La via italiana all'uso temporaneo e alla produzione di servizi innovativi per la città. Riflessioni a partire da Napoli

Sullo sfondo di questo paper sta l'ipotesi di innovatività metropolitana "come insieme interrelato di pratiche cognitive, sociali, politiche, istituzionali" messa a punto nel 2002 dal gruppo di ricerca Prin "Capitale sociale, reti di governance e innovatività metropolitana" coordinato dal professore Bruno Dente. In quella ricerca si guardava all'innovatività come processo sociale e come esito di azioni scaturite dall'interazione tra mercato, istituzioni e società e, con questa lente, si indagavano le innovazioni con cui le città di Milano, Torino, Firenze e Napoli avevano affrontato la sfida delle nuove politiche urbane nella svolta del post-tangentopoli e delle prime giunte dei sindaci ad elezione diretta, nell'ipotesi che esistesse una correlazione fra capacità di innovare e complessità e densità delle strutture di governance. Affiancando quella lettura a qualche anno di distanza, il paper si interroga sull'utilità di introdurre strutture interpretative più agili (e consapevolmente più fragili), con la finalità di aggiornare in tempo reale quegli approfondimenti attraverso carotaggi di verifica istantanei. Cogliere le sollecitazioni che potrebbero avere modificato o condizionato in corso d'azione l'andamento e la natura dell'innovazione prodotta sembra, infatti, di qualche utilità. Per mettere al lavoro questa nuova famiglia di dispositivi interpretativi soft, si propone di monitorare il rapporto popolazioni/spazi pubblici esplorando intensità e varietà degli usi temporanei delle città indagate dalla ricerca Dente, a cominciare dal caso di Napoli.