Qualsiasi epoca ha trovato riflesso nelle forme d’arte il paesaggio formale in cui si concretizzava. Ogni passaggio temporale rinvenibile in un cambiamento stilistico ed epocale è stato seguito da un’alterazione del precedente linguaggio artistico. Naturalmente tali cambiamenti sono quasi sempre stati regolati e stimolati da un mutamento dell’assetto tecnologico con cui l’espressività artistica passava da uno stato puramente concettuale ad una forma percepibile. Lo strumento mediante il quale la sintesi teorica produce un’immagine ha avuto un ruolo determinante nella trasposizione dell’idea dall’intelletto alla forma concreta. L’evoluzione del supporto tecnico, con cui si è soliti comunicare un’idea progettuale, ha consentito una sempre più chiara e condivisibile esplicazione di modelli per il controllo della previsione. Di conseguenza, i differenti momenti storici hanno esplicitato i molteplici caratteri dell’architettura secondo tecniche grafiche che ne riflettono lo specifico linguaggio architettonico, che esplicitano le idee e le aspirazioni dei singoli architetti/autori di progetti significativi. I nuovi media di rappresentazione hanno determinato nuove interazioni tra chi comunica attraverso il disegno e chi dal disegno deve trarre conoscenza e informazione. L'uso di una tecnica piuttosto che un'altra può solo apparentemente estraniarsi dal tipo di comunicazione che deve accompagnare. La rappresentazione di un oggetto architettonico deve essere considerata quale riduzione schematica di una complessità. La riproposizione della moltitudine di informazioni presenti nelle immagini verosimili (film, video, fotografie) comporta il riportare in un unico supporto bidimensionale una moltitudine di informazioni, che non sempre mostrano un’immediata necessità. Sopratutto se si considera che le rappresentazioni devono necessariamente soddisfare una esigenza mirata, vale a dire devono rispondere ad una logica finalizzata. Considerando tali principi, una rappresentazione quale un disegno, sia esso formulato al computer sia esso effettuato tradizionalmente, costituisce la riduzione schematica della realtà. Uno schema non ha la necessità di porsi come riproduzione verosimile, ma deve invece considerare la selezione di informazioni che deve riportare in una modalità di analogon e non di riproduzione. Quando un progettista o un rilevatore devono riproporre informazioni riguardanti un progetto, effettuano una discretizzazione di elementi che si traducono in specifici segni riconoscibili. La condizione di sintesi non si pone quale incapacità di trasporre la complessità in un supporto ridotto, ma al contrario si pone quale necessità di sintesi veicolata quale miglior piattaforma conoscitiva.

Rappresentazione e Architettura: siamo a un punto di svolta? / Campi, Massimiliano. - STAMPA. - 1:(2008), pp. 69-77. (Intervento presentato al convegno Idee per la Rappresentazione tenutosi a Roma nel 14 settembre 2007).

Rappresentazione e Architettura: siamo a un punto di svolta?

CAMPI, MASSIMILIANO
2008

Abstract

Qualsiasi epoca ha trovato riflesso nelle forme d’arte il paesaggio formale in cui si concretizzava. Ogni passaggio temporale rinvenibile in un cambiamento stilistico ed epocale è stato seguito da un’alterazione del precedente linguaggio artistico. Naturalmente tali cambiamenti sono quasi sempre stati regolati e stimolati da un mutamento dell’assetto tecnologico con cui l’espressività artistica passava da uno stato puramente concettuale ad una forma percepibile. Lo strumento mediante il quale la sintesi teorica produce un’immagine ha avuto un ruolo determinante nella trasposizione dell’idea dall’intelletto alla forma concreta. L’evoluzione del supporto tecnico, con cui si è soliti comunicare un’idea progettuale, ha consentito una sempre più chiara e condivisibile esplicazione di modelli per il controllo della previsione. Di conseguenza, i differenti momenti storici hanno esplicitato i molteplici caratteri dell’architettura secondo tecniche grafiche che ne riflettono lo specifico linguaggio architettonico, che esplicitano le idee e le aspirazioni dei singoli architetti/autori di progetti significativi. I nuovi media di rappresentazione hanno determinato nuove interazioni tra chi comunica attraverso il disegno e chi dal disegno deve trarre conoscenza e informazione. L'uso di una tecnica piuttosto che un'altra può solo apparentemente estraniarsi dal tipo di comunicazione che deve accompagnare. La rappresentazione di un oggetto architettonico deve essere considerata quale riduzione schematica di una complessità. La riproposizione della moltitudine di informazioni presenti nelle immagini verosimili (film, video, fotografie) comporta il riportare in un unico supporto bidimensionale una moltitudine di informazioni, che non sempre mostrano un’immediata necessità. Sopratutto se si considera che le rappresentazioni devono necessariamente soddisfare una esigenza mirata, vale a dire devono rispondere ad una logica finalizzata. Considerando tali principi, una rappresentazione quale un disegno, sia esso formulato al computer sia esso effettuato tradizionalmente, costituisce la riduzione schematica della realtà. Uno schema non ha la necessità di porsi come riproduzione verosimile, ma deve invece considerare la selezione di informazioni che deve riportare in una modalità di analogon e non di riproduzione. Quando un progettista o un rilevatore devono riproporre informazioni riguardanti un progetto, effettuano una discretizzazione di elementi che si traducono in specifici segni riconoscibili. La condizione di sintesi non si pone quale incapacità di trasporre la complessità in un supporto ridotto, ma al contrario si pone quale necessità di sintesi veicolata quale miglior piattaforma conoscitiva.
2008
9788890277726
Rappresentazione e Architettura: siamo a un punto di svolta? / Campi, Massimiliano. - STAMPA. - 1:(2008), pp. 69-77. (Intervento presentato al convegno Idee per la Rappresentazione tenutosi a Roma nel 14 settembre 2007).
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