Entro la ricchezza di argomenti caratterizzanti il pensiero di Roberto Pane, l’attenzione per l’architettura antica si pone tra i primi, anche in ordine di tempo, interessi disciplinari dello studioso. All’interpretazione, stilistica e costruttiva insieme, delle fabbriche dell’antichità Pane volgerà la sua attenzione di architetto sin dagli anni giovanili intrecciando il momento analitico alle possibili ricadute operative. Appena laureato, l’esperienza condotta presso la Soprintendenza alle Antichità della Campania, retta da Amedeo Maiuri, lo vedrà impegnato (1923-1926 ca.) in cantieri di scavo e di sistemazione archeologica alla cui metodologia analitica e progettuale si intende prestare specifica attenzione anche in relazione alla coeva lezione giovannoniana. Nello scritto si approfondisce, quindi, l’incidenza determinata dal progressivo avvicinamento alla cultura idealista sugli studi condotti da Pane in campo archeologico; la riflessione, in particolare, sul Barocco antico, elaborata dallo studioso nel 1935, appare quale significativa testimonianza del passaggio da un approccio ancora di matrice positivista verso più aggiornati indirizzi critici. Seguendo le tracce di un dialogo mai interrotto con l’archeologo Maiuri, si ripercorre il contributo fornito dal Nostro alla conoscenza dei contesti archeologici vesuviani, cui saranno, fin dal 1938, dedicate molteplici esperienze didattiche, anche sfociate nella pubblicazione, esemplificativa nel metodo, de La casa di Loreio Tiburtino e la villa di Diomede a Pompei (Roma, 1947), ancora una volta frutto della sopra citata collaborazione. L’affinamento delle capacità di interpretazione dell’architettura antica troverà, nello studio sui Mausolei romani in Campania (Napoli, 1957) svolto con Alfonso de Franciscis, un ulteriore banco di prova riguardo l’intreccio indissolubile, presente nella riflessione di Pane, tra interpretazione architettonica e scelte conservative. Una caratteristica, quest’ultima, che si alimenterà ulteriormente negli anni seguenti con un allargamento di prospettiva dalla scala dell’architettura a quella urbana e da quest’ultima a quella paesistica. Ripercorrendo gli scritti sull’argomento, il contributo intende mettere in risalto sia questioni di ordine teoretico, connesse soprattutto al significato conferito da Pane all’architettura mutila, sia problematiche tuttora di viva attualità, riferite soprattutto alla relazione tra rudere archeologico, stratificazione urbana e paesaggio.

Tra cultura archeologica e restauro dell'antico. Il contributo di Roberto Pane nella prima metà del Novecento / Russo, V.. - STAMPA. - (2010), pp. 159-169. (Intervento presentato al convegno Roberto Pane tra storia e restauro. Architettura, città, paesaggio tenutosi a Napoli nel 27-28 ottobre 2008).

Tra cultura archeologica e restauro dell'antico. Il contributo di Roberto Pane nella prima metà del Novecento

2010

Abstract

Entro la ricchezza di argomenti caratterizzanti il pensiero di Roberto Pane, l’attenzione per l’architettura antica si pone tra i primi, anche in ordine di tempo, interessi disciplinari dello studioso. All’interpretazione, stilistica e costruttiva insieme, delle fabbriche dell’antichità Pane volgerà la sua attenzione di architetto sin dagli anni giovanili intrecciando il momento analitico alle possibili ricadute operative. Appena laureato, l’esperienza condotta presso la Soprintendenza alle Antichità della Campania, retta da Amedeo Maiuri, lo vedrà impegnato (1923-1926 ca.) in cantieri di scavo e di sistemazione archeologica alla cui metodologia analitica e progettuale si intende prestare specifica attenzione anche in relazione alla coeva lezione giovannoniana. Nello scritto si approfondisce, quindi, l’incidenza determinata dal progressivo avvicinamento alla cultura idealista sugli studi condotti da Pane in campo archeologico; la riflessione, in particolare, sul Barocco antico, elaborata dallo studioso nel 1935, appare quale significativa testimonianza del passaggio da un approccio ancora di matrice positivista verso più aggiornati indirizzi critici. Seguendo le tracce di un dialogo mai interrotto con l’archeologo Maiuri, si ripercorre il contributo fornito dal Nostro alla conoscenza dei contesti archeologici vesuviani, cui saranno, fin dal 1938, dedicate molteplici esperienze didattiche, anche sfociate nella pubblicazione, esemplificativa nel metodo, de La casa di Loreio Tiburtino e la villa di Diomede a Pompei (Roma, 1947), ancora una volta frutto della sopra citata collaborazione. L’affinamento delle capacità di interpretazione dell’architettura antica troverà, nello studio sui Mausolei romani in Campania (Napoli, 1957) svolto con Alfonso de Franciscis, un ulteriore banco di prova riguardo l’intreccio indissolubile, presente nella riflessione di Pane, tra interpretazione architettonica e scelte conservative. Una caratteristica, quest’ultima, che si alimenterà ulteriormente negli anni seguenti con un allargamento di prospettiva dalla scala dell’architettura a quella urbana e da quest’ultima a quella paesistica. Ripercorrendo gli scritti sull’argomento, il contributo intende mettere in risalto sia questioni di ordine teoretico, connesse soprattutto al significato conferito da Pane all’architettura mutila, sia problematiche tuttora di viva attualità, riferite soprattutto alla relazione tra rudere archeologico, stratificazione urbana e paesaggio.
2010
9788831706339
Tra cultura archeologica e restauro dell'antico. Il contributo di Roberto Pane nella prima metà del Novecento / Russo, V.. - STAMPA. - (2010), pp. 159-169. (Intervento presentato al convegno Roberto Pane tra storia e restauro. Architettura, città, paesaggio tenutosi a Napoli nel 27-28 ottobre 2008).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/368490
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