La proposta con cui intendo contribuire all’esplorazione del concetto di venustas, riguarda la messa in forma della domanda di bellezza nei processi di costruzione della città a partire dalla comunicazione tra pratiche sociali e politiche di trasformazione urbana. Il contributo parte da un racconto di un processo di trasformazione urbana a Barcellona, in cui si verifica un conflitto tra una comunità di abitanti e la pubblica amministrazione rispetto alla configurazione architettonica da attribuire allo spazio risultante dalla trasformazione. Il conflitto si sviluppa in termini di immagini spaziali relative a diverse interpretazioni del concetto di spazio pubblico e a modi diversi di mettere in relazione firmitas e utilitas. L’epilogo della controversia è rappresentato da un processo partecipativo da cui viene fuori un piccolo parco di quartiere. In questo spazio, costituito dall’ assemblaggio di frammenti delle diverse immagini spaziali, nessuna delle parti è capace di riconoscere una propria immagine di bellezza, nonostante, nel costituire il risultato di un percorso di mediazione, contenga elementi relativi ai diversi desideri spaziali in gioco. Da una lettura di questa identità ibrida dello spazio, emerge come in realtà il “parco concertato” rappresenti per le diverse parti coinvolte un risultato significativo, nella misura in cui la concezione di spazio convenzionale si misura con modalità di fruizione derivate dalle pratiche abitative degli utenti, a loro volta riorganizzate nell’ambito di un progetto. La lettura della vicenda, a partire dall’ambiguità dello spazio e del suo mancato riconoscimento, rispetto alla messa a fuoco dei punti di frattura tra le parti e lo spazio, offre la possibilità di riprendere la comunicazione interrotta tra pratiche sociali di interazione con il territorio e politiche di trasformazione urbana. La vicenda si sviluppa a partire da immagini spaziali in conflitto che coincidono con quella di un parco di quartiere autocostruito dagli abitanti, a cui fa da contrappunto l’immagine diffusa di spazio pubblico urbano, attraverso cui l’amministrazione comunica e diffonde l’immagine pubblica della città. Successivamente il conflitto si allarga nell’avvicendarsi e sovrapporsi di una molteplicità di figure spaziali e comunicative, che non convergono alla definizione di una domanda di spazio, ma costruiscono un territorio complesso di comunicazione, caratterizzato da termini di confronto differenziati e dissonanti. Costruire la venustas, può significare allora riformulare la domanda, riallacciando i legami interrotti tra le diverse domande di bellezza e configurando un territorio di comunicazione. In questa direzione si colloca la messa in forma di un attrezzo utile a ricomporre le diverse figure che emergono nel corso della vicenda, rispetto ad un territorio comunicativo comune che ne permetta il confronto, a partire dal quale riformulare la domanda di bellezza. L’attrezzo utilizzato rispetto alle finalità individuate è il frame. Applicando il costrutto al racconto della vicenda, si delinenano quattro differenti frames in gioco nell’interpretazione dello spazio. All’immagine di bellezza dell’amministrazione comunale, rappresentata da uno spazio pubblico disegnato, che mette in comunicazione e separa pezzi di città, alternando nella costruzione corale dell’immagine di spazio pubblico catalano, partiture spaziali multiformi come ramblas, paseos, piazzette e piccoli spazi di connessione, fa da contrappunto la bellezza individuata da un gruppo di abitanti in uno spazio costruito sulla misura delle proprie esigenze, i cui elementi, non caratterizzati da un progetto omogeneo, hanno la qualità di essere derivati direttamente dall’utilizzare e dall’abitare lo spazio. Su quest’ immagine, si inserisce una spazialità in continuo divenire, determinata attraverso la sperimentazione di forme di abitare comunitarie legate e pratiche artistiche, da comunità di giovani nuovi abitanti. In contrappunto stridente con quest’ultima, l’immagine di uno spazio normale, sostenuta da vecchi abitanti che in una ricerca di appartenenza alla città si aggrappano ai canoni di normalità rappresentati dallo spazio pubblico comunale. Nel passaggio dalla situazione di blocco della comunicazione, ancorata ai risultati spaziali della mediazione sullo spazio, ad una situazione di conflitto tra frames, si individuano dei punti di frizione, di interruzione della domanda di bellezza, rispetto ai quali è possibile effettuare un’operazione di reframing. Questa modalità operativa, nella direzione delineata da Schön e Argyris come passaggio da Model I a Model II e da Schön e Rein, come conversazione riflessiva con la situazione, permette di rimaneggiare i punti di conflitto riproporzionando i frames individuati su un assetto della situazione differente da quello di partenza. Nel caso considerato ciò significherebbe aprire la strada alla messa a punto di una politica di produzione dello spazio pubblico a partire dall’interazione tra pratiche sociali e politiche di trasformazione urbana.

"Territori contesi e domanda di bellezza. Ricomporre frammenti di venustas" in atti del convegno Eurau 10 venustas/architettura/mercato/democrazia / Gurgo, Valentina. - STAMPA. - (2010), pp. 1-9. (Intervento presentato al convegno Eurau 10- venustas/architettura/mercato/democrazia tenutosi a Napoli nel 23/06/10 a 26/06/10).

"Territori contesi e domanda di bellezza. Ricomporre frammenti di venustas" in atti del convegno Eurau 10 venustas/architettura/mercato/democrazia

GURGO, VALENTINA
2010

Abstract

La proposta con cui intendo contribuire all’esplorazione del concetto di venustas, riguarda la messa in forma della domanda di bellezza nei processi di costruzione della città a partire dalla comunicazione tra pratiche sociali e politiche di trasformazione urbana. Il contributo parte da un racconto di un processo di trasformazione urbana a Barcellona, in cui si verifica un conflitto tra una comunità di abitanti e la pubblica amministrazione rispetto alla configurazione architettonica da attribuire allo spazio risultante dalla trasformazione. Il conflitto si sviluppa in termini di immagini spaziali relative a diverse interpretazioni del concetto di spazio pubblico e a modi diversi di mettere in relazione firmitas e utilitas. L’epilogo della controversia è rappresentato da un processo partecipativo da cui viene fuori un piccolo parco di quartiere. In questo spazio, costituito dall’ assemblaggio di frammenti delle diverse immagini spaziali, nessuna delle parti è capace di riconoscere una propria immagine di bellezza, nonostante, nel costituire il risultato di un percorso di mediazione, contenga elementi relativi ai diversi desideri spaziali in gioco. Da una lettura di questa identità ibrida dello spazio, emerge come in realtà il “parco concertato” rappresenti per le diverse parti coinvolte un risultato significativo, nella misura in cui la concezione di spazio convenzionale si misura con modalità di fruizione derivate dalle pratiche abitative degli utenti, a loro volta riorganizzate nell’ambito di un progetto. La lettura della vicenda, a partire dall’ambiguità dello spazio e del suo mancato riconoscimento, rispetto alla messa a fuoco dei punti di frattura tra le parti e lo spazio, offre la possibilità di riprendere la comunicazione interrotta tra pratiche sociali di interazione con il territorio e politiche di trasformazione urbana. La vicenda si sviluppa a partire da immagini spaziali in conflitto che coincidono con quella di un parco di quartiere autocostruito dagli abitanti, a cui fa da contrappunto l’immagine diffusa di spazio pubblico urbano, attraverso cui l’amministrazione comunica e diffonde l’immagine pubblica della città. Successivamente il conflitto si allarga nell’avvicendarsi e sovrapporsi di una molteplicità di figure spaziali e comunicative, che non convergono alla definizione di una domanda di spazio, ma costruiscono un territorio complesso di comunicazione, caratterizzato da termini di confronto differenziati e dissonanti. Costruire la venustas, può significare allora riformulare la domanda, riallacciando i legami interrotti tra le diverse domande di bellezza e configurando un territorio di comunicazione. In questa direzione si colloca la messa in forma di un attrezzo utile a ricomporre le diverse figure che emergono nel corso della vicenda, rispetto ad un territorio comunicativo comune che ne permetta il confronto, a partire dal quale riformulare la domanda di bellezza. L’attrezzo utilizzato rispetto alle finalità individuate è il frame. Applicando il costrutto al racconto della vicenda, si delinenano quattro differenti frames in gioco nell’interpretazione dello spazio. All’immagine di bellezza dell’amministrazione comunale, rappresentata da uno spazio pubblico disegnato, che mette in comunicazione e separa pezzi di città, alternando nella costruzione corale dell’immagine di spazio pubblico catalano, partiture spaziali multiformi come ramblas, paseos, piazzette e piccoli spazi di connessione, fa da contrappunto la bellezza individuata da un gruppo di abitanti in uno spazio costruito sulla misura delle proprie esigenze, i cui elementi, non caratterizzati da un progetto omogeneo, hanno la qualità di essere derivati direttamente dall’utilizzare e dall’abitare lo spazio. Su quest’ immagine, si inserisce una spazialità in continuo divenire, determinata attraverso la sperimentazione di forme di abitare comunitarie legate e pratiche artistiche, da comunità di giovani nuovi abitanti. In contrappunto stridente con quest’ultima, l’immagine di uno spazio normale, sostenuta da vecchi abitanti che in una ricerca di appartenenza alla città si aggrappano ai canoni di normalità rappresentati dallo spazio pubblico comunale. Nel passaggio dalla situazione di blocco della comunicazione, ancorata ai risultati spaziali della mediazione sullo spazio, ad una situazione di conflitto tra frames, si individuano dei punti di frizione, di interruzione della domanda di bellezza, rispetto ai quali è possibile effettuare un’operazione di reframing. Questa modalità operativa, nella direzione delineata da Schön e Argyris come passaggio da Model I a Model II e da Schön e Rein, come conversazione riflessiva con la situazione, permette di rimaneggiare i punti di conflitto riproporzionando i frames individuati su un assetto della situazione differente da quello di partenza. Nel caso considerato ciò significherebbe aprire la strada alla messa a punto di una politica di produzione dello spazio pubblico a partire dall’interazione tra pratiche sociali e politiche di trasformazione urbana.
2010
"Territori contesi e domanda di bellezza. Ricomporre frammenti di venustas" in atti del convegno Eurau 10 venustas/architettura/mercato/democrazia / Gurgo, Valentina. - STAMPA. - (2010), pp. 1-9. (Intervento presentato al convegno Eurau 10- venustas/architettura/mercato/democrazia tenutosi a Napoli nel 23/06/10 a 26/06/10).
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