Da molti anni ormai si lamenta il divario molto accentuato tra architettura e società. L’opinione pubblica, a qualsiasi livello culturale, è sempre più disinteressata alle trasformazioni urbane, alla tutela del paesaggio, alla qualità dell’architettura. Al tempo stesso si diffonde, da parte degli amministratori, la pratica dell’affidamento diretto di incarichi ad un personaggio dello star system senza concorsi e, principalmente, senza far partecipe la comunità delle scelte culturali e funzionali che motivano l’approvazione di nuove opere architettoniche. Continua il dilagare di edilizia priva di qualsiasi qualità e di progetto, anche perché, dopo la sfrenata cementificazione più o meno autorizzata degli anni Cinquanta e Sessanta, la classe politica e dirigenziale ha adottato la direttiva opposta – quella dell’indiscriminato rigorismo proibizionistico - dimenticando che il maggior pregio della nostra cultura e dei centri italiani è costituito dalla stratificazione storica che consente di registrare il succedersi delle epoche e delle diverse civiltà; in poche parole essa rappresenta quel famoso “specchio della società” richiamato da Giedion.
Proibizionismo e cementificazione / Castagnaro, Alessandro. - STAMPA. - (2009), pp. 13-16. (Intervento presentato al convegno Demoliamoli tenutosi a Napoli nel 21 aprile-8 maggio 2009).
Proibizionismo e cementificazione
CASTAGNARO, ALESSANDRO
2009
Abstract
Da molti anni ormai si lamenta il divario molto accentuato tra architettura e società. L’opinione pubblica, a qualsiasi livello culturale, è sempre più disinteressata alle trasformazioni urbane, alla tutela del paesaggio, alla qualità dell’architettura. Al tempo stesso si diffonde, da parte degli amministratori, la pratica dell’affidamento diretto di incarichi ad un personaggio dello star system senza concorsi e, principalmente, senza far partecipe la comunità delle scelte culturali e funzionali che motivano l’approvazione di nuove opere architettoniche. Continua il dilagare di edilizia priva di qualsiasi qualità e di progetto, anche perché, dopo la sfrenata cementificazione più o meno autorizzata degli anni Cinquanta e Sessanta, la classe politica e dirigenziale ha adottato la direttiva opposta – quella dell’indiscriminato rigorismo proibizionistico - dimenticando che il maggior pregio della nostra cultura e dei centri italiani è costituito dalla stratificazione storica che consente di registrare il succedersi delle epoche e delle diverse civiltà; in poche parole essa rappresenta quel famoso “specchio della società” richiamato da Giedion.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.