Hannah Arendt, concludendo le lezioni raccolte in Alcune questioni di filosofia morale, denuncia con forte preoccupazione l’atteggiamento di indifferenza morale che appare dominante nel nostro tempo. La posizione della Arendt esprime in modo esemplare la difficile situazione spirituale del Novecento e del primo decennio del nuovo millennio, in particolare dell’etica. Di fronte a questa situazione, il pensiero morale non può limitarsi a rispecchiarla, ma deve assecondare o promuovere l’esigenza di riproporre la questione di una fondazione razionale dell’etica, ovvero della ricerca di una “normatività del logos”, sia pure di un logos certamente non autosufficiente, ma rimesso all’“essere” e alla “vita”. Ritorna cioè in primo piano la convinzione che l’azione dell’uomo, per essere e qualificarsi come tale - azione all’altezza della dignità dell’uomo – esige una “norma”, una “misura”, una “ratio” dell’atto. La consapevolezza della storicità dei significati e dei valori non implica necessariamente un esito relativistico e nichilistico, ma la stessa coscienza storica accenna a una “natura” dell’uomo in cui è fondata appunto la sua “aspirazione al valore”, il suo desiderio di “senso”, senza di cui non vi sarebbe quel “modo di essere” che è proprio dell’uomo e che si oggettiva nel mondo storico-culturale. Questa “natura” dell’uomo, questa sua trascendentale struttura fondativa della sua stessa storicità, è ciò che affiora intuitivamente nella “coscienza metafisica” e nella “coscienza religiosa”, lasciando intravedere una “eccedenza” del trascendentale sulla storia, che dev’essere presupposta se si vuol comprendere la possibilità stessa della storia e ancor di più se si vuole sperare nella sua continuità. Siamo così condotti alla ricerca del fondamento dell’umano, alla “genea-logia dell’umano” in un fatto originario che si rivela costituire il fondamento nascosto del soggetto, la comunità, rispetto a cui, distaccandosi, si afferma l’esistenza del singo-lo soggetto, la sua personalità individuale. Al tempo stesso il fondamento nascosto si pone come dovere e come telos, come termine ideale dell’agire dell’individuo, la cui dignità di uomo si afferma proprio nella decisione di spezzare l’egoismo ponendosi a servizio della comunità. La genealogia si fa allora etica della dignità della persona e della comunicazione. Quanto più il soggetto si afferma nel proprio infinto valore per-sonale, rifiutando di perdersi nell’indistinzione della massa, tanto più si scopre fondato su una originaria comunità e chiamato ad agire in vista della comunità. Salvezza dell’individuo e ideale della comunità segnano i termini di una tensione dialettica co-stitutiva dell’esistenza autenticamente umana nella cui salvaguardia si svela consistere il contenuto del dovere morale. Un’etica fondata sul fondamento dell’intuizione della comunità originaria riapre la possibilità di progettare significati e valori che non per-dano di vista l’autonomia e il valore infinito dell’esserci proprio di ogni soggetto, di ogni esistente, al fine di istituire una società di soggetti liberi e rispettosi della libertà di tutti, riconosciuti come altri soggetti, cioè riconosciuti – per riprendere l’espressione del Frammento sull’Amore del giovane Hegel – come “uguali in poten-za”, come “viventi l’uno per l’altro nel modo più completo” . E' qui, nel forte richiamo all’autonomia dei soggetti che è possibile intravedere una possibile fondazione dell’etica: nel senso che la legge morale del rispetto della dignità dell’uomo, della sua libertà, del suo valore infinito di persona, può trovare il proprio fondamento nella comunità concepita come comunione di soggetti, cioè nella comunità concepita come inter-soggettività.

Con sé /oltre sé. Ricerche di etica / Cantillo, Giuseppe. - STAMPA. - (2009).

Con sé /oltre sé. Ricerche di etica

CANTILLO, GIUSEPPE
2009

Abstract

Hannah Arendt, concludendo le lezioni raccolte in Alcune questioni di filosofia morale, denuncia con forte preoccupazione l’atteggiamento di indifferenza morale che appare dominante nel nostro tempo. La posizione della Arendt esprime in modo esemplare la difficile situazione spirituale del Novecento e del primo decennio del nuovo millennio, in particolare dell’etica. Di fronte a questa situazione, il pensiero morale non può limitarsi a rispecchiarla, ma deve assecondare o promuovere l’esigenza di riproporre la questione di una fondazione razionale dell’etica, ovvero della ricerca di una “normatività del logos”, sia pure di un logos certamente non autosufficiente, ma rimesso all’“essere” e alla “vita”. Ritorna cioè in primo piano la convinzione che l’azione dell’uomo, per essere e qualificarsi come tale - azione all’altezza della dignità dell’uomo – esige una “norma”, una “misura”, una “ratio” dell’atto. La consapevolezza della storicità dei significati e dei valori non implica necessariamente un esito relativistico e nichilistico, ma la stessa coscienza storica accenna a una “natura” dell’uomo in cui è fondata appunto la sua “aspirazione al valore”, il suo desiderio di “senso”, senza di cui non vi sarebbe quel “modo di essere” che è proprio dell’uomo e che si oggettiva nel mondo storico-culturale. Questa “natura” dell’uomo, questa sua trascendentale struttura fondativa della sua stessa storicità, è ciò che affiora intuitivamente nella “coscienza metafisica” e nella “coscienza religiosa”, lasciando intravedere una “eccedenza” del trascendentale sulla storia, che dev’essere presupposta se si vuol comprendere la possibilità stessa della storia e ancor di più se si vuole sperare nella sua continuità. Siamo così condotti alla ricerca del fondamento dell’umano, alla “genea-logia dell’umano” in un fatto originario che si rivela costituire il fondamento nascosto del soggetto, la comunità, rispetto a cui, distaccandosi, si afferma l’esistenza del singo-lo soggetto, la sua personalità individuale. Al tempo stesso il fondamento nascosto si pone come dovere e come telos, come termine ideale dell’agire dell’individuo, la cui dignità di uomo si afferma proprio nella decisione di spezzare l’egoismo ponendosi a servizio della comunità. La genealogia si fa allora etica della dignità della persona e della comunicazione. Quanto più il soggetto si afferma nel proprio infinto valore per-sonale, rifiutando di perdersi nell’indistinzione della massa, tanto più si scopre fondato su una originaria comunità e chiamato ad agire in vista della comunità. Salvezza dell’individuo e ideale della comunità segnano i termini di una tensione dialettica co-stitutiva dell’esistenza autenticamente umana nella cui salvaguardia si svela consistere il contenuto del dovere morale. Un’etica fondata sul fondamento dell’intuizione della comunità originaria riapre la possibilità di progettare significati e valori che non per-dano di vista l’autonomia e il valore infinito dell’esserci proprio di ogni soggetto, di ogni esistente, al fine di istituire una società di soggetti liberi e rispettosi della libertà di tutti, riconosciuti come altri soggetti, cioè riconosciuti – per riprendere l’espressione del Frammento sull’Amore del giovane Hegel – come “uguali in poten-za”, come “viventi l’uno per l’altro nel modo più completo” . E' qui, nel forte richiamo all’autonomia dei soggetti che è possibile intravedere una possibile fondazione dell’etica: nel senso che la legge morale del rispetto della dignità dell’uomo, della sua libertà, del suo valore infinito di persona, può trovare il proprio fondamento nella comunità concepita come comunione di soggetti, cioè nella comunità concepita come inter-soggettività.
2009
9788860426338
Con sé /oltre sé. Ricerche di etica / Cantillo, Giuseppe. - STAMPA. - (2009).
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