili, fattorie, fabbriche, laboratori, vestiti, cibi, libri, dipinti, musica, poesia (e) poiché vivono entrambi i modi gli uomini sono coinvolti nello scontro fra l’ecosfera e la tecnosfera. Quella che chiamiamo crisi ambientale una sfilza di problemi irrisolti che vanno dagli accumuli di rifiuti tossici allo sconvolgimento del clima planetario, è un prodotto dell’innaturale accoppiamento tra processi ciclici, conservatori e perfettamente coerenti dell’ecosfera e quelli lineari, innovativi, ma ecologicamente disarmonici delle tecnosfere” (B.C.).

Polis, Metropolis e/o Ecopolis / Buondonno, Emma; E., Capuano; E., Gentile; E., Sperduto. - STAMPA. - (1998), pp. 146-152. (Intervento presentato al convegno Il Progetto di architettura- convegno internazionale di studi tenutosi a roma nel 25-27 maggio 1998).

Polis, Metropolis e/o Ecopolis

BUONDONNO, EMMA;
1998

Abstract

Dalla tradizione positivista ottocentesca è derivato, come è noto, il mito dello sviluppo continuo dell’industrialesimo e dell’onnipotenza dell’uomo rispetto all’equilibrio biologico del pianeta. Di fatto, i principali sistemi di sviluppo sociale, economico e tecnologico si sono strutturati nella convinzione che le risorse di energia della terra fossero illimitate. Oggi, questa convinzione è palesemente in crisi. I “segnali di allarme” che vengono emessi dai sistemi biologici da cui dipende la vita del pianeta autorizzano Lester Brown ad affermare: “il bisogno di adattare la vita umana simultaneamente alle capacità di rigenerazione dei sistemi biologici della terra è ai limiti delle risorse rinnovabili e richiederà una nuova etica sociale. L’assenza di questa nuova etica è l’adeguamento: l’adeguamento del numero e delle aspirazioni degli esseri umani alle risorse e alla capacità della terra” (1992). L’esplosione a catena della bomba demografica innescata dalla rivoluzione industriale e dilatatasi con legge esponenziale, ha trascinato con se una conseguente esplosione urbana che, potenziata dall’economia consumistica, ha determinato una pressione dell’ambiente naturale, praticamente incontrollabile. In pratica: “la gente sta contemporaneamente in due modi. Come tutte le cose viventii noi abitiamo il mondo naturale, creato lungo 5 miliardi di storia della Terra da processi fisici, chimici e biologici. L’altro mondo è creato da noi; case automobili, fattorie, fabbriche, laboratori, vestiti, cibi, libri, dipinti, musica, poesia (e) poiché vivono entrambi i modi gli uomini sono coinvolti nello scontro fra l’ecosfera e la tecnosfera. Quella che chiamiamo crisi ambientale una sfilza di problemi irrisolti che vanno dagli accumuli di rifiuti tossici allo sconvolgimento del clima planetario, è un prodotto dell’innaturale accoppiamento tra processi ciclici, conservatori e perfettamente coerenti dell’ecosfera e quelli lineari, innovativi, ma ecologicamente disarmonici delle tecnosfere” (B.C.).
1998
Polis, Metropolis e/o Ecopolis / Buondonno, Emma; E., Capuano; E., Gentile; E., Sperduto. - STAMPA. - (1998), pp. 146-152. (Intervento presentato al convegno Il Progetto di architettura- convegno internazionale di studi tenutosi a roma nel 25-27 maggio 1998).
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