Il tema del Mezzogiorno e dello sviluppo è stato per molti anni arena di dibattiti sia in campo politico-istituzionale che in ambito scientifico. Quanto sia stato utilizzato come argomento per raccogliere consensi politici o per ricomporre gli argini della coesione sociale nei momenti più difficili della storia del nostro paese è senza dubbio una questione difficile da valutare in modo analitico, ma i dati dei principali rapporti sullo stato dell’economia in quest’area del Paese mostrano che il divario tra Sud e Nord è andato recentemente aumentando, piuttosto che ridursi. Questo lavoro non intende effettuare una valutazione delle politiche suggerite ed attuate finora a favore del Mezzogiorno, bensì esso propone una riflessione sul ruolo che soggetti economici diversi dallo Stato, dagli Enti territoriali e dalle imprese forprofit possono svolgere per lo sviluppo di quest’area del Paese promuovendo una crescita che parta dal basso e coinvolga tutti i soggetti economici, incentivandoli ad impegnarsi in una opportuna opera di valorizzazione delle risorse locali. Più specificamente si intende proporre un’ampia ed approfondita riflessione sul ruolo che l’impresa sociale ed altri soggetti privati potrebbero svolgere, mediante l’istituto del riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati (alle organizzazioni criminali) nella creazione di un nuovo modello di sviluppo locale fondato sul territorio e sulla valorizzazione delle risorse che esso possiede. Approfondire le azioni e le modalità con le quali si possono attivare simili processi di sviluppo, puntando sul ruolo del territorio e dei soggetti che in esso operano a diverso titolo e con ruoli differenti, ma in un ambiente di “network”, può infatti costituire un valido punto di partenza per inaugurare una nuova stagione di interventi di policy a favore del Mezzogiorno, una stagione che possa continuare ad essere qualificata “straordinaria” (come quella degli interventi promossi dopo il secondo dopoguerra con l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno), ma soltanto perché ha la caratteristica di procedere dal basso, e cioè in modo endogeno, assegnando responsabilità, rispetto dei tempi e compiti precisi ad istituzioni e soggetti che agiscono ed inter-agiscono a livello locale. In questo quadro, l’impresa sociale ed altri soggetti privati appartenenti al terzo settore, gestendo e valorizzando le risorse sottratte alla criminalità organizzata, potrebbero contribuire ad accrescere l’originaria dotazione di capitale sociale di quest’area del Paese (dotazione notoriamente insufficiente ad avviare un solido percorso di sviluppo) e contemporaneamente fornire un efficace strumento di prevenzione nella lotta contro la criminalità organizzata, da sempre considerata uno dei fattori che maggiormente condizionano, in negativo, qualsiasi tentativo di svolgere legalmente in molte zone del Mezzogiorno un’attività d’impresa. I dati presentati in questo lavoro mostrano, da un lato, l’enorme disponibilità di risorse economiche, che opportunamente riutilizzate possono contribuire ad accrescere il livello di reddito e di occupazione nel Mezzogiorno dove sono maggiormente presenti tali beni e, dall’altra parte, testimoniano che in molte regioni meridionali il riutilizzo dei beni per fini sociali da parte di organizzazioni del terzo settore, ed in particolare dell’impresa sociale, sta già producendo (grazie soprattutto alla condivisioni di “buone prassi” tra i diversi attori che ne promuovono e sostengono il riutilizzo) risultati importanti che contribuiscono ad irrobustire le basi sulle quali costruire una economia forte ed alternativa rispetto a quella criminale. Inoltre, l’analisi effettuata mostra come l’incremento di richieste di assegnazione dei beni confiscati da parte di soggetti del terzo settore possa essere interpretato come un indicatore di vitalità dell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali e possa produrre, allo stesso tempo, ulteriori incrementi della suddetta originaria dotazione di capitale sociale (fiducia, reputazione, buone leggi, cooperazione tra cittadini e tra cittadini e istituzioni).

L’impresa sociale ed il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati: verso un nuovo modello di sviluppo del Mezzogiorno fondato sul capitale sociale e sul “territorio” / Mosca, Michele; Villani, Salvatore. - In: IMPRESA SOCIALE. - ISSN 1129-6402. - STAMPA. - 79:3(2010), pp. 33-50.

L’impresa sociale ed il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati: verso un nuovo modello di sviluppo del Mezzogiorno fondato sul capitale sociale e sul “territorio”

MOSCA, MICHELE;VILLANI, SALVATORE
2010

Abstract

Il tema del Mezzogiorno e dello sviluppo è stato per molti anni arena di dibattiti sia in campo politico-istituzionale che in ambito scientifico. Quanto sia stato utilizzato come argomento per raccogliere consensi politici o per ricomporre gli argini della coesione sociale nei momenti più difficili della storia del nostro paese è senza dubbio una questione difficile da valutare in modo analitico, ma i dati dei principali rapporti sullo stato dell’economia in quest’area del Paese mostrano che il divario tra Sud e Nord è andato recentemente aumentando, piuttosto che ridursi. Questo lavoro non intende effettuare una valutazione delle politiche suggerite ed attuate finora a favore del Mezzogiorno, bensì esso propone una riflessione sul ruolo che soggetti economici diversi dallo Stato, dagli Enti territoriali e dalle imprese forprofit possono svolgere per lo sviluppo di quest’area del Paese promuovendo una crescita che parta dal basso e coinvolga tutti i soggetti economici, incentivandoli ad impegnarsi in una opportuna opera di valorizzazione delle risorse locali. Più specificamente si intende proporre un’ampia ed approfondita riflessione sul ruolo che l’impresa sociale ed altri soggetti privati potrebbero svolgere, mediante l’istituto del riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati (alle organizzazioni criminali) nella creazione di un nuovo modello di sviluppo locale fondato sul territorio e sulla valorizzazione delle risorse che esso possiede. Approfondire le azioni e le modalità con le quali si possono attivare simili processi di sviluppo, puntando sul ruolo del territorio e dei soggetti che in esso operano a diverso titolo e con ruoli differenti, ma in un ambiente di “network”, può infatti costituire un valido punto di partenza per inaugurare una nuova stagione di interventi di policy a favore del Mezzogiorno, una stagione che possa continuare ad essere qualificata “straordinaria” (come quella degli interventi promossi dopo il secondo dopoguerra con l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno), ma soltanto perché ha la caratteristica di procedere dal basso, e cioè in modo endogeno, assegnando responsabilità, rispetto dei tempi e compiti precisi ad istituzioni e soggetti che agiscono ed inter-agiscono a livello locale. In questo quadro, l’impresa sociale ed altri soggetti privati appartenenti al terzo settore, gestendo e valorizzando le risorse sottratte alla criminalità organizzata, potrebbero contribuire ad accrescere l’originaria dotazione di capitale sociale di quest’area del Paese (dotazione notoriamente insufficiente ad avviare un solido percorso di sviluppo) e contemporaneamente fornire un efficace strumento di prevenzione nella lotta contro la criminalità organizzata, da sempre considerata uno dei fattori che maggiormente condizionano, in negativo, qualsiasi tentativo di svolgere legalmente in molte zone del Mezzogiorno un’attività d’impresa. I dati presentati in questo lavoro mostrano, da un lato, l’enorme disponibilità di risorse economiche, che opportunamente riutilizzate possono contribuire ad accrescere il livello di reddito e di occupazione nel Mezzogiorno dove sono maggiormente presenti tali beni e, dall’altra parte, testimoniano che in molte regioni meridionali il riutilizzo dei beni per fini sociali da parte di organizzazioni del terzo settore, ed in particolare dell’impresa sociale, sta già producendo (grazie soprattutto alla condivisioni di “buone prassi” tra i diversi attori che ne promuovono e sostengono il riutilizzo) risultati importanti che contribuiscono ad irrobustire le basi sulle quali costruire una economia forte ed alternativa rispetto a quella criminale. Inoltre, l’analisi effettuata mostra come l’incremento di richieste di assegnazione dei beni confiscati da parte di soggetti del terzo settore possa essere interpretato come un indicatore di vitalità dell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali e possa produrre, allo stesso tempo, ulteriori incrementi della suddetta originaria dotazione di capitale sociale (fiducia, reputazione, buone leggi, cooperazione tra cittadini e tra cittadini e istituzioni).
2010
L’impresa sociale ed il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati: verso un nuovo modello di sviluppo del Mezzogiorno fondato sul capitale sociale e sul “territorio” / Mosca, Michele; Villani, Salvatore. - In: IMPRESA SOCIALE. - ISSN 1129-6402. - STAMPA. - 79:3(2010), pp. 33-50.
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