VILLA VANNUCCHI. 1. IL SISTEMA DEL VERDE Il progetto definitivo relativo alla sistemazione del verde e all’assetto botanico del Parco di Villa D’Aquino di Caramanico – Vannucchi è fondato sul ripristino del parterre della fontana centrale e della raggiera dei viali così come documentato nella “Mappa Topografica della Città di Napoli e dei suoi Contorni” redatta dal Duca di Noja nel 1775. L’intero sistema compositivo dei parterre, dei giardini e del parco scaturisce dall’asse ovest – est che, partendo dall’accesso principale della villa dall’attuale Corso Roma, traguarda il fondale scenografico delle pendici e del cono del vulcano. Il parco è, sostanzialmente, costituito da tre principali sistemi di giardini ognuno con caratteristiche specifiche sia in relazione all’aspetto formale che per differenti connotazioni degli assetti botanici: · Il rigoroso impianto simmetrico e a pianta centrale dei parterre del viale e della fontana: tale impianto è contraddetto dalla complessità formale e simbolica delle aiuole con le essenze fiorite, perlopiù stagionali, e delle parti scultoree ed architettoniche degli elementi d’arredo e di bordura dei viali e delle aiuole stesse; · Il succedersi dei giardini a sud e a nord della villa prospicienti il Corso Roma: sin dalle origini avevano lo scopo di incorniciare il prospetto principale della villa sul fronte stradale in uno scenario paesaggistico ornamentale di grande rilievo botanico; · La corona dei giardini a raggiera: essa è ripartita dai viali che dal centro della fontana si espandono nel territorio con forza centrifuga. Nella Mappa del Duca di Noja i quattro settori orientali della raggiera presentano l’assetto botanico di un bosco con caratteristiche naturali contraddetto dal rigoroso e formale impianto dei viali, mentre, i restanti sei settori a sud e a nord dei parterre centrali presentano l’assetto botanico di aree destinate alle coltivazioni. Un elemento che si è stratificato nel recente passato è il doppio filare di pini e di lecci del settore settentrionale del parco. Il filare dei pini scaturisce dalla intenzionalità di tracciare il confine del parco a nord lungo via Cavalli di Bronzo e contenere l’effetto di forte impatto ambientale delle costruzioni di notevoli altezze del secondo dopoguerra. Il filare di lecci fiancheggiava il viale che dai giardini prospicienti Corso Roma e dalla villa si dirigeva verso l’esedra di uscita su via Cavalli di Bronzo in prossimità di Villa Bruno. Il progetto definitivo di restauro del parco deve, pertanto, coniugare l’esigenza di ripristinare la coerenza dell’unità compositiva formale originaria con la stratificazione di assetti botanici di valore ambientale, da un lato, e con le modificazioni delle relazioni paesaggistiche e percettive del ambiente circostante, dall’altro lato. Ultimo aspetto che si intende sottoporre all’attenzione al fine di migliorare le scelte operate per il progetto definitivo è il controllo della gestione e della manutenzione dei diversi settori del parco. In particolare i parterre del viale e della fontana centrale hanno dimensioni tali che generalmente per il restauro dei grandi giardini storici sia in Italia che in Europa non si prevedono più fioriture stagionali dagli alti costi di gestione e manutenzione, così come per i prati. In alternativa si suggerisce l’assetto botanico arboreo ornamentale di Magnolia grandiflora, o in alternativa di Liriodendron tulipifera o platani, con bordure arbustive a portamento spontaneo dell’Abelia grandiflora, o in alternativa di oleandri o mirti, e Agapanthus africanus. Nei parterre della fontana l’assetto botanico suddetto è integrato da quattro esemplari di Ficus magnolioides. Alla complessità formale dei parterre si contrappone la essenzialità dell’assetto botanico nella scelta di poche essenze arboree, arbustive e delle fioriture lungo i viali ma dal significativo ruolo ornamentale delle fioriture molto profumate. Per quanto riguarda i giardini a sud e a nord della villa, prospicienti Corso Roma, si suggerisce un assetto botanico ordinato e composto, costituito da monumenti di natura di esemplari arborei di prima grandezza e di pregio ad integrazione delle essenze preesistenti ove possibile conservarle affinché non sia contraddetto l’estremo equilibrio della composizione botanica. Analogamente alle specie arboree anche per quelle arbustive la scelta deve essere orientata ad esemplari rari di pregio il cui godimento estetico è affidato all’elemento unico ed isolato. Soltanto in questi giardini è conservata la gestione e la manutenzione del prato e delle bordure fiorite di roseti nelle specie più ornamentali. In tali giardini deve prevalere la scelta di specie rare e deve essere valorizzato l’asse sud – nord che unifica la successione delle aiuole ed è interrotto dalle ali laterali della villa e dalla corte centrale. Infine la parte più consistente del parco, in riferimento all’estensione, è la corona dei giardini a raggiera. All’ipotesi progettuale di destinare i sei settori meridionali ad agrumeti ed i sei settori settentrionali ad assetto botanico di parco ornamentale con prati e cespugli in associazione ad essenze arboree si suggerisce una scelta di tipo più naturalistico estendendo la lecceta prevista nei settori orientali all’intera corona. Il bosco di lecci, ad alto grado di naturalità, consentirebbe la esclusione della gestione dei prati e la costituzione del sottobosco spontaneo che garantirebbe l’autonoma rigenerazione della lecceta. Per la tutela dello stato di salute della lecceta e del suo sottobosco gli spicchi della corona circolare andrebbero perimetrati con fitte bordure arbustive di Mirti e Ruscus con l’unica fioritura della Clivia miniata. Per i viali della lecceta potrebbe essere evitata la realizzazione dei cordoli al fine di far defluire le acque piovane spontaneamente nei settori boschivi in maniera analoga al Bosco superiore della Reggia di Portici. In tale contesto risulterebbe coerente il completamento del perimetro dell’intero parco con filari di pini anche per i lati meridionale ed orientale.

Dalla bidimensionalità del giardino all'italiana alla complessità compositiva dell'architettura del verde: il restauro del Parco di Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano / Buondonno, Emma; F., Bocchino; S., Solaro; F., Mirachi; R., Gravinese; A. C. A. P. O. N., E.. - (2007).

Dalla bidimensionalità del giardino all'italiana alla complessità compositiva dell'architettura del verde: il restauro del Parco di Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano.

BUONDONNO, EMMA;
2007

Abstract

VILLA VANNUCCHI. 1. IL SISTEMA DEL VERDE Il progetto definitivo relativo alla sistemazione del verde e all’assetto botanico del Parco di Villa D’Aquino di Caramanico – Vannucchi è fondato sul ripristino del parterre della fontana centrale e della raggiera dei viali così come documentato nella “Mappa Topografica della Città di Napoli e dei suoi Contorni” redatta dal Duca di Noja nel 1775. L’intero sistema compositivo dei parterre, dei giardini e del parco scaturisce dall’asse ovest – est che, partendo dall’accesso principale della villa dall’attuale Corso Roma, traguarda il fondale scenografico delle pendici e del cono del vulcano. Il parco è, sostanzialmente, costituito da tre principali sistemi di giardini ognuno con caratteristiche specifiche sia in relazione all’aspetto formale che per differenti connotazioni degli assetti botanici: · Il rigoroso impianto simmetrico e a pianta centrale dei parterre del viale e della fontana: tale impianto è contraddetto dalla complessità formale e simbolica delle aiuole con le essenze fiorite, perlopiù stagionali, e delle parti scultoree ed architettoniche degli elementi d’arredo e di bordura dei viali e delle aiuole stesse; · Il succedersi dei giardini a sud e a nord della villa prospicienti il Corso Roma: sin dalle origini avevano lo scopo di incorniciare il prospetto principale della villa sul fronte stradale in uno scenario paesaggistico ornamentale di grande rilievo botanico; · La corona dei giardini a raggiera: essa è ripartita dai viali che dal centro della fontana si espandono nel territorio con forza centrifuga. Nella Mappa del Duca di Noja i quattro settori orientali della raggiera presentano l’assetto botanico di un bosco con caratteristiche naturali contraddetto dal rigoroso e formale impianto dei viali, mentre, i restanti sei settori a sud e a nord dei parterre centrali presentano l’assetto botanico di aree destinate alle coltivazioni. Un elemento che si è stratificato nel recente passato è il doppio filare di pini e di lecci del settore settentrionale del parco. Il filare dei pini scaturisce dalla intenzionalità di tracciare il confine del parco a nord lungo via Cavalli di Bronzo e contenere l’effetto di forte impatto ambientale delle costruzioni di notevoli altezze del secondo dopoguerra. Il filare di lecci fiancheggiava il viale che dai giardini prospicienti Corso Roma e dalla villa si dirigeva verso l’esedra di uscita su via Cavalli di Bronzo in prossimità di Villa Bruno. Il progetto definitivo di restauro del parco deve, pertanto, coniugare l’esigenza di ripristinare la coerenza dell’unità compositiva formale originaria con la stratificazione di assetti botanici di valore ambientale, da un lato, e con le modificazioni delle relazioni paesaggistiche e percettive del ambiente circostante, dall’altro lato. Ultimo aspetto che si intende sottoporre all’attenzione al fine di migliorare le scelte operate per il progetto definitivo è il controllo della gestione e della manutenzione dei diversi settori del parco. In particolare i parterre del viale e della fontana centrale hanno dimensioni tali che generalmente per il restauro dei grandi giardini storici sia in Italia che in Europa non si prevedono più fioriture stagionali dagli alti costi di gestione e manutenzione, così come per i prati. In alternativa si suggerisce l’assetto botanico arboreo ornamentale di Magnolia grandiflora, o in alternativa di Liriodendron tulipifera o platani, con bordure arbustive a portamento spontaneo dell’Abelia grandiflora, o in alternativa di oleandri o mirti, e Agapanthus africanus. Nei parterre della fontana l’assetto botanico suddetto è integrato da quattro esemplari di Ficus magnolioides. Alla complessità formale dei parterre si contrappone la essenzialità dell’assetto botanico nella scelta di poche essenze arboree, arbustive e delle fioriture lungo i viali ma dal significativo ruolo ornamentale delle fioriture molto profumate. Per quanto riguarda i giardini a sud e a nord della villa, prospicienti Corso Roma, si suggerisce un assetto botanico ordinato e composto, costituito da monumenti di natura di esemplari arborei di prima grandezza e di pregio ad integrazione delle essenze preesistenti ove possibile conservarle affinché non sia contraddetto l’estremo equilibrio della composizione botanica. Analogamente alle specie arboree anche per quelle arbustive la scelta deve essere orientata ad esemplari rari di pregio il cui godimento estetico è affidato all’elemento unico ed isolato. Soltanto in questi giardini è conservata la gestione e la manutenzione del prato e delle bordure fiorite di roseti nelle specie più ornamentali. In tali giardini deve prevalere la scelta di specie rare e deve essere valorizzato l’asse sud – nord che unifica la successione delle aiuole ed è interrotto dalle ali laterali della villa e dalla corte centrale. Infine la parte più consistente del parco, in riferimento all’estensione, è la corona dei giardini a raggiera. All’ipotesi progettuale di destinare i sei settori meridionali ad agrumeti ed i sei settori settentrionali ad assetto botanico di parco ornamentale con prati e cespugli in associazione ad essenze arboree si suggerisce una scelta di tipo più naturalistico estendendo la lecceta prevista nei settori orientali all’intera corona. Il bosco di lecci, ad alto grado di naturalità, consentirebbe la esclusione della gestione dei prati e la costituzione del sottobosco spontaneo che garantirebbe l’autonoma rigenerazione della lecceta. Per la tutela dello stato di salute della lecceta e del suo sottobosco gli spicchi della corona circolare andrebbero perimetrati con fitte bordure arbustive di Mirti e Ruscus con l’unica fioritura della Clivia miniata. Per i viali della lecceta potrebbe essere evitata la realizzazione dei cordoli al fine di far defluire le acque piovane spontaneamente nei settori boschivi in maniera analoga al Bosco superiore della Reggia di Portici. In tale contesto risulterebbe coerente il completamento del perimetro dell’intero parco con filari di pini anche per i lati meridionale ed orientale.
2007
Dalla bidimensionalità del giardino all'italiana alla complessità compositiva dell'architettura del verde: il restauro del Parco di Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano / Buondonno, Emma; F., Bocchino; S., Solaro; F., Mirachi; R., Gravinese; A. C. A. P. O. N., E.. - (2007).
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