L’attenzione intorno ad un’adeguata misurazione e gestione del rischio di credito, nelle sue due componenti di perdita attesa e inattesa, ha acquisito nuovo vigore, da un lato, per il processo di revisione e la successiva adozione dei criteri di determinazione dei requisiti minimi patrimoniali (Pilastro I di Basilea 2) e, dall’altro, per l’affermazione della cultura della creazione del valore nella aziende bancarie. Quantificandone l’incidenza sui bilanci bancari, quello di credito continua ad essere il principale tra i rischi associati all’attività di intermediazione creditizia; il suo corretto inquadramento, prima di tutto in termini di misurazione dello stesso, nell’ambito del processo del credito, così come attualmente esso è declinato, rappresenta il primo e più efficace presidio della stabilità degli intermediari. La quantificazione di adeguati accantonamenti (loan loss provisions) rappresenta un momento fondamentale nella costruzione di questo primo argine a tutela del sistema bancario. In particolare, gli accantonamenti a fronte del rischio di credito sono strumenti usati dalle banche per misurare la componente attesa (expected) delle perdite generate dal rischio di credito. Quella inattesa, come noto, deve essere coperta da una conveniente dotazione patrimoniale ed è l’oggetto della disciplina contenuta nel Pillar I del Nuovo Accordo sul Capitale. L’interesse nei confronti di questa posta di bilancio unisce la comunità scientifica, gli operatori del settore e i regulators, e deriva da due ragioni in particolare: innanzitutto, le politiche di accantonamento non sempre sono realizzate seguendo il principio sopra richiamato della copertura contro le perdite attese derivanti dal portafoglio degli impieghi verso la clientela. Il management bancario ha storicamente beneficiato di un certo margine di discrezionalità per perseguire, attraverso le decisioni sull’ammontare di tali stanziamenti, obiettivi diversi quali la stabilizzazione degli utili e la riduzione degli oneri “regolamentari” associati ad una non adeguata dotazione di patrimonio di vigilanza. L’altro motivo di interesse è riconducibile al cosiddetto ciclo del credito, il legame tra l’andamento dell’aggregato dei prestiti verso la clientela e quello del ciclo economico. Nella prospettiva che qui interessa, assume rilievo la relazione tra l’evoluzione della qualità degli impieghi e il ciclo economico. Il tema della prociclicità degli accantonamenti per il rischio di credito è attuale oggetto di analisi da parte dei regolatori, in quanto l’adesione dei sistemi bancari previsti da Basilea 2 sembrerebbe alimentare questo fenomeno, ed è ciò che questa nota si propone di approfondire.

I riflessi delle variazioni della qualità del portafoglio crediti per la gestione bancaria / Comana, M.; Curcio, Domenico. - In: CREDITO POPOLARE. - ISSN 0011-1090. - STAMPA. - 2(2009), pp. 77-88.

I riflessi delle variazioni della qualità del portafoglio crediti per la gestione bancaria

CURCIO, DOMENICO
2009

Abstract

L’attenzione intorno ad un’adeguata misurazione e gestione del rischio di credito, nelle sue due componenti di perdita attesa e inattesa, ha acquisito nuovo vigore, da un lato, per il processo di revisione e la successiva adozione dei criteri di determinazione dei requisiti minimi patrimoniali (Pilastro I di Basilea 2) e, dall’altro, per l’affermazione della cultura della creazione del valore nella aziende bancarie. Quantificandone l’incidenza sui bilanci bancari, quello di credito continua ad essere il principale tra i rischi associati all’attività di intermediazione creditizia; il suo corretto inquadramento, prima di tutto in termini di misurazione dello stesso, nell’ambito del processo del credito, così come attualmente esso è declinato, rappresenta il primo e più efficace presidio della stabilità degli intermediari. La quantificazione di adeguati accantonamenti (loan loss provisions) rappresenta un momento fondamentale nella costruzione di questo primo argine a tutela del sistema bancario. In particolare, gli accantonamenti a fronte del rischio di credito sono strumenti usati dalle banche per misurare la componente attesa (expected) delle perdite generate dal rischio di credito. Quella inattesa, come noto, deve essere coperta da una conveniente dotazione patrimoniale ed è l’oggetto della disciplina contenuta nel Pillar I del Nuovo Accordo sul Capitale. L’interesse nei confronti di questa posta di bilancio unisce la comunità scientifica, gli operatori del settore e i regulators, e deriva da due ragioni in particolare: innanzitutto, le politiche di accantonamento non sempre sono realizzate seguendo il principio sopra richiamato della copertura contro le perdite attese derivanti dal portafoglio degli impieghi verso la clientela. Il management bancario ha storicamente beneficiato di un certo margine di discrezionalità per perseguire, attraverso le decisioni sull’ammontare di tali stanziamenti, obiettivi diversi quali la stabilizzazione degli utili e la riduzione degli oneri “regolamentari” associati ad una non adeguata dotazione di patrimonio di vigilanza. L’altro motivo di interesse è riconducibile al cosiddetto ciclo del credito, il legame tra l’andamento dell’aggregato dei prestiti verso la clientela e quello del ciclo economico. Nella prospettiva che qui interessa, assume rilievo la relazione tra l’evoluzione della qualità degli impieghi e il ciclo economico. Il tema della prociclicità degli accantonamenti per il rischio di credito è attuale oggetto di analisi da parte dei regolatori, in quanto l’adesione dei sistemi bancari previsti da Basilea 2 sembrerebbe alimentare questo fenomeno, ed è ciò che questa nota si propone di approfondire.
2009
I riflessi delle variazioni della qualità del portafoglio crediti per la gestione bancaria / Comana, M.; Curcio, Domenico. - In: CREDITO POPOLARE. - ISSN 0011-1090. - STAMPA. - 2(2009), pp. 77-88.
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