La Regione Campania attualmente conta più di 5.801.000 abitanti ripartiti in 551 comuni, che insistono su una superficie territoriale di 13.595 kmq. La provincia con il più elevato squilibrio è quella di Napoli che raccoglie il 53% degli abitanti regionali su una superficie di 1.171 kmq, appena il 9% del territorio regionale. Questo squilibrio non interessa soltanto la componente demografica, ma investe tutte le altre componenti dello spazio: quelle sociali, economiche e produttive. Si può dire che in Campania vi siano due zone contrapposte: da una lato, la cosiddetta “fascia costiera”, ad elevata concentrazione, quella che Manlio Rossi-Doria definiva la polpa, ormai priva di spazi “vitali” e, dall’altro lato, una realtà a bassa densità, caratterizzata da senescenza funzionale, ovvero l’osso. La politica, condotta dal governo del territorio locale, ha assecondato il trend in atto includendo progressivamente i comuni limitrofi nell’area di gravitazione della metropoli napoletana come quelli del basso casertano e dell’agro-nocerinosarnese, creando un unico asse di collegamento tra la città di Roma e di Napoli. Da qui la necessità di provvedere a riorganizzare e strutturare lo spazio della regione, ripartendone i “pesi demografici”, per ottenere l’impatto antropico equamente distribuito e sostenibile sull’intera armatura urbana regionale di importanza storica oltre che economica. Rispetto alle problematiche presenti in Campania occorre provvedere alla riorganizzazione e alla strutturazione dello spazio in modo da ottenere delle città che funzionino bene per tutti i cittadini, sì da risolverne tutti i problemi della vita quotidiana: l’approvvigionamento alimentare, il diritto all’abitazione, ai trasporti, alle reti idriche, allo smaltimento dei rifiuti, ai nuovi mezzi di comunicazione, alla tutela della salute, alle nuove forme di cultura urbana, e così via. Bisogna per di più puntare alla qualità delle trasformazioni urbane e territoriali ed a proposte capaci di valorizzare le caratteristiche locali e globali, attraverso la considerazione e l’analisi dei fattori notevoli quali le infrastrutture e le attrezzature, il rapporto con l’antico, il recupero e la valorizzazione delle risorse, la nuova residenza, le periferie, i luoghi di aggregazione. Poiché la dimensione metropolitana è ormai una realtà diffusa, la sfida non è quella di subirne gli effetti negativi (il grande inquinamento atmosferico e acustico, il traffico caotico, la carenza di parcheggi, di attrezzature pubbliche e di servizi collettivi, l’aumento dello spreco delle risorse economiche comuni per il funzionamento delle macchine urbane, la progressiva riduzione di aree pedonali, ciclabili, verdi, eccetera), ma governarli in una logica di sviluppo sostenibile, ragionando in termini di risposta ai bisogni delle persone e nella consapevolezza che il territorio non è un bene di infinita disponibilità, tenendo nel debito conto, lo si ribadisce, che i bisogni del cittadino di oggi non si limitano più solo a quelli essenziali quali la casa ed i servizi di base, ma intercettano nuove priorità tra le quali la qualità della vita, dell’ambiente e degli spazi urbani, l’identità dei luoghi costruiti e verdi. È su queste priorità che occorre indirizzare le scelte di progetto per orientare lo sviluppo futuro delle città medie. È palese come sia urgente progettare una griglia di riferimento per le città in cui l’infrastrutturazione del territorio e la dotazione di nuovi servizi diventino gli elementi strategici da perseguire e sui quali disegnare lo sviluppo dei tessuti seriali urbani (residenze, attività produttive, turistiche, eccetera) e non il viceversa. Così come è evidente quanto siano strategiche al soddisfacimento dei bisogni le politiche sulle fonti di energia rinnovabili e non inquinanti applicate al trasporto e alla mobilità urbana, oltre che alla casa. Non si può non ritenere che il nuovo “disegno” della Campania debba essere un progetto di nuove città in relazione alla sostenibilità ambientale all’impatto antropico: deve essere un progetto di integrazione tra Natura e Architettura, tenendo nel dovuto conto densità territoriali, funzioni e destinazioni d’uso, accessibilità e mobilità, attrezzature e servizi. Con la distribuzione dei pesi di popolazione e delle attività produttive, delle attrezzature e dei servizi in funzione delle capacità di accoglimento del territorio ed alleggerimento dei pesi stessi a Napoli e nella sua area metropolitana. Va’ detto no ai piani di densificazione urbana della provincia di Napoli e si alla creazione di una “nuova” armatura urbana della Regione Metropolitana Campana per il riequilibrio territoriale demografico e produttivo, con la formazione delle nuove città sannite, irpine, cilentane e casertane. Il paesaggio naturale è pressoché scomparso: si ritrova solo in aree obliterate e sfuggite all’antropizzazione. Il paesaggio è comunque il prodotto della società e dei suoi sistemi di valore. Lo spazio antropico è l’ambiente da salvaguardare con le impronte di tutte le generazioni che hanno dotato l’Italia del più grande patrimonio. L’ambiente, bel paesaggio di sereniana memoria, è una risorsa che richiede il perseguimento di due obiettivi insiti nel suo stesso significato: da un lato, evitarne lo spreco, e, dall’altro, ottimizzarne l’uso massimizzando i benefici collettivi. La stratificazione della città e del territorio per il suo ciclo di vita necessita dell’impiego sistematico di capitali e di altri tipi di risorse. Il modello di riequilibrio urbanistico che si deve proporre, in alternativa allo sprawl urbanizzato metropolitano, privo di rete strutturale e centralità urbane, è fondato su sistemi organizzativi territoriali e di città connessi da reti ecologiche, di infrastrutture e di attrezzature attraverso la valorizzazione dell’armatura urbana storica italiana. Per il riassetto e il riequilibrio della Regione metropolitana campana è necessario proporre l’accorpamento dei comuni con la riduzione di questi ultimi di circa l’80%, da 551 a 118 municipalità. Possono essere definiti i comprensori all’interno dei quali individuare poli di I, II e III livello, a seconda del patrimonio delle risorse naturali, dell’armatura urbana e della sostenibilità ambientale all’impatto antropico di ciascuno. Infine, per ogni comprensorio è necessario progettare il sistema integrato dei trasporti allo scopo di favorire l’accessibilità interna alle municipalità, ai comprensori stessi e alla rete delle infrastrutture principali delle province campane. La Provincia di Caserta si colloca tra le province più densamente popolate, dove risulta più rilevante lo squilibrio in termini di distribuzione sia della popolazione che delle strutture funzionali. La Provincia di Caserta, con i suoi 104 comuni ed una popolazione di 887.820 abitanti distribuiti su una superficie di 2.639 kmq ha una densità demografica pari a 336 ab/kmq seconda solo a quella della provincia di Napoli. In particolare i comuni contermini ad Aversa e Caserta presentano una densità demografica, pari a 1.000 ab/kmq su una superficie di 579 kmq, contro i 131 ab/kmq su una superficie di 2.045 kmq dei comuni dell’alto casertano. Bilanciare lo squilibrio territoriale, oggi esistente, ha la finalità di innalzare la qualità della vita delle sue città e di elevare il livello competitivo del territorio nel suo insieme, attraverso la redistribuzione dei pesi demografici, il miglioramento della dotazione infrastrutturale e di servizi sociali per i cittadini, lo sviluppo di sistemi urbani minori che presentano potenzialità peculiari di sviluppo. Per la Provincia di Caserta possono essere, dunque, definiti 6 comprensori suddivisi, a loro volta, in 24 municipalità. L’individuazione dei comprensori scaturisce da tre fattori: 1) analisi della struttura geo-morfologica dei macrosistemi territoriali, uso del suolo, parchi regionali e presenza di comunità montane; 2) analisi dell’armatura urbana storica e della stratificazione dell’attività antropica del territorio; 3) analisi della rete infrastrutturale e indagine demografica dei comuni. I sei comprensori individuati sono: Agro Caleno - Basso Volturno – Sud Garigliano, Alto Volturno, Aversa, Caserta, Matese e Roccamonfina. Il polo di I livello è Caserta; i poli di II livello sono: Grazzanise, Aversa, Caiazzo, Piedimonte Matese e Teano; quelli di III livello sono: Capua, Marcianise, San Felice a Cancello, Francolise, Pignataro Maggiore, Sessa Aurunca, Frignano, Gricignano d’Aversa, Orta di Atella, Villa Literno, Alvignano, Pietramelara, Vairano Patenora, Alife, Capriati al Volturno, Gallo Matese, Mignano Montelungo e Presenzano. Negli ultimi anni i comuni dell’alto casertano hanno avuto un forte decremento demografico, dovuto alla mancanza di adeguate infrastrutture per la mobilità e di servizi urbani. Il sistema integrato dei trasporti regionale in corso di realizzazione accentuerà tale fenomeno e, di conseguenza, anche la saturazione demografica dei comuni a ridosso della provincia di Napoli e della fascia costiera, in quanto gli unici interventi viari e ferroviari, previsti per la provincia di Caserta, ricadono proprio negli ambiti che già appartengono all’area di gravitazione della metropoli napoletana. Nella restante parte della provincia di Caserta sono previsti solo ammodernamenti della rete dei trasporti esistente, la quale, per altro, non è sufficiente a garantire le connessioni necessarie per la mobilità integrata ferro-gomma di ciascun comprensorio.

La strategia comunitaria: riequilibrio della Regione Metropolitana Campana / Buondonno, Emma. - STAMPA. - Ricerche e progetti di architetturae di urbanistica:(2011), pp. 1-110. (Intervento presentato al convegno Protocollo d’intesa per la valorizzazione dell' Agro Caleno-basso Volturno-sud Garigliano e del water-front della provincia di Caserta. Idee e proposte dei comuni e dell'università oltre il PTCP. Masterplan 2009 tenutosi a Grazzanise (CE) nel 19 dicembre 2009).

La strategia comunitaria: riequilibrio della Regione Metropolitana Campana

BUONDONNO, EMMA
2011

Abstract

La Regione Campania attualmente conta più di 5.801.000 abitanti ripartiti in 551 comuni, che insistono su una superficie territoriale di 13.595 kmq. La provincia con il più elevato squilibrio è quella di Napoli che raccoglie il 53% degli abitanti regionali su una superficie di 1.171 kmq, appena il 9% del territorio regionale. Questo squilibrio non interessa soltanto la componente demografica, ma investe tutte le altre componenti dello spazio: quelle sociali, economiche e produttive. Si può dire che in Campania vi siano due zone contrapposte: da una lato, la cosiddetta “fascia costiera”, ad elevata concentrazione, quella che Manlio Rossi-Doria definiva la polpa, ormai priva di spazi “vitali” e, dall’altro lato, una realtà a bassa densità, caratterizzata da senescenza funzionale, ovvero l’osso. La politica, condotta dal governo del territorio locale, ha assecondato il trend in atto includendo progressivamente i comuni limitrofi nell’area di gravitazione della metropoli napoletana come quelli del basso casertano e dell’agro-nocerinosarnese, creando un unico asse di collegamento tra la città di Roma e di Napoli. Da qui la necessità di provvedere a riorganizzare e strutturare lo spazio della regione, ripartendone i “pesi demografici”, per ottenere l’impatto antropico equamente distribuito e sostenibile sull’intera armatura urbana regionale di importanza storica oltre che economica. Rispetto alle problematiche presenti in Campania occorre provvedere alla riorganizzazione e alla strutturazione dello spazio in modo da ottenere delle città che funzionino bene per tutti i cittadini, sì da risolverne tutti i problemi della vita quotidiana: l’approvvigionamento alimentare, il diritto all’abitazione, ai trasporti, alle reti idriche, allo smaltimento dei rifiuti, ai nuovi mezzi di comunicazione, alla tutela della salute, alle nuove forme di cultura urbana, e così via. Bisogna per di più puntare alla qualità delle trasformazioni urbane e territoriali ed a proposte capaci di valorizzare le caratteristiche locali e globali, attraverso la considerazione e l’analisi dei fattori notevoli quali le infrastrutture e le attrezzature, il rapporto con l’antico, il recupero e la valorizzazione delle risorse, la nuova residenza, le periferie, i luoghi di aggregazione. Poiché la dimensione metropolitana è ormai una realtà diffusa, la sfida non è quella di subirne gli effetti negativi (il grande inquinamento atmosferico e acustico, il traffico caotico, la carenza di parcheggi, di attrezzature pubbliche e di servizi collettivi, l’aumento dello spreco delle risorse economiche comuni per il funzionamento delle macchine urbane, la progressiva riduzione di aree pedonali, ciclabili, verdi, eccetera), ma governarli in una logica di sviluppo sostenibile, ragionando in termini di risposta ai bisogni delle persone e nella consapevolezza che il territorio non è un bene di infinita disponibilità, tenendo nel debito conto, lo si ribadisce, che i bisogni del cittadino di oggi non si limitano più solo a quelli essenziali quali la casa ed i servizi di base, ma intercettano nuove priorità tra le quali la qualità della vita, dell’ambiente e degli spazi urbani, l’identità dei luoghi costruiti e verdi. È su queste priorità che occorre indirizzare le scelte di progetto per orientare lo sviluppo futuro delle città medie. È palese come sia urgente progettare una griglia di riferimento per le città in cui l’infrastrutturazione del territorio e la dotazione di nuovi servizi diventino gli elementi strategici da perseguire e sui quali disegnare lo sviluppo dei tessuti seriali urbani (residenze, attività produttive, turistiche, eccetera) e non il viceversa. Così come è evidente quanto siano strategiche al soddisfacimento dei bisogni le politiche sulle fonti di energia rinnovabili e non inquinanti applicate al trasporto e alla mobilità urbana, oltre che alla casa. Non si può non ritenere che il nuovo “disegno” della Campania debba essere un progetto di nuove città in relazione alla sostenibilità ambientale all’impatto antropico: deve essere un progetto di integrazione tra Natura e Architettura, tenendo nel dovuto conto densità territoriali, funzioni e destinazioni d’uso, accessibilità e mobilità, attrezzature e servizi. Con la distribuzione dei pesi di popolazione e delle attività produttive, delle attrezzature e dei servizi in funzione delle capacità di accoglimento del territorio ed alleggerimento dei pesi stessi a Napoli e nella sua area metropolitana. Va’ detto no ai piani di densificazione urbana della provincia di Napoli e si alla creazione di una “nuova” armatura urbana della Regione Metropolitana Campana per il riequilibrio territoriale demografico e produttivo, con la formazione delle nuove città sannite, irpine, cilentane e casertane. Il paesaggio naturale è pressoché scomparso: si ritrova solo in aree obliterate e sfuggite all’antropizzazione. Il paesaggio è comunque il prodotto della società e dei suoi sistemi di valore. Lo spazio antropico è l’ambiente da salvaguardare con le impronte di tutte le generazioni che hanno dotato l’Italia del più grande patrimonio. L’ambiente, bel paesaggio di sereniana memoria, è una risorsa che richiede il perseguimento di due obiettivi insiti nel suo stesso significato: da un lato, evitarne lo spreco, e, dall’altro, ottimizzarne l’uso massimizzando i benefici collettivi. La stratificazione della città e del territorio per il suo ciclo di vita necessita dell’impiego sistematico di capitali e di altri tipi di risorse. Il modello di riequilibrio urbanistico che si deve proporre, in alternativa allo sprawl urbanizzato metropolitano, privo di rete strutturale e centralità urbane, è fondato su sistemi organizzativi territoriali e di città connessi da reti ecologiche, di infrastrutture e di attrezzature attraverso la valorizzazione dell’armatura urbana storica italiana. Per il riassetto e il riequilibrio della Regione metropolitana campana è necessario proporre l’accorpamento dei comuni con la riduzione di questi ultimi di circa l’80%, da 551 a 118 municipalità. Possono essere definiti i comprensori all’interno dei quali individuare poli di I, II e III livello, a seconda del patrimonio delle risorse naturali, dell’armatura urbana e della sostenibilità ambientale all’impatto antropico di ciascuno. Infine, per ogni comprensorio è necessario progettare il sistema integrato dei trasporti allo scopo di favorire l’accessibilità interna alle municipalità, ai comprensori stessi e alla rete delle infrastrutture principali delle province campane. La Provincia di Caserta si colloca tra le province più densamente popolate, dove risulta più rilevante lo squilibrio in termini di distribuzione sia della popolazione che delle strutture funzionali. La Provincia di Caserta, con i suoi 104 comuni ed una popolazione di 887.820 abitanti distribuiti su una superficie di 2.639 kmq ha una densità demografica pari a 336 ab/kmq seconda solo a quella della provincia di Napoli. In particolare i comuni contermini ad Aversa e Caserta presentano una densità demografica, pari a 1.000 ab/kmq su una superficie di 579 kmq, contro i 131 ab/kmq su una superficie di 2.045 kmq dei comuni dell’alto casertano. Bilanciare lo squilibrio territoriale, oggi esistente, ha la finalità di innalzare la qualità della vita delle sue città e di elevare il livello competitivo del territorio nel suo insieme, attraverso la redistribuzione dei pesi demografici, il miglioramento della dotazione infrastrutturale e di servizi sociali per i cittadini, lo sviluppo di sistemi urbani minori che presentano potenzialità peculiari di sviluppo. Per la Provincia di Caserta possono essere, dunque, definiti 6 comprensori suddivisi, a loro volta, in 24 municipalità. L’individuazione dei comprensori scaturisce da tre fattori: 1) analisi della struttura geo-morfologica dei macrosistemi territoriali, uso del suolo, parchi regionali e presenza di comunità montane; 2) analisi dell’armatura urbana storica e della stratificazione dell’attività antropica del territorio; 3) analisi della rete infrastrutturale e indagine demografica dei comuni. I sei comprensori individuati sono: Agro Caleno - Basso Volturno – Sud Garigliano, Alto Volturno, Aversa, Caserta, Matese e Roccamonfina. Il polo di I livello è Caserta; i poli di II livello sono: Grazzanise, Aversa, Caiazzo, Piedimonte Matese e Teano; quelli di III livello sono: Capua, Marcianise, San Felice a Cancello, Francolise, Pignataro Maggiore, Sessa Aurunca, Frignano, Gricignano d’Aversa, Orta di Atella, Villa Literno, Alvignano, Pietramelara, Vairano Patenora, Alife, Capriati al Volturno, Gallo Matese, Mignano Montelungo e Presenzano. Negli ultimi anni i comuni dell’alto casertano hanno avuto un forte decremento demografico, dovuto alla mancanza di adeguate infrastrutture per la mobilità e di servizi urbani. Il sistema integrato dei trasporti regionale in corso di realizzazione accentuerà tale fenomeno e, di conseguenza, anche la saturazione demografica dei comuni a ridosso della provincia di Napoli e della fascia costiera, in quanto gli unici interventi viari e ferroviari, previsti per la provincia di Caserta, ricadono proprio negli ambiti che già appartengono all’area di gravitazione della metropoli napoletana. Nella restante parte della provincia di Caserta sono previsti solo ammodernamenti della rete dei trasporti esistente, la quale, per altro, non è sufficiente a garantire le connessioni necessarie per la mobilità integrata ferro-gomma di ciascun comprensorio.
2011
9788889972274
La strategia comunitaria: riequilibrio della Regione Metropolitana Campana / Buondonno, Emma. - STAMPA. - Ricerche e progetti di architetturae di urbanistica:(2011), pp. 1-110. (Intervento presentato al convegno Protocollo d’intesa per la valorizzazione dell' Agro Caleno-basso Volturno-sud Garigliano e del water-front della provincia di Caserta. Idee e proposte dei comuni e dell'università oltre il PTCP. Masterplan 2009 tenutosi a Grazzanise (CE) nel 19 dicembre 2009).
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