Idee innate figura e giudizio in Cartesio Questa monografia inizia con una premessa che mira a porre in rilievo, riferendosi al criticismo kantiano, l’estensione data dal filosofo tedesco al concetto di rappresentazione (Vorstellung ) che, sebbene allo stesso modo di un genere comprenda diverse specie, non viene definito da Kant. Un altro luogo particolarmente significativo della Critica della ragion pura in cui appare il termine rappresentazione, si trova nelle Analogie dell’esperienza dell’Analitica dei principi della Critica della ragion pura, soprattutto nella seconda analogia, in cui l’interesse di Kant non va solo alla dimensione temporale di ciò che appare al soggetto, ma anche alla possibilità che quanto appare diventi oggetto fenomenico universale e necessario, temporalmente ordinato dalle categorie. Il discorso di Kant, tuttavia, non approfondisce, a nostro avviso, il significato di rappresentazione, sia perché l’indagine del filosofo si sposta dalla dimensione temporale che può rimanere soggettiva, come l’agire dell’immaginazione manifesta, alla dimensione temporale e oggettiva dipendente dall’intelletto,sia perché il concetto di rappresentazione va distinto in rappresentante e rappresentato, dove il rappresentato rinvia al rappresentante che non è un rappresentato e pare andare oltre la rappresentazione fenomenica entro cui Kant vuole limitare il suo discorso per non affermare l’intuizione intellettuale. Il rapporto delle rappresentazioni con il soggetto e con l’oggetto, anche se in Kant ordinato dal soggetto, ci hanno portati a indagare la teoria cartesiana delle idee, in modo particolare delle idee innate che sono intese come formali e come obiettive. Delle idee innate fanno anche parte gli enti geometrici che possono essere o solo intesi e non immaginati o intesi e immaginati secondo la sesta Meditazione delle Meditazioni sulla filosofia prima; in quest’ultimo caso emerge un ‘attività dell’immaginazione che non si limita a riprodurre oggetti empirici mediante idee, ma rivela una funzione riproduttiva a priori e non a posteriori di questa facoltà che ha, in questo caso, come oggetto figure geometriche poste da Dio nella mente degli uomini. L’immaginazione secondo questa prospettiva, va oltre la concezione che intende l’immaginare come un contemplare la figura o l’immagine di qualcosa di corporeo perché è in grado di raffigurare idee innate,mutando un ‘idea in immagine e rappresentando con una figura un insieme omogeneo, seppure limitato, in cui l’immagine non rappresenta ciò che è singolare, ma una classe di enti. In tale ambito, abbiamo posto in rapporto la concezione cartesiana dell’immaginazione con lo Schematismo trascendentale di Kant, rapporto che, però, va limitato dall’essere le figure geometriche in Cartesio rappresentazioni di verità eterne non costruite, come in Kant, dal soggetto conoscente. Secondo la prospettiva indicata, abbiamo anche esaminato, riferendoci al diverso ruolo svolto dall’immaginare e dall’intendere, i complessi rapporti fra idea, immagine e figura, dove questa, oltre a significare figura dell’intelletto, figura dell’intelletto insieme con l’immaginazione, figura di enti reali o inventati, ha un significato metafisico che, ribadendo l’onnipotenza divina, va oltre il concetto di limite dell’estensione che concerne qualsiasi ente finito .Considerati i diversi e complessi nessi fra idea, figura ed immagine, ho poi rivolto la mia ricerca all’idea di estensione, con particolare riferimento alla seconda Meditazione delle Meditazioni sulla filosofia prima, che, con l’esempio della cera, mira a superare la contrapposizione tra un vedere entro la mente ( inspectio mentis ), dove la direzione dello sguardo del soggetto va dall’entro all’entro, cioè dalla mente alle idee innate, e un vedere collegato al giudizio. Il giudizio, secondo la nostra interpretazione, non va inteso come esplicitazione di ciò che è oggetto di intuizione da parte della mente o come manifestazione dell’estensione della volontà nei confronti del criterio dell’evidenza, ma come attività che afferma, nega e anche limita, attribuendo o non attribuendo un predicato ad un soggetto. In base a quanto considerato, Cartesio,concludendo la monografia , con la teoria delle idee innate delle Meditazioni sulla filosofia prima e dei Principi della filosofia, accentua ciò che è intuito sull’intuire e mette sullo sfondo il giudizio, sebbene la prevalenza di ciò che è intuito sull’intuire e sul giudicare venga in certi scritti limitata dallo stesso filosofo come appare, ad esempio, nella Ricerca della verità mediante il lume naturale , dove il dubbio e il pensiero non possono essere compresi se non da un soggetto che dubita e pensa,cioè che intuisce se stesso dubitando e pensando.

Idee innate figura e giudizio in Cartesio / Giannetto, Giuseppe. - STAMPA. - (2009).

Idee innate figura e giudizio in Cartesio

GIANNETTO, GIUSEPPE
2009

Abstract

Idee innate figura e giudizio in Cartesio Questa monografia inizia con una premessa che mira a porre in rilievo, riferendosi al criticismo kantiano, l’estensione data dal filosofo tedesco al concetto di rappresentazione (Vorstellung ) che, sebbene allo stesso modo di un genere comprenda diverse specie, non viene definito da Kant. Un altro luogo particolarmente significativo della Critica della ragion pura in cui appare il termine rappresentazione, si trova nelle Analogie dell’esperienza dell’Analitica dei principi della Critica della ragion pura, soprattutto nella seconda analogia, in cui l’interesse di Kant non va solo alla dimensione temporale di ciò che appare al soggetto, ma anche alla possibilità che quanto appare diventi oggetto fenomenico universale e necessario, temporalmente ordinato dalle categorie. Il discorso di Kant, tuttavia, non approfondisce, a nostro avviso, il significato di rappresentazione, sia perché l’indagine del filosofo si sposta dalla dimensione temporale che può rimanere soggettiva, come l’agire dell’immaginazione manifesta, alla dimensione temporale e oggettiva dipendente dall’intelletto,sia perché il concetto di rappresentazione va distinto in rappresentante e rappresentato, dove il rappresentato rinvia al rappresentante che non è un rappresentato e pare andare oltre la rappresentazione fenomenica entro cui Kant vuole limitare il suo discorso per non affermare l’intuizione intellettuale. Il rapporto delle rappresentazioni con il soggetto e con l’oggetto, anche se in Kant ordinato dal soggetto, ci hanno portati a indagare la teoria cartesiana delle idee, in modo particolare delle idee innate che sono intese come formali e come obiettive. Delle idee innate fanno anche parte gli enti geometrici che possono essere o solo intesi e non immaginati o intesi e immaginati secondo la sesta Meditazione delle Meditazioni sulla filosofia prima; in quest’ultimo caso emerge un ‘attività dell’immaginazione che non si limita a riprodurre oggetti empirici mediante idee, ma rivela una funzione riproduttiva a priori e non a posteriori di questa facoltà che ha, in questo caso, come oggetto figure geometriche poste da Dio nella mente degli uomini. L’immaginazione secondo questa prospettiva, va oltre la concezione che intende l’immaginare come un contemplare la figura o l’immagine di qualcosa di corporeo perché è in grado di raffigurare idee innate,mutando un ‘idea in immagine e rappresentando con una figura un insieme omogeneo, seppure limitato, in cui l’immagine non rappresenta ciò che è singolare, ma una classe di enti. In tale ambito, abbiamo posto in rapporto la concezione cartesiana dell’immaginazione con lo Schematismo trascendentale di Kant, rapporto che, però, va limitato dall’essere le figure geometriche in Cartesio rappresentazioni di verità eterne non costruite, come in Kant, dal soggetto conoscente. Secondo la prospettiva indicata, abbiamo anche esaminato, riferendoci al diverso ruolo svolto dall’immaginare e dall’intendere, i complessi rapporti fra idea, immagine e figura, dove questa, oltre a significare figura dell’intelletto, figura dell’intelletto insieme con l’immaginazione, figura di enti reali o inventati, ha un significato metafisico che, ribadendo l’onnipotenza divina, va oltre il concetto di limite dell’estensione che concerne qualsiasi ente finito .Considerati i diversi e complessi nessi fra idea, figura ed immagine, ho poi rivolto la mia ricerca all’idea di estensione, con particolare riferimento alla seconda Meditazione delle Meditazioni sulla filosofia prima, che, con l’esempio della cera, mira a superare la contrapposizione tra un vedere entro la mente ( inspectio mentis ), dove la direzione dello sguardo del soggetto va dall’entro all’entro, cioè dalla mente alle idee innate, e un vedere collegato al giudizio. Il giudizio, secondo la nostra interpretazione, non va inteso come esplicitazione di ciò che è oggetto di intuizione da parte della mente o come manifestazione dell’estensione della volontà nei confronti del criterio dell’evidenza, ma come attività che afferma, nega e anche limita, attribuendo o non attribuendo un predicato ad un soggetto. In base a quanto considerato, Cartesio,concludendo la monografia , con la teoria delle idee innate delle Meditazioni sulla filosofia prima e dei Principi della filosofia, accentua ciò che è intuito sull’intuire e mette sullo sfondo il giudizio, sebbene la prevalenza di ciò che è intuito sull’intuire e sul giudicare venga in certi scritti limitata dallo stesso filosofo come appare, ad esempio, nella Ricerca della verità mediante il lume naturale , dove il dubbio e il pensiero non possono essere compresi se non da un soggetto che dubita e pensa,cioè che intuisce se stesso dubitando e pensando.
2009
9788863810837
Idee innate figura e giudizio in Cartesio / Giannetto, Giuseppe. - STAMPA. - (2009).
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