La tutela e la salvaguardia dei giardini storici è un problema di cui si è molto parlato in Italia ed in Europa, ma solo da un recente passato. Per sottolineare l’importanza di tale tema è sufficiente considerare che la maggior parte del patrimonio artistico italiano è stato progettato e realizzato in stretta relazione con il paesaggio circostante, nel cui contesto orti e giardini assumevano una valenza di continuità ideale della casa con il territorio. L’intimo legame che esisteva tra l’edificio e lo spazio verde in cui esso si inseriva, rifletteva la stessa intenzionalità progettuale dell’artista. Infatti dal materiale iconografico di cui si dispone, si può definire il rapporto tra architettura ed arte del giardino. Dal passato, dunque, si ereditano non solo edifici e monumenti, ma anche parchi, giardini, orti ed aree coltivate. Esiste, tuttavia, una differenza sostanziale in materia di tutela tra un bene costruito ed uno bene non costruito. I giardini storici, infatti, nel caso in cui non siano spariti del tutto per edificazione selvaggia, presentano diversi gradi di decadimento dovuti alla mancanza di manutenzione. Il problema fondamentale del restauro continuativo di un giardino e della sua conservazione è rappresentato dal fatto che il patrimonio verde è costituito da materia vivente e quindi in continuo divenire nel tempo. Pertanto la sua soluzione è affidata alla sensibilità del progettista che deve tener ben presente questo carattere dinamico sia nell’operazione compositiva che nella scelta dell’assetto botanico. Il criterio fondamentale del restauro del giardino è quello di conservare, per quanto possibile, l’assetto botanico così come ci è pervenuto e, contemporaneamente, di riportare alla luce l’idea originaria rivisitandone le linee progettuali sia come elementi architettonici, sia come scelte botaniche. In quest’ultimo caso, però, per la naturale mutevolezza delle piante, non sempre è possibile ripristinare gli originari assetti e pertanto il progetto dovrà implicare un’attenta pianificazione delle opere. Il criterio di scelta e sostituzione delle piante può infatti variare a seconda che si tratti di piante che sono presenti individualmente per una funzione prevalentemente estetica o piante che appartengono ad un insieme. Ad esempio si può conservare una foresta millenaria pur non esistendo, al suo interno, alcuna pianta millenaria, ma perché l’insieme “foresta” assume significanza di per sé. È estremamente importante stabilire quando deve essere sostituita una pianta cercando, in ogni caso, di farla sopravvivere il più a lungo possibile. Nel caso di sostituzione di piante e quindi di “ringiovanimento” della popolazione, sarebbe auspicabile che ogni giardino fosse dotato di un proprio vivaio in cui allevare le essenze in esso presenti in modo da non perdere la loro singolarità e la ricchezza varietale. Come per il restauro degli edifici anche per il restauro dei giardini storici la mancanza della sistematica manutenzione ordinaria richiede, successivamente, opere più onerose e molto più complesse. Questo problema è particolarmente sentito nel caso del restauro del giardino, poiché in esso, per la particolare caratteristica dei suoi elementi compositivi, risulta molto più facile perdere le tracce dell’idea originaria del progettista. Tale caratteristica si individua nella naturale mutevolezza della materia vivente che si assume come fattore dinamico del giardino stesso. Le piante, infatti, sono soggette ad un continuo ed incontrollabile divenire, ove non siano costantemente guidate. Il degrado, infatti, è determinato sia dalla perdita delle morfologie dettate dalle linee progettuali (ars topiaria ecc.), nonché dalla crescita delle essenze spontanee che progressivamente soffocano le essenze originarie, dissolvendo così la forma del giardino. Altri fattori inerenti al degrado, riguardano l’ambiente circostante. Sono numerosi i casi in cui splendidi giardini erano inseriti in un paesaggio altrettanto prezioso e curato ed oggi, invece, risultano circondati da edifici di recente realizzazione. Il giardino storico è intreccio tra natura e cultura e la sua cura è fondata sulla salvaguardia sia della natura che del valore estetico da esso espresso. Un restauro pertinente deve necessariamente implicare la disponibilità di adeguata documentazione e l’interpretazione delle fonti storiche. Indispensabile risulta anche l’inventario delle specie originarie del progetto, rilevando quelle ancora esistenti in sito e quelle di cui esiste oggi solo testimonianza storica. Nella redazione del progetto relativo all’assetto botanico, è buon criterio, infine, tener conto dello sviluppo delle essenze e della relativa loro manutenzione a breve, medio e lungo termine. Questi sono gli aspetti che sono stati affrontati nel progetto di restauro del giardino della Villa Ravone successivamente denominata Maiuri. Stato di fatto Il giardino ha una estensione di circa 2.000 metri quadrati e si snoda a “ferro di cavallo” intorno alla villa e vi si accede mediante due cancelli disposti lungo il muro di cinta prospiciente via Quattro Orologi. Prima della lottizzazione delle aree agricole esisteva un terzo cancello che configurava il prospetto dalla strada secondo una composizione rigorosamente simmetrica. Gli accessi erano separati da muretti bassi con copertina e rivestimento esterno in lastre di pietra lavica e, come risulta da documentazione fotografica storica, erano sormontati da una cancellata in ferro. La cancellata è stata sostituita successivamente dal muro in mattoni a faccia vista ancora esistente. Il perimetro occidentale tra la guardiola e la cappella è costituito da un muro di cinta analogo a quello sopra descritto con il basamento rivestito da copertina e lastre in pietra lavica, sormontato dalla muratura di mattoni. Il perimetro orientale, verso il condominio di recente edificazione, è costituito dal muro intonacato con copertina di mattoni e sormontato dal cancello di circa 60 centimetri di altezza, del tutto avulso dal contesto. Il perimetro settentrionale alle spalle della villa è composto da un muro di diverse altezze con esedra in corrispondenza dell’uscita dalla villa e con un piccolo cancello che originariamente consentiva il passaggio dal giardino ornamentale ai campi. Attualmente, nelle immediate adiacenze dell’esedra, prosegue il confine del condominio precedentemente descritto. Un quarto della superficie risulta pavimentata con battuto di cemento arricchito da decorazioni in mattoni di cotto posto al di sopra della pavimentazione originaria in basoli di pietra lavica. La parziale pavimentazione in basoli è ancora visibile sul lato del giardino in prossimità della cappella. L’assetto botanico attuale è composto prevalentemente da essenze arboree di Pini, Lecci, Acacie, Phoenix ed un esemplare di Araucaria, Abete e Cedro. Stato di progetto Per il restauro del giardino ornamentale il perimetro ha un importante significato, in primo luogo deve individuare un “frammento di natura” trasformato secondo le più sofisticate tecniche agrarie, in secondo luogo, deve contribuire al contenimento dell’effetto del recente degrado urbanistico e come esito finale, deve esaltare il concetto di luogo protetto. I criteri progettuali che hanno guidato il lavoro di ripristino hanno, infatti, mirato in prima istanza alla definizione e contemporaneamente all’esaltazione del perimetro della villa. Definizione che si sostanzia nell’individuazione di un elemento di continuità, qui rappresentato da un’essenza botanica, che restituisce al perimetro nel suo insieme una coerenza architettonica. Tale coerenza era interrotta dalla coesistenza di porzioni di muro riconducibili ad epoche diverse. Il giardino riacquista, così, carattere “introverso” e pur non dialogando con l’esterno, assume funzione di filtro con esso. Altro criterio progettuale seguito nel recupero, è stato quello di ispirarsi al carattere leggiadro della villa, particolarmente rappresentato da una piccola effige nella stanza degli affreschi in cui si legge “Il fumo esilara la vita”, che rimanda immediatamente ad un mondo esotico ed onirico al tempo stesso, più volte richiamato nei decori di gusto orientaleggiante della villa. Infatti, cercando di interpretare l’originalità preesistente, ci si è orientati nella scelta di essenze botaniche che riproponessero un’atmosfera carica di profumi inebrianti con carattere di spiccata eccentricità cromatica. Come in numerosi esempi vesuviani in cui il gusto delle cineserie si alternava ad ambienti tipicamente mediterranei, anche il giardino di Villa Ravone coniugherà tali linguaggi. Come sopra accennato, l’elemento di continuità del perimetro ed al tempo stesso di unità dell’insieme, sarà affidato all’associazione di essenze rampicanti quali il gelsomino (Jasminum officinalis) con la bignonia (Bignonia capreolata), realizzando così un’alternanza di fioriture profumate bianche e rosse. La bignonia verrà sistemata in corrispondenza di elementi architettonici allo scopo di esaltare la modularità della parete. Altro elemento di continuità, nell’ambito dell’assetto botanico, sarà rappresentato dall’Agapanto (Agapanthus praecox) che borderà tutte le aiuole e rappresenterà una sorta di “filo conduttore” del giardino, come una sorta di invito all’esplorazione delle sue aree più nascoste. I parterre sono configurati da viali sinuosi che contraddicono la ortogonalità dei prospetti e dei corpi delle terrazze della villa. Una delle linee progettuali, infatti, che si è inteso perseguire nel presente progetto di restauro è stata quella di contrapporre alla spiccata simmetria architettonica, una irregolarità delle morfologie vegetali, mentre tale simmetria viene concettualmente riproposta nella disposizione delle scelte botaniche che assume una certa coerenza nella configurazione del giardino. Si ha, pertanto, che la Strelitzia apre e chiude su lato sud e nord il giardino, mentre nelle aiuole laterali si alterneranno specie di lilium e rododendri suddivisi per varietà tematiche. L’area che anticipa l’ingresso principale della villa, è articolata in due aiuole immediatamente a ridosso del muro di cinta, due altre piccole aiuole comprese tra le rampe e la scalinata di accesso alla stessa e nell’aiuola che accompagna il viale in direzione della chiesa, al piede del muro occidentale. Nelle due aiuole che si sviluppano lungo il muro di cinta prospiciente la strada, segmentate dai cancelli d’ingresso, si realizzerà l’integrazione dei Lecci esistenti al fine di riconfigurare il filare alberato. Questo presenterà un sesto d’impianto alternato agli interassi dei pilastri di mattoni del muro stesso. In queste aiuole a completamento della presenza di lecci e palme, l’assetto botanico sarà arricchito dall’introduzione delle Strelitziae e dagli arbusti di Datura. Queste, inoltre, si estenderanno fino al muro di cinta allo scopo di favorire un miglior sviluppo degli apparati radicali delle essenze arboree presenti. Per la porzione del giardino compresa tra la villa e la strada sarà recuperata la pavimentazione in basoli di pietra lavica così come per il viale che prosegue verso la cappella. In riferimento al perimetro della villa, è necessario ribadire che sarebbe auspicabile provvedere alla ricomposizione della sua configurazione originaria che attualmente è stata privata della piccola dependance sul lato orientale. Per quanto riguarda il degrado ambientale generato dalla lottizzazione realizzata alla spalle della proprietà, esso potrebbe essere contenuto mediante la realizzazione di una fitta quinta di essenze rampicanti ad integrazione dei pini che ornano l’esedra, la cui funzione originaria era quella di separare il giardino ornamentale dai campi. Il progetto prevede, inoltre, di sottolineare l’esedra con la sistemazione di iris dalle vistose fioriture violacee. Attualmente l’assetto arboreo è costituito da essenze di pregio sia per specie che per età per le quali si prevedono interventi di manutenzione straordinaria ed eliminazione degli esemplari nati spontaneamente che alterano l’originaria regolarità della piantagione. Il giardino riapparirà dunque, nelle forme delle sue aiuole separate da vialetti di passeggiata inerbiti. I muri di cinta di mattoni di cotto accoglieranno le essenze rampicanti e definiranno l’unità del giardino; grandi vasi maiolicati saranno collocati sui rocchi che delimitano le rampe di accesso alla villa e saranno adornati con apparati floreali stagionali, le piccole aiuole incastonate tra le rampe e la scalinata accoglieranno i roseti di floribunda e gli archetti in ferro ai piedi delle rampe, opportunamente restaurati, sosterranno le rose sarmentose Dorothy Perkins che ombreggeranno le sedute in pietra lavica. Sarà, infine, ripristinata la pavimentazione della parte prospiciente la villa in basoli di pietra vulcanica. In conclusione ogni aspetto peculiare di gusto e stravaganza presente nell’architettura dell’edificio sarà esaltato e decodificato nella composizione del giardino.

Il giardino di Villa Maiuri ad Ercolano: la situazione attualee il progetto esecutivo per la sua valorizzazione / Buondonno, Emma. - STAMPA. - Ricerche eprogetti di architettura e di urbanistica:(2011), pp. 39-44. (Intervento presentato al convegno Progetti di architettura. Concorsi, realizzazioni e sperimentazioni tenutosi a Villa Maiuri, Ercolano nel 19 gennaio 2010).

Il giardino di Villa Maiuri ad Ercolano: la situazione attualee il progetto esecutivo per la sua valorizzazione.

BUONDONNO, EMMA
2011

Abstract

La tutela e la salvaguardia dei giardini storici è un problema di cui si è molto parlato in Italia ed in Europa, ma solo da un recente passato. Per sottolineare l’importanza di tale tema è sufficiente considerare che la maggior parte del patrimonio artistico italiano è stato progettato e realizzato in stretta relazione con il paesaggio circostante, nel cui contesto orti e giardini assumevano una valenza di continuità ideale della casa con il territorio. L’intimo legame che esisteva tra l’edificio e lo spazio verde in cui esso si inseriva, rifletteva la stessa intenzionalità progettuale dell’artista. Infatti dal materiale iconografico di cui si dispone, si può definire il rapporto tra architettura ed arte del giardino. Dal passato, dunque, si ereditano non solo edifici e monumenti, ma anche parchi, giardini, orti ed aree coltivate. Esiste, tuttavia, una differenza sostanziale in materia di tutela tra un bene costruito ed uno bene non costruito. I giardini storici, infatti, nel caso in cui non siano spariti del tutto per edificazione selvaggia, presentano diversi gradi di decadimento dovuti alla mancanza di manutenzione. Il problema fondamentale del restauro continuativo di un giardino e della sua conservazione è rappresentato dal fatto che il patrimonio verde è costituito da materia vivente e quindi in continuo divenire nel tempo. Pertanto la sua soluzione è affidata alla sensibilità del progettista che deve tener ben presente questo carattere dinamico sia nell’operazione compositiva che nella scelta dell’assetto botanico. Il criterio fondamentale del restauro del giardino è quello di conservare, per quanto possibile, l’assetto botanico così come ci è pervenuto e, contemporaneamente, di riportare alla luce l’idea originaria rivisitandone le linee progettuali sia come elementi architettonici, sia come scelte botaniche. In quest’ultimo caso, però, per la naturale mutevolezza delle piante, non sempre è possibile ripristinare gli originari assetti e pertanto il progetto dovrà implicare un’attenta pianificazione delle opere. Il criterio di scelta e sostituzione delle piante può infatti variare a seconda che si tratti di piante che sono presenti individualmente per una funzione prevalentemente estetica o piante che appartengono ad un insieme. Ad esempio si può conservare una foresta millenaria pur non esistendo, al suo interno, alcuna pianta millenaria, ma perché l’insieme “foresta” assume significanza di per sé. È estremamente importante stabilire quando deve essere sostituita una pianta cercando, in ogni caso, di farla sopravvivere il più a lungo possibile. Nel caso di sostituzione di piante e quindi di “ringiovanimento” della popolazione, sarebbe auspicabile che ogni giardino fosse dotato di un proprio vivaio in cui allevare le essenze in esso presenti in modo da non perdere la loro singolarità e la ricchezza varietale. Come per il restauro degli edifici anche per il restauro dei giardini storici la mancanza della sistematica manutenzione ordinaria richiede, successivamente, opere più onerose e molto più complesse. Questo problema è particolarmente sentito nel caso del restauro del giardino, poiché in esso, per la particolare caratteristica dei suoi elementi compositivi, risulta molto più facile perdere le tracce dell’idea originaria del progettista. Tale caratteristica si individua nella naturale mutevolezza della materia vivente che si assume come fattore dinamico del giardino stesso. Le piante, infatti, sono soggette ad un continuo ed incontrollabile divenire, ove non siano costantemente guidate. Il degrado, infatti, è determinato sia dalla perdita delle morfologie dettate dalle linee progettuali (ars topiaria ecc.), nonché dalla crescita delle essenze spontanee che progressivamente soffocano le essenze originarie, dissolvendo così la forma del giardino. Altri fattori inerenti al degrado, riguardano l’ambiente circostante. Sono numerosi i casi in cui splendidi giardini erano inseriti in un paesaggio altrettanto prezioso e curato ed oggi, invece, risultano circondati da edifici di recente realizzazione. Il giardino storico è intreccio tra natura e cultura e la sua cura è fondata sulla salvaguardia sia della natura che del valore estetico da esso espresso. Un restauro pertinente deve necessariamente implicare la disponibilità di adeguata documentazione e l’interpretazione delle fonti storiche. Indispensabile risulta anche l’inventario delle specie originarie del progetto, rilevando quelle ancora esistenti in sito e quelle di cui esiste oggi solo testimonianza storica. Nella redazione del progetto relativo all’assetto botanico, è buon criterio, infine, tener conto dello sviluppo delle essenze e della relativa loro manutenzione a breve, medio e lungo termine. Questi sono gli aspetti che sono stati affrontati nel progetto di restauro del giardino della Villa Ravone successivamente denominata Maiuri. Stato di fatto Il giardino ha una estensione di circa 2.000 metri quadrati e si snoda a “ferro di cavallo” intorno alla villa e vi si accede mediante due cancelli disposti lungo il muro di cinta prospiciente via Quattro Orologi. Prima della lottizzazione delle aree agricole esisteva un terzo cancello che configurava il prospetto dalla strada secondo una composizione rigorosamente simmetrica. Gli accessi erano separati da muretti bassi con copertina e rivestimento esterno in lastre di pietra lavica e, come risulta da documentazione fotografica storica, erano sormontati da una cancellata in ferro. La cancellata è stata sostituita successivamente dal muro in mattoni a faccia vista ancora esistente. Il perimetro occidentale tra la guardiola e la cappella è costituito da un muro di cinta analogo a quello sopra descritto con il basamento rivestito da copertina e lastre in pietra lavica, sormontato dalla muratura di mattoni. Il perimetro orientale, verso il condominio di recente edificazione, è costituito dal muro intonacato con copertina di mattoni e sormontato dal cancello di circa 60 centimetri di altezza, del tutto avulso dal contesto. Il perimetro settentrionale alle spalle della villa è composto da un muro di diverse altezze con esedra in corrispondenza dell’uscita dalla villa e con un piccolo cancello che originariamente consentiva il passaggio dal giardino ornamentale ai campi. Attualmente, nelle immediate adiacenze dell’esedra, prosegue il confine del condominio precedentemente descritto. Un quarto della superficie risulta pavimentata con battuto di cemento arricchito da decorazioni in mattoni di cotto posto al di sopra della pavimentazione originaria in basoli di pietra lavica. La parziale pavimentazione in basoli è ancora visibile sul lato del giardino in prossimità della cappella. L’assetto botanico attuale è composto prevalentemente da essenze arboree di Pini, Lecci, Acacie, Phoenix ed un esemplare di Araucaria, Abete e Cedro. Stato di progetto Per il restauro del giardino ornamentale il perimetro ha un importante significato, in primo luogo deve individuare un “frammento di natura” trasformato secondo le più sofisticate tecniche agrarie, in secondo luogo, deve contribuire al contenimento dell’effetto del recente degrado urbanistico e come esito finale, deve esaltare il concetto di luogo protetto. I criteri progettuali che hanno guidato il lavoro di ripristino hanno, infatti, mirato in prima istanza alla definizione e contemporaneamente all’esaltazione del perimetro della villa. Definizione che si sostanzia nell’individuazione di un elemento di continuità, qui rappresentato da un’essenza botanica, che restituisce al perimetro nel suo insieme una coerenza architettonica. Tale coerenza era interrotta dalla coesistenza di porzioni di muro riconducibili ad epoche diverse. Il giardino riacquista, così, carattere “introverso” e pur non dialogando con l’esterno, assume funzione di filtro con esso. Altro criterio progettuale seguito nel recupero, è stato quello di ispirarsi al carattere leggiadro della villa, particolarmente rappresentato da una piccola effige nella stanza degli affreschi in cui si legge “Il fumo esilara la vita”, che rimanda immediatamente ad un mondo esotico ed onirico al tempo stesso, più volte richiamato nei decori di gusto orientaleggiante della villa. Infatti, cercando di interpretare l’originalità preesistente, ci si è orientati nella scelta di essenze botaniche che riproponessero un’atmosfera carica di profumi inebrianti con carattere di spiccata eccentricità cromatica. Come in numerosi esempi vesuviani in cui il gusto delle cineserie si alternava ad ambienti tipicamente mediterranei, anche il giardino di Villa Ravone coniugherà tali linguaggi. Come sopra accennato, l’elemento di continuità del perimetro ed al tempo stesso di unità dell’insieme, sarà affidato all’associazione di essenze rampicanti quali il gelsomino (Jasminum officinalis) con la bignonia (Bignonia capreolata), realizzando così un’alternanza di fioriture profumate bianche e rosse. La bignonia verrà sistemata in corrispondenza di elementi architettonici allo scopo di esaltare la modularità della parete. Altro elemento di continuità, nell’ambito dell’assetto botanico, sarà rappresentato dall’Agapanto (Agapanthus praecox) che borderà tutte le aiuole e rappresenterà una sorta di “filo conduttore” del giardino, come una sorta di invito all’esplorazione delle sue aree più nascoste. I parterre sono configurati da viali sinuosi che contraddicono la ortogonalità dei prospetti e dei corpi delle terrazze della villa. Una delle linee progettuali, infatti, che si è inteso perseguire nel presente progetto di restauro è stata quella di contrapporre alla spiccata simmetria architettonica, una irregolarità delle morfologie vegetali, mentre tale simmetria viene concettualmente riproposta nella disposizione delle scelte botaniche che assume una certa coerenza nella configurazione del giardino. Si ha, pertanto, che la Strelitzia apre e chiude su lato sud e nord il giardino, mentre nelle aiuole laterali si alterneranno specie di lilium e rododendri suddivisi per varietà tematiche. L’area che anticipa l’ingresso principale della villa, è articolata in due aiuole immediatamente a ridosso del muro di cinta, due altre piccole aiuole comprese tra le rampe e la scalinata di accesso alla stessa e nell’aiuola che accompagna il viale in direzione della chiesa, al piede del muro occidentale. Nelle due aiuole che si sviluppano lungo il muro di cinta prospiciente la strada, segmentate dai cancelli d’ingresso, si realizzerà l’integrazione dei Lecci esistenti al fine di riconfigurare il filare alberato. Questo presenterà un sesto d’impianto alternato agli interassi dei pilastri di mattoni del muro stesso. In queste aiuole a completamento della presenza di lecci e palme, l’assetto botanico sarà arricchito dall’introduzione delle Strelitziae e dagli arbusti di Datura. Queste, inoltre, si estenderanno fino al muro di cinta allo scopo di favorire un miglior sviluppo degli apparati radicali delle essenze arboree presenti. Per la porzione del giardino compresa tra la villa e la strada sarà recuperata la pavimentazione in basoli di pietra lavica così come per il viale che prosegue verso la cappella. In riferimento al perimetro della villa, è necessario ribadire che sarebbe auspicabile provvedere alla ricomposizione della sua configurazione originaria che attualmente è stata privata della piccola dependance sul lato orientale. Per quanto riguarda il degrado ambientale generato dalla lottizzazione realizzata alla spalle della proprietà, esso potrebbe essere contenuto mediante la realizzazione di una fitta quinta di essenze rampicanti ad integrazione dei pini che ornano l’esedra, la cui funzione originaria era quella di separare il giardino ornamentale dai campi. Il progetto prevede, inoltre, di sottolineare l’esedra con la sistemazione di iris dalle vistose fioriture violacee. Attualmente l’assetto arboreo è costituito da essenze di pregio sia per specie che per età per le quali si prevedono interventi di manutenzione straordinaria ed eliminazione degli esemplari nati spontaneamente che alterano l’originaria regolarità della piantagione. Il giardino riapparirà dunque, nelle forme delle sue aiuole separate da vialetti di passeggiata inerbiti. I muri di cinta di mattoni di cotto accoglieranno le essenze rampicanti e definiranno l’unità del giardino; grandi vasi maiolicati saranno collocati sui rocchi che delimitano le rampe di accesso alla villa e saranno adornati con apparati floreali stagionali, le piccole aiuole incastonate tra le rampe e la scalinata accoglieranno i roseti di floribunda e gli archetti in ferro ai piedi delle rampe, opportunamente restaurati, sosterranno le rose sarmentose Dorothy Perkins che ombreggeranno le sedute in pietra lavica. Sarà, infine, ripristinata la pavimentazione della parte prospiciente la villa in basoli di pietra vulcanica. In conclusione ogni aspetto peculiare di gusto e stravaganza presente nell’architettura dell’edificio sarà esaltato e decodificato nella composizione del giardino.
2011
9788889972267
Il giardino di Villa Maiuri ad Ercolano: la situazione attualee il progetto esecutivo per la sua valorizzazione / Buondonno, Emma. - STAMPA. - Ricerche eprogetti di architettura e di urbanistica:(2011), pp. 39-44. (Intervento presentato al convegno Progetti di architettura. Concorsi, realizzazioni e sperimentazioni tenutosi a Villa Maiuri, Ercolano nel 19 gennaio 2010).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/419105
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