Nell’ambito di uno studio nazionale orientato a investigare i rapporti tra lingua e dialetto in città, è stata intrapresa un’indagine qualitativa sul rapporto lingua e dialetto nei testi semi-spontanei di un campione di parlanti dei Quartieri Spagnoli. La metodologia adottata tende a coniugare le tecniche di raccolta e di analisi dei dati di dialettologia oggettiva e soggettiva. La finalità è stata ricostruire le manifestazioni linguistiche all’interno della comunità e nel contempo la coscienza metalinguistica dei parlanti, nonché la loro percezione della città e del quartiere in cui vivono. In Campania, come è noto, la dinamica di progressiva italianizzazione ha determinato il configurarsi di una complessa situazione nella quale lingua e dialetto si contendono lo spazio degli usi linguistici informali con modalità differenziate in funzione di diverse dimensioni sociolinguistiche. In questo quadro la città di Napoli, nell’ambito di un’indiscutibile vitalità del dialetto, si caratterizza per una variabilità degli usi linguistici la cui dinamica varia da zona a zona. In alcuni quartieri le condizioni di vita sono simili a quelle che nei piccoli centri delle aree rurali favoriscono una buona conservazione del dialetto. A questa tipologia appartengono i Quartieri Spagnoli. I parlanti intervistati sono un gruppo di artigiani da decenni attivi nella zona dei Quartieri, con un’età a partire dai 50 anni e un’istruzione elementare. La scelta degli artigiani è stata dettata dall'intenzione non solo di ottenere testi di parlato spontaneo da analizzare nelle loro intrinseche specificità linguistiche, ma anche di rilevare indizi della percezione dei parlanti e della loro valutazione della realtà linguistica dei Quartieri. La raccolta degli etnotesti prodotti dal gruppo di artigiani del quartiere di Montecalvario ha rappresentato un’utile strategia per verificare l’esistenza di un’identità comunitaria e di un quadro culturale di riferimento condiviso all’interno del quartiere e per certi versi all’interno di tale gruppo socio-professionale. La ricerca ha evidenziato una notevole diversificazione di giudizi, opinioni e usi linguistici. Gli intervistati, infatti, hanno testimoniato la presenza di una fascia di comportamenti e di abitudini linguistiche molto differenti che in parte sembra poter essere associata ad un diverso status delle varietà in parlanti differenti. Alcuni parlanti appaiono più a loro agio nella gestione dell’‘italiano’ e ricorrono al dialetto in maniera prettamente funzionale alle diverse esigenze comunicative, altri invece alternano tra un codice ed un altro in maniera continua per lo meno apparentemente meno ‘controllata’, e talvolta addirittura ‘caotica’. Nelle loro produzioni linguistiche stabilire confini netti tra i codici è un’operazione complessa, i contorni delle varietà si confondono e l’attribuzione delle forme all’una o l’altra delle varietà in contatto risulta piuttosto ardua. Per alcuni il problema si pone principalmente ad un livello sintagmatico, ed è dovuta alla alta frequenza di commutazioni che investono da un punto di vista sintattico categorie complesse, segmenti i cui confini sintattici non coincidono con unità di livello superiore cui spesso non è possibile attribuire valori funzionali, ovvero macrostrutture parziali e gruppi sintagmatici. Per altri la difficoltà di stabilire confini netti tra i codici è invece principalmente connessa alla alta frequenza di forme ‘ibride’ la cui attribuzione ad una varietà o all’altra è un’operazione complessa. In questi testi sembra infatti di assistere all’‘emersione’ di una sorta di varietà ‘mista’ caratterizzata dalla co-presenza di varianti più o meno marcate nella direzione del dialetto o dell’italiano. La scelta più che tra un codice e l’altro spesso parrebbe essere tra una variante e l’altra; la questione cruciale dunque sembra giocarsi, più che sul piano del contatto tra codici, su quello della variazione linguistica tout court. Quello di codice misto, ‘mixed code’, è un concetto su cui la linguistica del contatto ha ultimamente insistito, considerandolo una della possibili emanazioni delle situazioni di contatto linguistico, talvolta anche in cooccorrenza al code-switching nell’ambito di uno stesso evento comunicativo. Nel caso del nostro campione di artigiani sembrerebbe che a generare una tale fenomenologia di contatto lingua e dialetto è, in una situazione di forte vicinanza strutturale tra le due varietà in contatto, da una parte, una competenza sbilanciata delle due varietà, dall’altra, la percezione di una forte fluidità e la mancanza di conflittualità tra di esse. I dati raccolti spingono a riflettere problematicamente sull’opportunità, nello studio della fenomenologia del contatto linguistico, di adottare una prospettiva analitica più duttile rispetto a quella tradizionale che guarda ai fenomeni di contatto come passaggio piuttosto netto da un codice ad un altro, una prospettiva che si potrebbe definire testuale o filologica centrata, più che sulle ‘varietà’, sugli individui che le parlano. Una tale prospettiva favorisce un inquadramento più realistico del comportamento bilingue, giovando nel contempo alla riflessione teorica sulle nozioni di ‘varietà linguistica’ in generale e di ‘lingua’ e ‘dialetto’ in particolare.

"Lingua" e "dialetto" nei Quartieri Spagnoli: una prospettiva individualistica / Milano, Emma. - In: BOLLETTINO LINGUISTICO CAMPANO. - ISSN 1722-0262. - STAMPA. - 11-12:(2007), pp. 163-189.

"Lingua" e "dialetto" nei Quartieri Spagnoli: una prospettiva individualistica.

MILANO, EMMA
2007

Abstract

Nell’ambito di uno studio nazionale orientato a investigare i rapporti tra lingua e dialetto in città, è stata intrapresa un’indagine qualitativa sul rapporto lingua e dialetto nei testi semi-spontanei di un campione di parlanti dei Quartieri Spagnoli. La metodologia adottata tende a coniugare le tecniche di raccolta e di analisi dei dati di dialettologia oggettiva e soggettiva. La finalità è stata ricostruire le manifestazioni linguistiche all’interno della comunità e nel contempo la coscienza metalinguistica dei parlanti, nonché la loro percezione della città e del quartiere in cui vivono. In Campania, come è noto, la dinamica di progressiva italianizzazione ha determinato il configurarsi di una complessa situazione nella quale lingua e dialetto si contendono lo spazio degli usi linguistici informali con modalità differenziate in funzione di diverse dimensioni sociolinguistiche. In questo quadro la città di Napoli, nell’ambito di un’indiscutibile vitalità del dialetto, si caratterizza per una variabilità degli usi linguistici la cui dinamica varia da zona a zona. In alcuni quartieri le condizioni di vita sono simili a quelle che nei piccoli centri delle aree rurali favoriscono una buona conservazione del dialetto. A questa tipologia appartengono i Quartieri Spagnoli. I parlanti intervistati sono un gruppo di artigiani da decenni attivi nella zona dei Quartieri, con un’età a partire dai 50 anni e un’istruzione elementare. La scelta degli artigiani è stata dettata dall'intenzione non solo di ottenere testi di parlato spontaneo da analizzare nelle loro intrinseche specificità linguistiche, ma anche di rilevare indizi della percezione dei parlanti e della loro valutazione della realtà linguistica dei Quartieri. La raccolta degli etnotesti prodotti dal gruppo di artigiani del quartiere di Montecalvario ha rappresentato un’utile strategia per verificare l’esistenza di un’identità comunitaria e di un quadro culturale di riferimento condiviso all’interno del quartiere e per certi versi all’interno di tale gruppo socio-professionale. La ricerca ha evidenziato una notevole diversificazione di giudizi, opinioni e usi linguistici. Gli intervistati, infatti, hanno testimoniato la presenza di una fascia di comportamenti e di abitudini linguistiche molto differenti che in parte sembra poter essere associata ad un diverso status delle varietà in parlanti differenti. Alcuni parlanti appaiono più a loro agio nella gestione dell’‘italiano’ e ricorrono al dialetto in maniera prettamente funzionale alle diverse esigenze comunicative, altri invece alternano tra un codice ed un altro in maniera continua per lo meno apparentemente meno ‘controllata’, e talvolta addirittura ‘caotica’. Nelle loro produzioni linguistiche stabilire confini netti tra i codici è un’operazione complessa, i contorni delle varietà si confondono e l’attribuzione delle forme all’una o l’altra delle varietà in contatto risulta piuttosto ardua. Per alcuni il problema si pone principalmente ad un livello sintagmatico, ed è dovuta alla alta frequenza di commutazioni che investono da un punto di vista sintattico categorie complesse, segmenti i cui confini sintattici non coincidono con unità di livello superiore cui spesso non è possibile attribuire valori funzionali, ovvero macrostrutture parziali e gruppi sintagmatici. Per altri la difficoltà di stabilire confini netti tra i codici è invece principalmente connessa alla alta frequenza di forme ‘ibride’ la cui attribuzione ad una varietà o all’altra è un’operazione complessa. In questi testi sembra infatti di assistere all’‘emersione’ di una sorta di varietà ‘mista’ caratterizzata dalla co-presenza di varianti più o meno marcate nella direzione del dialetto o dell’italiano. La scelta più che tra un codice e l’altro spesso parrebbe essere tra una variante e l’altra; la questione cruciale dunque sembra giocarsi, più che sul piano del contatto tra codici, su quello della variazione linguistica tout court. Quello di codice misto, ‘mixed code’, è un concetto su cui la linguistica del contatto ha ultimamente insistito, considerandolo una della possibili emanazioni delle situazioni di contatto linguistico, talvolta anche in cooccorrenza al code-switching nell’ambito di uno stesso evento comunicativo. Nel caso del nostro campione di artigiani sembrerebbe che a generare una tale fenomenologia di contatto lingua e dialetto è, in una situazione di forte vicinanza strutturale tra le due varietà in contatto, da una parte, una competenza sbilanciata delle due varietà, dall’altra, la percezione di una forte fluidità e la mancanza di conflittualità tra di esse. I dati raccolti spingono a riflettere problematicamente sull’opportunità, nello studio della fenomenologia del contatto linguistico, di adottare una prospettiva analitica più duttile rispetto a quella tradizionale che guarda ai fenomeni di contatto come passaggio piuttosto netto da un codice ad un altro, una prospettiva che si potrebbe definire testuale o filologica centrata, più che sulle ‘varietà’, sugli individui che le parlano. Una tale prospettiva favorisce un inquadramento più realistico del comportamento bilingue, giovando nel contempo alla riflessione teorica sulle nozioni di ‘varietà linguistica’ in generale e di ‘lingua’ e ‘dialetto’ in particolare.
2007
"Lingua" e "dialetto" nei Quartieri Spagnoli: una prospettiva individualistica / Milano, Emma. - In: BOLLETTINO LINGUISTICO CAMPANO. - ISSN 1722-0262. - STAMPA. - 11-12:(2007), pp. 163-189.
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