L’intervento è fondato sulla corrispondenza diplomatica edita e inedita tra il regno di Napoli e il ducato di Milano negli anni 1458-1466, fonte privilegiata per lo studio dei linguaggi politici. Il confronto sistematico tra le lettere autografe di re Ferrante d’Aragona e le lettere degli ambasciatori milanesi (al servizio del duca Francesco Sforza) rende possibile identificare, con un buon margine di sicurezza, le parole e il pensiero del sovrano. Dopo una presentazione del contesto comunicativo e una riflessione sulle funzioni della lettera autorgrafa tra autorità sovrane, si ricostruisce così il programma politico di Ferrante, che non solo non trapela nelle lettere scritte per lui dai segretari, ma neppure nei discorsi di tutti i cortigiani, indifferentemente, e degli ambasciatori. Si discute infine la frequenza, in lettere autografe e in discorsi riportati dagli ambasciatori, del concetto di "ragione", che Ferrante attinge naturalmente dalla cultura del suo tempo, in particolare quella cancelleresca e giuridica.
La cultura politica di Ferrante d’Aragona / Senatore, Francesco. - STAMPA. - 1:(2007), pp. 113-138. (Intervento presentato al convegno Linguaggi politici nell’Italia del Rinascimento tenutosi a Pisa nel 9-11 novembre 2006).
La cultura politica di Ferrante d’Aragona
SENATORE, FRANCESCO
2007
Abstract
L’intervento è fondato sulla corrispondenza diplomatica edita e inedita tra il regno di Napoli e il ducato di Milano negli anni 1458-1466, fonte privilegiata per lo studio dei linguaggi politici. Il confronto sistematico tra le lettere autografe di re Ferrante d’Aragona e le lettere degli ambasciatori milanesi (al servizio del duca Francesco Sforza) rende possibile identificare, con un buon margine di sicurezza, le parole e il pensiero del sovrano. Dopo una presentazione del contesto comunicativo e una riflessione sulle funzioni della lettera autorgrafa tra autorità sovrane, si ricostruisce così il programma politico di Ferrante, che non solo non trapela nelle lettere scritte per lui dai segretari, ma neppure nei discorsi di tutti i cortigiani, indifferentemente, e degli ambasciatori. Si discute infine la frequenza, in lettere autografe e in discorsi riportati dagli ambasciatori, del concetto di "ragione", che Ferrante attinge naturalmente dalla cultura del suo tempo, in particolare quella cancelleresca e giuridica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.