Il problema determinato dalla latitudine del vincolo posto dal giudicato assolutorio nel giudizio civile di danno è questione antica, dibattuta dalla dottrina processualpenalista e processualcivilista, delle cui riflessioni si avvale la dottrina moderna che ne ripercorre le speculazioni dogmatiche. Non deve meravigliare, perciò, se tale problematico rapporto viene ancora esplorato contrapponendo la disciplina attuale con quella del codice del 1930 ed è risolto superando la teoria della "unità" della giurisdizione in nome dell'"autonomia" del giudizio civile rispetto al processo penale. Eppure, affrontare il tema oggi non significa affidarsi alle definizioni delle formule letterali adottate, in particolare nell'art. 652 c.p.p., quanto, porsi domande più radicali e relative innanzitutto al dato valoriale della "giurisdizione" e, solo dopo, di quello delle disposizioni normative relative ai rapporti tra "materie della giurisdizione" che dalla prima deriva. Ancora, quel dato esprime il bisogno di determinare il loro fondamento ontologico per individuare la funzione che esse svolgono all'interno della sequenza del processo penale e le loro ricadute nel sistema civile. Soprattutto, affrontare il tema dei rapporti tra giudicato assolutorio e processo civile implica la necessità di individuare la matrice dei confini che lo contraddistinguono; la quale, secondo noi, va identificata nella categoria delle "preclusioni processuali" funzionale non a dimostrare che la stessa interdipendenza tra questioni penali, civili (e amministrative) rende irragionevole una piena autonomia e separatezza dei diversi settori dell'ordinamento, quanto il concetto opposto, e cioè che quel rapporto trova soluzioni interne al processo, fisiologiche e non eccezionali, indipendenti dalla (apparente) dicotomia "unitarietà della giurisdizione/autonomia dei giudizi
GIUDICATO ASSOLUTORIO PENALE E PROCESSO CIVILE DI DANNO. STUDIO SULLA PRECLUSIONE PROCESSUALE / Falato, Fabiana. - (2012).
GIUDICATO ASSOLUTORIO PENALE E PROCESSO CIVILE DI DANNO. STUDIO SULLA PRECLUSIONE PROCESSUALE.
FALATO, FABIANA
2012
Abstract
Il problema determinato dalla latitudine del vincolo posto dal giudicato assolutorio nel giudizio civile di danno è questione antica, dibattuta dalla dottrina processualpenalista e processualcivilista, delle cui riflessioni si avvale la dottrina moderna che ne ripercorre le speculazioni dogmatiche. Non deve meravigliare, perciò, se tale problematico rapporto viene ancora esplorato contrapponendo la disciplina attuale con quella del codice del 1930 ed è risolto superando la teoria della "unità" della giurisdizione in nome dell'"autonomia" del giudizio civile rispetto al processo penale. Eppure, affrontare il tema oggi non significa affidarsi alle definizioni delle formule letterali adottate, in particolare nell'art. 652 c.p.p., quanto, porsi domande più radicali e relative innanzitutto al dato valoriale della "giurisdizione" e, solo dopo, di quello delle disposizioni normative relative ai rapporti tra "materie della giurisdizione" che dalla prima deriva. Ancora, quel dato esprime il bisogno di determinare il loro fondamento ontologico per individuare la funzione che esse svolgono all'interno della sequenza del processo penale e le loro ricadute nel sistema civile. Soprattutto, affrontare il tema dei rapporti tra giudicato assolutorio e processo civile implica la necessità di individuare la matrice dei confini che lo contraddistinguono; la quale, secondo noi, va identificata nella categoria delle "preclusioni processuali" funzionale non a dimostrare che la stessa interdipendenza tra questioni penali, civili (e amministrative) rende irragionevole una piena autonomia e separatezza dei diversi settori dell'ordinamento, quanto il concetto opposto, e cioè che quel rapporto trova soluzioni interne al processo, fisiologiche e non eccezionali, indipendenti dalla (apparente) dicotomia "unitarietà della giurisdizione/autonomia dei giudiziFile | Dimensione | Formato | |
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