Il 15 dicembre 2008, una frana del volume di circa 4000 m3 interessò una scarpata rocciosa, in prossimità dell’abitato di San Severino di Centola, nel Cilento meridionale. L’evento, del tipo scorrimento traslativo, avvenne lungo piani di stratificazione fortemente inclinati ed intersecati da numerose fratture. Il cumulo di frana, formato da numerosi blocchi, si arrestò lungo il settore medio-basso del pendio sottostante. Diversi massi raggiunsero la base del pendio, invadendo la strada nazionale n. 562 e coinvolgendo un’auto in transito. A seguito della frana, la sede stradale ha subìto gravi danni ed è stata chiusa al traffico per diversi mesi. Subito dopo l’evento, lungo il pendio sottostante la scarpata rocciosa e sulla sede stradale, furono rilevate numerose impronte da impatto; inoltre, furono misurati i volumi di numerosi massi. L’area interessata dalle traiettorie di caduta si estende su di una superficie di circa 4.900 m2. Con l’ausilio di codici di calcolo bi e tridimensionali, sono state effettuate numerose analisi traiettografiche, allo scopo di definire i valori dei coefficienti di restituzione all’urto e dell’angolo d’attrito al rotolamento più realistici. Inoltre, sono state ricostruite le traiettorie di caduta massi e calcolati i valori di energia cinetica. Estendendo all’area circostante (superficie pari a circa 2 ettari) i risultati delle analisi, è stata allestita una mappa di pericolosità. Su tale mappa sono state tracciate le curve iso-cinetiche calcolate interpolando i dati di energia rilevati lungo 11 profili topografici. Inoltre, sono rappresentate le aree interessate dal 70 e 30% di frequenza di transito ed arresto dei massi. Successivamente, con riferimento alle Norme Federali Svizzere, è stato allestito un altro scenario di pericolosità, coerente con il primo, basato sui valori di intensità e periodi di ritorno dell’evento del 2008. In questo modo è stato possibile delimitare le aree caratterizzate da diverso grado di pericolosità e definire i tipi di interventi più idonei per la mitigazione del rischio.
Valutazione della pericolosità da crollo secondo le normefederali svizzere: il caso di San Severino di Centola (Cilento) / Budetta, Paolo. - In: GEOLOGIA TECNICA & AMBIENTALE. - ISSN 1722-0025. - (2010), pp. 5-24.
Valutazione della pericolosità da crollo secondo le normefederali svizzere: il caso di San Severino di Centola (Cilento)
BUDETTA, PAOLO
2010
Abstract
Il 15 dicembre 2008, una frana del volume di circa 4000 m3 interessò una scarpata rocciosa, in prossimità dell’abitato di San Severino di Centola, nel Cilento meridionale. L’evento, del tipo scorrimento traslativo, avvenne lungo piani di stratificazione fortemente inclinati ed intersecati da numerose fratture. Il cumulo di frana, formato da numerosi blocchi, si arrestò lungo il settore medio-basso del pendio sottostante. Diversi massi raggiunsero la base del pendio, invadendo la strada nazionale n. 562 e coinvolgendo un’auto in transito. A seguito della frana, la sede stradale ha subìto gravi danni ed è stata chiusa al traffico per diversi mesi. Subito dopo l’evento, lungo il pendio sottostante la scarpata rocciosa e sulla sede stradale, furono rilevate numerose impronte da impatto; inoltre, furono misurati i volumi di numerosi massi. L’area interessata dalle traiettorie di caduta si estende su di una superficie di circa 4.900 m2. Con l’ausilio di codici di calcolo bi e tridimensionali, sono state effettuate numerose analisi traiettografiche, allo scopo di definire i valori dei coefficienti di restituzione all’urto e dell’angolo d’attrito al rotolamento più realistici. Inoltre, sono state ricostruite le traiettorie di caduta massi e calcolati i valori di energia cinetica. Estendendo all’area circostante (superficie pari a circa 2 ettari) i risultati delle analisi, è stata allestita una mappa di pericolosità. Su tale mappa sono state tracciate le curve iso-cinetiche calcolate interpolando i dati di energia rilevati lungo 11 profili topografici. Inoltre, sono rappresentate le aree interessate dal 70 e 30% di frequenza di transito ed arresto dei massi. Successivamente, con riferimento alle Norme Federali Svizzere, è stato allestito un altro scenario di pericolosità, coerente con il primo, basato sui valori di intensità e periodi di ritorno dell’evento del 2008. In questo modo è stato possibile delimitare le aree caratterizzate da diverso grado di pericolosità e definire i tipi di interventi più idonei per la mitigazione del rischio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.