La monografia, dedicata allo studio dei comitati di cui agli artt. 39-42 c.c., si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo, dopo aver affrontato la controversa questione della natura giuridica del comitato non riconosciuto, si esamina lo scopo dell’ente, con l’obiettivo di delinearne i caratteri e di verificare la possibilità di ravvisare già nella natura dello scopo, e comunque sul piano finalistico, il discrimen tra l’ente in esame e le figure giuridiche ad esso affini. Nel secondo capitolo, invece, prendendo le mosse dallo studio dell’atto costitutivo dei comitati non riconosciuti, ci si sofferma sulla questione dell’ampiezza dei poteri dei componenti il comitato nella determinazione della struttura organizzativa dell’ente, ed in particolare sulla possibilità di ravvisare nella disposizione dell’art. 41 c.c. un limite a tali poteri. La soluzione negativa alla quale si perviene discende dalla dimostrazione che la responsabilità, personale e solidale, di tutti i componenti il comitato non riconosciuto per le obbligazioni dell’ente non trova la propria giustificazione nel carattere necessariamente personalistico dell’organizzazione interna dell’ente, ma piuttosto nella provenienza esterna dei fondi da conservare e destinare allo scopo annunciato. Peraltro, così individuata la ratio del regime di responsabilità descritto dall’art. 41 c.c., si sostiene la necessità di estenderne l’applicazione anche in assenza di un’autonoma entità giuridica recante il nomen juris di comitato non riconosciuto, ogniqualvolta si proceda collettivamente alla raccolta di fondi presso il pubblico per finalità solidaristiche. Il terzo capitolo è dedicato all’individuazione della struttura, della forma e della natura giuridica delle oblazioni, inquadrate, all’esito di un esame critico delle teorie che le qualificano in termini di donazioni fiduciarie ovvero modali, tra le liberalità atipiche. Nell’ultimo capitolo, si analizzano il vincolo di destinazione che affetta i beni ricompresi nel patrimonio di oblazione e le conseguenze della violazione di tale vincolo da parte degli amministratori, con particolare riguardo alla sorte degli atti di distrazione dei beni dallo scopo annunciato ed all’annosa questione dei soggetti legittimati a far valere la responsabilità personale e solidale degli amministratori del comitato ex art. 40 c.c.
I comitati non riconosciuti / D'Acunto, Luciana. - STAMPA. - (2010).
I comitati non riconosciuti
D'ACUNTO, LUCIANA
2010
Abstract
La monografia, dedicata allo studio dei comitati di cui agli artt. 39-42 c.c., si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo, dopo aver affrontato la controversa questione della natura giuridica del comitato non riconosciuto, si esamina lo scopo dell’ente, con l’obiettivo di delinearne i caratteri e di verificare la possibilità di ravvisare già nella natura dello scopo, e comunque sul piano finalistico, il discrimen tra l’ente in esame e le figure giuridiche ad esso affini. Nel secondo capitolo, invece, prendendo le mosse dallo studio dell’atto costitutivo dei comitati non riconosciuti, ci si sofferma sulla questione dell’ampiezza dei poteri dei componenti il comitato nella determinazione della struttura organizzativa dell’ente, ed in particolare sulla possibilità di ravvisare nella disposizione dell’art. 41 c.c. un limite a tali poteri. La soluzione negativa alla quale si perviene discende dalla dimostrazione che la responsabilità, personale e solidale, di tutti i componenti il comitato non riconosciuto per le obbligazioni dell’ente non trova la propria giustificazione nel carattere necessariamente personalistico dell’organizzazione interna dell’ente, ma piuttosto nella provenienza esterna dei fondi da conservare e destinare allo scopo annunciato. Peraltro, così individuata la ratio del regime di responsabilità descritto dall’art. 41 c.c., si sostiene la necessità di estenderne l’applicazione anche in assenza di un’autonoma entità giuridica recante il nomen juris di comitato non riconosciuto, ogniqualvolta si proceda collettivamente alla raccolta di fondi presso il pubblico per finalità solidaristiche. Il terzo capitolo è dedicato all’individuazione della struttura, della forma e della natura giuridica delle oblazioni, inquadrate, all’esito di un esame critico delle teorie che le qualificano in termini di donazioni fiduciarie ovvero modali, tra le liberalità atipiche. Nell’ultimo capitolo, si analizzano il vincolo di destinazione che affetta i beni ricompresi nel patrimonio di oblazione e le conseguenze della violazione di tale vincolo da parte degli amministratori, con particolare riguardo alla sorte degli atti di distrazione dei beni dallo scopo annunciato ed all’annosa questione dei soggetti legittimati a far valere la responsabilità personale e solidale degli amministratori del comitato ex art. 40 c.c.File | Dimensione | Formato | |
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