«Devi cambiare la tua vita», si legge nel libro di Peter Sloterdijk, che riprende un verso di Rilke, ma come si fa a cambiare la propria vita? Sarà come imparare a vivere. La frase arriva come un’ingiunzione, sempre dopo, quando si incorre nello stesso errore già tante volte lamentato per una scelta sbagliata. Quel “devi” allora arriva dopo, segue. È quando la vita cambia che, alla fine, tu stesso ripeti: devi cambiare la tua vita. Seguirla, inseguire, fuggire, prendere un’altra via, cambiare vita. E chi è poi colui che dice di voler cambiare la propria vita? Scambiarla per un’altra, no di certo, ma cambiarla. Essere se stesso e non esserlo. Alla fine è lo Stesso. In questo rimbalzo continuo si è se stessi. Chi non lo pensa? Chi non si fa questa domanda? Almeno una volta, o anche più volte, quando le relazioni di una scelta si sono irrigidite in grate di prigioni. Allora devi voler cambiare. Di propria volontà? O non è piuttosto che la volontà propria sia l’altro verso di un volere improprio che si impone? Seguirlo, volerlo come proprio è aderirvi, fasciando quella volontà impropria, perché non sia cieca, medicando in essa la propria vista, pensando diversamente. Ascoltare altre voci, in silenzio. Esercitarsi. Il testo riprende la pratica della filosofia come esercizio della fuga, così come indicato da Platone nel Teeteto”, alla ricerca di una pratica che sia anche un’applicazione del sapere alla relazione sociale finalizzata a un’etica dei legami.
L'arte della fuga / Ferraro, Giuseppe. - In: AUT AUT. - ISSN 0005-0601. - STAMPA. - 356, 2012(2012), pp. 169-182.
L'arte della fuga
FERRARO, GIUSEPPE
2012
Abstract
«Devi cambiare la tua vita», si legge nel libro di Peter Sloterdijk, che riprende un verso di Rilke, ma come si fa a cambiare la propria vita? Sarà come imparare a vivere. La frase arriva come un’ingiunzione, sempre dopo, quando si incorre nello stesso errore già tante volte lamentato per una scelta sbagliata. Quel “devi” allora arriva dopo, segue. È quando la vita cambia che, alla fine, tu stesso ripeti: devi cambiare la tua vita. Seguirla, inseguire, fuggire, prendere un’altra via, cambiare vita. E chi è poi colui che dice di voler cambiare la propria vita? Scambiarla per un’altra, no di certo, ma cambiarla. Essere se stesso e non esserlo. Alla fine è lo Stesso. In questo rimbalzo continuo si è se stessi. Chi non lo pensa? Chi non si fa questa domanda? Almeno una volta, o anche più volte, quando le relazioni di una scelta si sono irrigidite in grate di prigioni. Allora devi voler cambiare. Di propria volontà? O non è piuttosto che la volontà propria sia l’altro verso di un volere improprio che si impone? Seguirlo, volerlo come proprio è aderirvi, fasciando quella volontà impropria, perché non sia cieca, medicando in essa la propria vista, pensando diversamente. Ascoltare altre voci, in silenzio. Esercitarsi. Il testo riprende la pratica della filosofia come esercizio della fuga, così come indicato da Platone nel Teeteto”, alla ricerca di una pratica che sia anche un’applicazione del sapere alla relazione sociale finalizzata a un’etica dei legami.File | Dimensione | Formato | |
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