“Il ponte, come lo slancio oltrepassante, raccoglie davanti ai divini. Il ponte riunisce presso di sé, nel suo modo, terra e cielo, i divini e i mortali.” ( M. Heidegger, Saggi e discorsi, Mursia ed. , Milano 1976, p.102) Nel famoso saggio Costruire Abitare Pensare Heidegger assume proprio il ponte a simbolo del termine bauen, costruire, in quanto esso rappresenta essenzialmente un luogo che si origina proprio a partire da esso ed in quanto tale accorda uno spazio particolare in cui si raffronta il cielo con la terra, l’umano con il divino. La costruzione di un ponte riesce a convogliare il movimento della strada verso una creazione solida che simboleggia la volontà dell’uomo di espandersi sopra lo spazio per unire ciò che appare separato, per collegare le parti del paesaggio, per misurare la distanza tra i suoi punti di appoggio. Il ponte è, dunque, una linea che collega due punti, traccia del punto in movimento, passaggio dalla staticità al dinamismo e, definendo in maniera inconvertibile un’unica direzione, connette funzionalità e simbolismo in una realtà metafisica in cui i momenti della separatezza e del collegamento, il primo come più legato alla natura ed il secondo all’opera costruttiva dell’uomo, si coagulano in un’opera plastica immediatamente persuasiva. Una potenzialità, questa, intuita anche da Palladio che nel 1570, nei Quattro libri dell’Architettura scrive: “I ponti sono una strada fatta sopra dell’acqua […] e però si farà elettione di quel luogo, al quale da tutte le parti facilmente si possa andare, cioè che sia nel mezo della Provincia, overo nel mezo della Città”. Il ponte con le sue slanciate arcate lascia libera la via delle acque e al tempo stesso “è pronto per ogni umore del cielo e per i suoi vari mutamenti”. Il ponte diviene così parte integrante del paesaggio, un fondamentale cardine urbanistico con il preciso ruolo di avvicinare due parti della città, di riammagliarne la trama territoriale in un “narrare continuo” che pervade l’intero tessuto cittadino. I recenti ponti di Calatrava, ardite presenze sul territorio che appare fasciato dalle linee-forza di stralli, archi e piloni, configurano porzioni spaziali che ne risultano ritmate ed orientate, con una “plastica integrale del vuoto” forse più energetica ed incisiva di quella dettata dal pieno, libera perciò di imprimere sul territorio i “segni” direzionali di più percorsi, di connettere più livelli, di diventare oggetti con una propria identità, elementi riconoscibili del paesaggio urbano.

Flussi di traffico come matrici formali dei luoghi: i ponti di Santiago Calatrava / Dell'Aquila, Mariella. - ELETTRONICO. - unico:(2009), pp. 89-100. (Intervento presentato al convegno Le Vie dei Mercanti. Cielo dal Mediterraneo all’Oriente tenutosi a Capri (NA) nel 5-6-7 giugno 2008).

Flussi di traffico come matrici formali dei luoghi: i ponti di Santiago Calatrava

DELL'AQUILA, MARIELLA
2009

Abstract

“Il ponte, come lo slancio oltrepassante, raccoglie davanti ai divini. Il ponte riunisce presso di sé, nel suo modo, terra e cielo, i divini e i mortali.” ( M. Heidegger, Saggi e discorsi, Mursia ed. , Milano 1976, p.102) Nel famoso saggio Costruire Abitare Pensare Heidegger assume proprio il ponte a simbolo del termine bauen, costruire, in quanto esso rappresenta essenzialmente un luogo che si origina proprio a partire da esso ed in quanto tale accorda uno spazio particolare in cui si raffronta il cielo con la terra, l’umano con il divino. La costruzione di un ponte riesce a convogliare il movimento della strada verso una creazione solida che simboleggia la volontà dell’uomo di espandersi sopra lo spazio per unire ciò che appare separato, per collegare le parti del paesaggio, per misurare la distanza tra i suoi punti di appoggio. Il ponte è, dunque, una linea che collega due punti, traccia del punto in movimento, passaggio dalla staticità al dinamismo e, definendo in maniera inconvertibile un’unica direzione, connette funzionalità e simbolismo in una realtà metafisica in cui i momenti della separatezza e del collegamento, il primo come più legato alla natura ed il secondo all’opera costruttiva dell’uomo, si coagulano in un’opera plastica immediatamente persuasiva. Una potenzialità, questa, intuita anche da Palladio che nel 1570, nei Quattro libri dell’Architettura scrive: “I ponti sono una strada fatta sopra dell’acqua […] e però si farà elettione di quel luogo, al quale da tutte le parti facilmente si possa andare, cioè che sia nel mezo della Provincia, overo nel mezo della Città”. Il ponte con le sue slanciate arcate lascia libera la via delle acque e al tempo stesso “è pronto per ogni umore del cielo e per i suoi vari mutamenti”. Il ponte diviene così parte integrante del paesaggio, un fondamentale cardine urbanistico con il preciso ruolo di avvicinare due parti della città, di riammagliarne la trama territoriale in un “narrare continuo” che pervade l’intero tessuto cittadino. I recenti ponti di Calatrava, ardite presenze sul territorio che appare fasciato dalle linee-forza di stralli, archi e piloni, configurano porzioni spaziali che ne risultano ritmate ed orientate, con una “plastica integrale del vuoto” forse più energetica ed incisiva di quella dettata dal pieno, libera perciò di imprimere sul territorio i “segni” direzionali di più percorsi, di connettere più livelli, di diventare oggetti con una propria identità, elementi riconoscibili del paesaggio urbano.
2009
9788849518382
Flussi di traffico come matrici formali dei luoghi: i ponti di Santiago Calatrava / Dell'Aquila, Mariella. - ELETTRONICO. - unico:(2009), pp. 89-100. (Intervento presentato al convegno Le Vie dei Mercanti. Cielo dal Mediterraneo all’Oriente tenutosi a Capri (NA) nel 5-6-7 giugno 2008).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/360113
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact