La declinazione della sostenibilità nel dominio della conoscenza-trasformazione degli insediamenti antropici introduce significative modificazioni nelle strumentazioni teorico-metodologiche e nelle pratiche di settore. L’attuale stato di crisi ambientale-economica-sociale sembra costituirsi come forte elemento catalizzatore di processi di mutazione irreversibili a scala planetaria. In uno slogan: dalla affluent society alla green economy. Una “nuova” rivoluzione industriale che come le precedenti è sostenuta da coerenti modelli culturali. I processi metabolici della produzione-consumo dovrebbero avviarsi verso regimi di maggiore efficienza capaci di ridurne l’impatto attraverso l’abbattimento delle quantità-qualità degli input-output negativi. Di questi metabolismi l’abitare si rivela il più critico: le città e gli organismi edilizi i sistemi potenzialmente in grado se opportunamente “ricondizionati” e “trasformati” di contribuire in modo decisivo al successo degli obiettivi virtuosi delle politiche globalizzate. Il presente contributo è orientato ad iniziare a ricollocare i temi individuati dal rapporto tra progetto ed innovazione per il costruire sostenibile, in un quadro più ampio per poter con maggiore consapevolezza indirizzare gli interessi di ricerca e di sperimentazione. Già nel passato infatti orientamenti di cultura tecnico-progettuale declinati con entusiasmo ingenuo e talvolta con arrogante fondamentalismo hanno proposto e reso egemoni soluzioni costruttive che non hanno retto al giudizio del tempo: come le “palazzine” a telaio in calcestruzzo armato della espansione “non abusiva” delle nostre città nella seconda metà del secolo scorso. Oggi la dotazione tecnico-scientifica e l’attenzione “olistica” alla gamma delle prestazioni da sottoporre al controllo del progetto sembra garantirci dai limiti di approcci unilaterali, tuttavia sembra sempre incombente il rischio di un fallimento del ruolo disciplinare sia all’interno del suo settore di competenza dove potrebbe inconsapevolmente supportare processi di obsolescenza “programmata” sollecitati esclusivamente da logiche di mercato, sia verso il sistema socio-economico più generale che potrebbe veder compromesse strategie di rinnovamento più adeguate da una “distrazione” di risorse e di attenzioni rivendicate dai “portatori d’interesse” del costruire sostenibile.
Costruire sostenibile. Un quadro di riferimento / Caturano, Umberto. - ELETTRONICO. - (2010), pp. 1254-1261. (Intervento presentato al convegno Abitare il Futuro ... dopo Copenhagen - Inhabiting the Future ... after Copenhagen tenutosi a NAPOLI nel 13 - 14 Dicembre 2010).
Costruire sostenibile. Un quadro di riferimento
CATURANO, UMBERTO
2010
Abstract
La declinazione della sostenibilità nel dominio della conoscenza-trasformazione degli insediamenti antropici introduce significative modificazioni nelle strumentazioni teorico-metodologiche e nelle pratiche di settore. L’attuale stato di crisi ambientale-economica-sociale sembra costituirsi come forte elemento catalizzatore di processi di mutazione irreversibili a scala planetaria. In uno slogan: dalla affluent society alla green economy. Una “nuova” rivoluzione industriale che come le precedenti è sostenuta da coerenti modelli culturali. I processi metabolici della produzione-consumo dovrebbero avviarsi verso regimi di maggiore efficienza capaci di ridurne l’impatto attraverso l’abbattimento delle quantità-qualità degli input-output negativi. Di questi metabolismi l’abitare si rivela il più critico: le città e gli organismi edilizi i sistemi potenzialmente in grado se opportunamente “ricondizionati” e “trasformati” di contribuire in modo decisivo al successo degli obiettivi virtuosi delle politiche globalizzate. Il presente contributo è orientato ad iniziare a ricollocare i temi individuati dal rapporto tra progetto ed innovazione per il costruire sostenibile, in un quadro più ampio per poter con maggiore consapevolezza indirizzare gli interessi di ricerca e di sperimentazione. Già nel passato infatti orientamenti di cultura tecnico-progettuale declinati con entusiasmo ingenuo e talvolta con arrogante fondamentalismo hanno proposto e reso egemoni soluzioni costruttive che non hanno retto al giudizio del tempo: come le “palazzine” a telaio in calcestruzzo armato della espansione “non abusiva” delle nostre città nella seconda metà del secolo scorso. Oggi la dotazione tecnico-scientifica e l’attenzione “olistica” alla gamma delle prestazioni da sottoporre al controllo del progetto sembra garantirci dai limiti di approcci unilaterali, tuttavia sembra sempre incombente il rischio di un fallimento del ruolo disciplinare sia all’interno del suo settore di competenza dove potrebbe inconsapevolmente supportare processi di obsolescenza “programmata” sollecitati esclusivamente da logiche di mercato, sia verso il sistema socio-economico più generale che potrebbe veder compromesse strategie di rinnovamento più adeguate da una “distrazione” di risorse e di attenzioni rivendicate dai “portatori d’interesse” del costruire sostenibile.File | Dimensione | Formato | |
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