Le differenti declinazioni della “venustas” hanno offerto nel tempo una serie di canoni cui far riferimento tali che – nelle differenti culture ed epoche – la bellezza potesse essere associata di volta in volta ad un ulteriore termine che ne specificasse il suo carattere: ordine, regola, armonia e proporzione così come i concetti di giustizia, equità e bontà hanno da sempre rappresentato – per presenza o per assenza – indicatori in base ai quali il concetto di venustas ha mutato la sua immagine di bellezza nei secoli. Pura o imperfetta, eterea o sublime, armonica o provocatoria che fosse, questa immagine si è plasmata comunque su un carattere dominante che oggi è affannoso e inopportuno ricercare. Se è vero – come afferma Eco – che è inutile stare a cercare un “ideale estetico diffuso” quanto piuttosto “arrendersi di fronte all’orgia della tolleranza, al sincretismo totale, all’assoluto e inarrestabile politeismo della Bellezza”. E iniziare a concentrarsi, dunque, sulla pluralità di valori che la bellezza oggi sottintende, mettendo in campo termini come diversità, differenza, variazione, intorno ai quali cominciare a costruire la qualità oltre che dell’immagine della bellezza, di un’architettura della venustas. Ed in queste molteplici immagini di bellezza, il concetto di diversità assume accezioni plurali che rimandano a diverse idee e modi di fare architettura. Uno di questi – tra i più riconoscibili – lavora con la differenza come elemento di innovazione. La bellezza è ciò che si differenzia da ciò che si è abituati a pensare e vedere comunemente e si imprime nell’immaginario collettivo in quanto originale elemento di eccezionalità: così, la ricerca affannosa di tale eccezionalità viene spesso considerata come un valore da perseguire per garantire alla propria architettura il primato della originalità nello scenario affollato delle immagini spettacolari della contemporaneità. Muovendosi così dall’architettura alla società, dalla società al mercato e dal mercato nuovamente all’architettura, il rischio di una perdita di senso appare se non inevitabile quantomeno probabile. Declinare, invece, la diversità a partire dal concetto di “varietas” significa attribuire alla bellezza ulteriori valori che fanno riferimento alla differenza come varietà, alla variazione come cambiamento, e alla diversità come presupposto imprescindibile di quel “progetto di modificazione” che ricerca nei differenti materiali della composizione urbana e architettonica la possibilità di fornire al luogo dell’architettura dei valori aggiunti. Ed è infatti la varietà stessa ad essere oggi un valore intrinseco al paesaggio della contemporaneità e attributo su cui fondare la sua riconfigurazione. Riconfigurazione che parte dal riconoscere prima di tutto le differenze tra i luoghi, ognuno dotato di una sua specifica identità che nasce a partire dalle diverse condizioni geo-morfologiche di riferimento. E differenze interne ai luoghi stessi: da un lato gli elementi che si rintracciano all’interno degli spazi contemporanei come una serie di “objects trouvés” cui dare nuovo senso e significato; dall’altro le differenti configurazioni che ha assunto lo stesso luogo nel corso del tempo. L’architettura dei luoghi della bellezza di contro al luogo identificato con un’architettura spettacolare. Paesaggi come luogo delle differenze e non come luogo delle eccezioni. In questo modo di intendere il progetto di paesaggio è possibile riscontrare, dunque, un’idea di democrazia. Un progetto che si fa democratico perché ascolta ed interpreta le diverse esigenze e le trasforma in possibilità: si dà, così, voce ai luoghi e alle loro differenze, si attribuisce loro un senso che alberga nel complesso intreccio di geografia e storia, di urbs e civitas. Per un progetto urbano che si fa espressione della autenticità dei luoghi, in un processo in cui la lettura delle aree non appiattisce su un unico piano la diversità ma la esalta, ponendola come ingrediente principale di una nuova idea di bellezza. Bella perché varia. L’articolo illustra la proposta di metodo costruita dagli autori all’interno di un gruppo di ricerca più ampio, passando in rassegna tre esempi di lettura di aree interne alla città di Napoli, sviluppati nell’ambito del dottorato di Progettazione Urbana. Un metodo che si propone la costruzione di nuovi scenari contemporanei a partire dalla lettura di tre luoghi – ricchi di quelle forme di varietas sopraccitate - attraverso il riconoscimento dei possibili materiali del progetto e la ricomposizione in tre diverse forme architettoniche e urbane: il vuoto, il recinto, il margine. La loro messa in figura attraverso il processo compositivo diventa la chiave di volta per la costruzione di nuovi e ancora possibili paesaggi della bellezza.

I paesaggi della venustas: variazioni eccezionali / Fatigato, ORFINA FRANCESCA; Nobile, MARIA LUNA; Parita', Giuseppe. - STAMPA. - (2010), pp. 31-43. (Intervento presentato al convegno Eurau '10. 5a edizione Giornate Europee della Ricerca Architettonica e Urbana tenutosi a Napoli nel 23-26 Giugno 2010).

I paesaggi della venustas: variazioni eccezionali

FATIGATO, ORFINA FRANCESCA;NOBILE, MARIA LUNA;PARITA', GIUSEPPE
2010

Abstract

Le differenti declinazioni della “venustas” hanno offerto nel tempo una serie di canoni cui far riferimento tali che – nelle differenti culture ed epoche – la bellezza potesse essere associata di volta in volta ad un ulteriore termine che ne specificasse il suo carattere: ordine, regola, armonia e proporzione così come i concetti di giustizia, equità e bontà hanno da sempre rappresentato – per presenza o per assenza – indicatori in base ai quali il concetto di venustas ha mutato la sua immagine di bellezza nei secoli. Pura o imperfetta, eterea o sublime, armonica o provocatoria che fosse, questa immagine si è plasmata comunque su un carattere dominante che oggi è affannoso e inopportuno ricercare. Se è vero – come afferma Eco – che è inutile stare a cercare un “ideale estetico diffuso” quanto piuttosto “arrendersi di fronte all’orgia della tolleranza, al sincretismo totale, all’assoluto e inarrestabile politeismo della Bellezza”. E iniziare a concentrarsi, dunque, sulla pluralità di valori che la bellezza oggi sottintende, mettendo in campo termini come diversità, differenza, variazione, intorno ai quali cominciare a costruire la qualità oltre che dell’immagine della bellezza, di un’architettura della venustas. Ed in queste molteplici immagini di bellezza, il concetto di diversità assume accezioni plurali che rimandano a diverse idee e modi di fare architettura. Uno di questi – tra i più riconoscibili – lavora con la differenza come elemento di innovazione. La bellezza è ciò che si differenzia da ciò che si è abituati a pensare e vedere comunemente e si imprime nell’immaginario collettivo in quanto originale elemento di eccezionalità: così, la ricerca affannosa di tale eccezionalità viene spesso considerata come un valore da perseguire per garantire alla propria architettura il primato della originalità nello scenario affollato delle immagini spettacolari della contemporaneità. Muovendosi così dall’architettura alla società, dalla società al mercato e dal mercato nuovamente all’architettura, il rischio di una perdita di senso appare se non inevitabile quantomeno probabile. Declinare, invece, la diversità a partire dal concetto di “varietas” significa attribuire alla bellezza ulteriori valori che fanno riferimento alla differenza come varietà, alla variazione come cambiamento, e alla diversità come presupposto imprescindibile di quel “progetto di modificazione” che ricerca nei differenti materiali della composizione urbana e architettonica la possibilità di fornire al luogo dell’architettura dei valori aggiunti. Ed è infatti la varietà stessa ad essere oggi un valore intrinseco al paesaggio della contemporaneità e attributo su cui fondare la sua riconfigurazione. Riconfigurazione che parte dal riconoscere prima di tutto le differenze tra i luoghi, ognuno dotato di una sua specifica identità che nasce a partire dalle diverse condizioni geo-morfologiche di riferimento. E differenze interne ai luoghi stessi: da un lato gli elementi che si rintracciano all’interno degli spazi contemporanei come una serie di “objects trouvés” cui dare nuovo senso e significato; dall’altro le differenti configurazioni che ha assunto lo stesso luogo nel corso del tempo. L’architettura dei luoghi della bellezza di contro al luogo identificato con un’architettura spettacolare. Paesaggi come luogo delle differenze e non come luogo delle eccezioni. In questo modo di intendere il progetto di paesaggio è possibile riscontrare, dunque, un’idea di democrazia. Un progetto che si fa democratico perché ascolta ed interpreta le diverse esigenze e le trasforma in possibilità: si dà, così, voce ai luoghi e alle loro differenze, si attribuisce loro un senso che alberga nel complesso intreccio di geografia e storia, di urbs e civitas. Per un progetto urbano che si fa espressione della autenticità dei luoghi, in un processo in cui la lettura delle aree non appiattisce su un unico piano la diversità ma la esalta, ponendola come ingrediente principale di una nuova idea di bellezza. Bella perché varia. L’articolo illustra la proposta di metodo costruita dagli autori all’interno di un gruppo di ricerca più ampio, passando in rassegna tre esempi di lettura di aree interne alla città di Napoli, sviluppati nell’ambito del dottorato di Progettazione Urbana. Un metodo che si propone la costruzione di nuovi scenari contemporanei a partire dalla lettura di tre luoghi – ricchi di quelle forme di varietas sopraccitate - attraverso il riconoscimento dei possibili materiali del progetto e la ricomposizione in tre diverse forme architettoniche e urbane: il vuoto, il recinto, il margine. La loro messa in figura attraverso il processo compositivo diventa la chiave di volta per la costruzione di nuovi e ancora possibili paesaggi della bellezza.
2010
9788884971623
I paesaggi della venustas: variazioni eccezionali / Fatigato, ORFINA FRANCESCA; Nobile, MARIA LUNA; Parita', Giuseppe. - STAMPA. - (2010), pp. 31-43. (Intervento presentato al convegno Eurau '10. 5a edizione Giornate Europee della Ricerca Architettonica e Urbana tenutosi a Napoli nel 23-26 Giugno 2010).
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