La ricerca architettonica italiana si trova oggi a gestire il peso di una doppia eredità. Negli anni ‘80 per uscire dalle “secche” dell’analisi urbana una parte della cultura architettonica italiana si apre alla sfida della “complessità” che impone la rinuncia all’autonomia dell’architettura e una maggiore aderenza alla realtà. Si guarda a Rem Koolhaas come al nuovo maestro. Ma gli italiani, si sa, non hanno il senso della misura e questa ricerca, che altrove riesce a tradursi in un nuovo e diverso modo di fare architettura, in Italia si ripiega su se stessa. Già nel 1988 Giancarlo De Carlo arriverà a sostenere che “talvolta è meglio affrontare lo spazio fisico nell’ingenuità dei processi lineari piuttosto che non affrontarli affatto con la scusa che, poiché c’è la complessità, non c’è nulla da fare” mentre nel 2000 Paola Viganò definirà questa ossessione per il reale “ansia descrittiva” . La questione della complessità, avrebbe avuto forse miglior fortuna se l’importanza di esperienze e di ricerche “altre” non fosse stata vissuta in una logica di contrapposizione rispetto ai caratteri propri della cultura architettonica italiana. Proprio negli anni ‘80 un articolo di Massimo Cacciari, dal titolo “un ordine che esclude la legge” cominciava a tracciare la distanza tra analisi urbana e progetto urbano. Nell’articolo Cacciari sostiene che il progetto urbano non può rispondere a regole universali e astratte ma solo a norme che nascono dall’incontro con il luogo. Ciascuna posizione universale non può che essere assunta in via ipotetica ma solo desunta dal caso particolare. Il progetto non può che costruirsi per scelte successive a partire dalla conoscenza del contesto ed è l’esito di un continuo scambio tra soggetto e oggetto. Questo progetto si origina dunque da una misura interna al luogo nel quale si inserisce, una misura che non è metrica ma travalica il dato numerico per diventare sistema di relazioni tra cose, un disordine o forse un ordine che non si capisce perché nascosto tra le cose. La lettura morfologica dell’area progetto diventa perciò l’operazione attraverso la quale provare a costruire, a partire dalla complessità, un nuovo ordine, individuando sul territorio gli elementi fisici che ci danno ragione della sua forma. La lettura di un’area non coincide con la sua analisi, non può e non deve fare ricorso solo a categorie “oggettive”, deve necessariamente lasciare spazio alla “costruzione di proposte”; è dunque a tutti gli effetti, una disciplina di tipo progettuale. In questo intervento il progetto di alcune aree di margine tra la città e la costa viene usato per provare a ridefinire il senso e ruolo della lettura morfologica nella trasformazione e nella costruzione del paesaggio contemporaneo. L’area costiera vesuviana è stata oggetto di uno studio del Dipartimento di Progettazione Urbana di Napoli, studio poi ripreso e sviluppato attraverso alcune tesi di laurea. Alcuni tratti di questo territorio sono stati inoltre oggetto di un concorso di progettazione internazionale. L’idea di “palinsesto” è chiaramente interpretata da questo un territorio nel quale si intrecciano tempi e storie differenti che si sovrappongono come layer, interrompendosi e contraddicendosi ripetutamente e creando un territorio apparentemente privo di struttura e di ordine. La ferrovia costiera, intesa come macro oggetto architettonico si differenza in tratti diversi a seconda della geografia che incontra. L’infrastruttura diventa pertanto uno strumento di lettura che consente di individuare sul territorio una misura interna dividendolo in tratti. A partire da questi “luoghi” è perciò possibile cominciare a riflettere su una rigenerazione delle “aree di margine”, comprese tra la ferrovia e la costa, che non venga attuata per singoli episodi ma secondo una strategia più complessiva, che abbia quale obiettivo la costruzione di un nuovo paesaggio costiero.

Né semplice né complesso: progetti urbani sulla costa vesuviana / Scala, Paola. - STAMPA. - 1:(2011), pp. 399-408. (Intervento presentato al convegno 1° Congresso Internazionale di Architettura fra didattica e ricerca tenutosi a Bari nel maggio 2011).

Né semplice né complesso: progetti urbani sulla costa vesuviana

SCALA, PAOLA
2011

Abstract

La ricerca architettonica italiana si trova oggi a gestire il peso di una doppia eredità. Negli anni ‘80 per uscire dalle “secche” dell’analisi urbana una parte della cultura architettonica italiana si apre alla sfida della “complessità” che impone la rinuncia all’autonomia dell’architettura e una maggiore aderenza alla realtà. Si guarda a Rem Koolhaas come al nuovo maestro. Ma gli italiani, si sa, non hanno il senso della misura e questa ricerca, che altrove riesce a tradursi in un nuovo e diverso modo di fare architettura, in Italia si ripiega su se stessa. Già nel 1988 Giancarlo De Carlo arriverà a sostenere che “talvolta è meglio affrontare lo spazio fisico nell’ingenuità dei processi lineari piuttosto che non affrontarli affatto con la scusa che, poiché c’è la complessità, non c’è nulla da fare” mentre nel 2000 Paola Viganò definirà questa ossessione per il reale “ansia descrittiva” . La questione della complessità, avrebbe avuto forse miglior fortuna se l’importanza di esperienze e di ricerche “altre” non fosse stata vissuta in una logica di contrapposizione rispetto ai caratteri propri della cultura architettonica italiana. Proprio negli anni ‘80 un articolo di Massimo Cacciari, dal titolo “un ordine che esclude la legge” cominciava a tracciare la distanza tra analisi urbana e progetto urbano. Nell’articolo Cacciari sostiene che il progetto urbano non può rispondere a regole universali e astratte ma solo a norme che nascono dall’incontro con il luogo. Ciascuna posizione universale non può che essere assunta in via ipotetica ma solo desunta dal caso particolare. Il progetto non può che costruirsi per scelte successive a partire dalla conoscenza del contesto ed è l’esito di un continuo scambio tra soggetto e oggetto. Questo progetto si origina dunque da una misura interna al luogo nel quale si inserisce, una misura che non è metrica ma travalica il dato numerico per diventare sistema di relazioni tra cose, un disordine o forse un ordine che non si capisce perché nascosto tra le cose. La lettura morfologica dell’area progetto diventa perciò l’operazione attraverso la quale provare a costruire, a partire dalla complessità, un nuovo ordine, individuando sul territorio gli elementi fisici che ci danno ragione della sua forma. La lettura di un’area non coincide con la sua analisi, non può e non deve fare ricorso solo a categorie “oggettive”, deve necessariamente lasciare spazio alla “costruzione di proposte”; è dunque a tutti gli effetti, una disciplina di tipo progettuale. In questo intervento il progetto di alcune aree di margine tra la città e la costa viene usato per provare a ridefinire il senso e ruolo della lettura morfologica nella trasformazione e nella costruzione del paesaggio contemporaneo. L’area costiera vesuviana è stata oggetto di uno studio del Dipartimento di Progettazione Urbana di Napoli, studio poi ripreso e sviluppato attraverso alcune tesi di laurea. Alcuni tratti di questo territorio sono stati inoltre oggetto di un concorso di progettazione internazionale. L’idea di “palinsesto” è chiaramente interpretata da questo un territorio nel quale si intrecciano tempi e storie differenti che si sovrappongono come layer, interrompendosi e contraddicendosi ripetutamente e creando un territorio apparentemente privo di struttura e di ordine. La ferrovia costiera, intesa come macro oggetto architettonico si differenza in tratti diversi a seconda della geografia che incontra. L’infrastruttura diventa pertanto uno strumento di lettura che consente di individuare sul territorio una misura interna dividendolo in tratti. A partire da questi “luoghi” è perciò possibile cominciare a riflettere su una rigenerazione delle “aree di margine”, comprese tra la ferrovia e la costa, che non venga attuata per singoli episodi ma secondo una strategia più complessiva, che abbia quale obiettivo la costruzione di un nuovo paesaggio costiero.
2011
9788895612775
Né semplice né complesso: progetti urbani sulla costa vesuviana / Scala, Paola. - STAMPA. - 1:(2011), pp. 399-408. (Intervento presentato al convegno 1° Congresso Internazionale di Architettura fra didattica e ricerca tenutosi a Bari nel maggio 2011).
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