In attesa di essere pubblicata in appositi volumi editi in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ed inserita, al momento, nel sito web della Società Italiana di Biologia Marina, rappresenta un indispensabile strumento conoscitivo di base per la gestione del patrimonio faunistico italiano anche in risposta alla crescente attenzione verso la biodiversità. La realizzazione e l’aggiornamento di una checklist delle specie presenti sul territorio nazionale rappresentano un significativo passo in avanti nella documentazione sul proprio patrimonio naturalistico ed ambientale. Esse consentono inoltre di disporre di un corpo di conoscenze di riferimento, utilizzabile sia a fini di ricerca scientifica che come elenco-base per l’ordinamento di dati derivanti da indagini faunistiche ed ecologiche sul terreno, e per l’ordinamento razionale delle collezioni scientifiche dei musei. La dettagliata conoscenza del patrimonio naturalistico è anche indispensabile per la valutazione dell’impatto antropico e della qualità dell’ambiente e dell’introduzione di specie non indigene La classe Ostracoda comprende crostacei di piccole dimensioni, prevalentemente comprese tra 0.2 e 30 mm di lunghezza, capaci di vivere in qualsiasi ambiente acquatico, dalle profondità oceaniche alle sorgenti idrotermali, ed eccezionalmente in ambienti continentali molto umidi. La maggior parte degli ostracodi sono bentonici ma un certo numero di specie trascorre nella colonna d'acqua l'intero ciclo vitale o soltanto una sua parte. Una stima approssimativa indica come maggiore di 20.000 il numero delle specie viventi, delle quali ne sono state finora descritte circa 8.000. Gli ostracodi sono dotati di un carapace bivalve composto di calcite basso-magnesiaca che può restare ben conservato in sedimenti recenti o antichi, quindi molte specie sono conosciute esclusivamente attraverso le loro parti resistenti e le forme esclusivamente fossili, presenti a partire dal Paleozoico inferiore, sopravanzano largamente quelle attuali, con circa 25.000 specie note (Horne et al., 2002). Nei mari italiani vivono specie appartenenti ad entrambe le sottoclassi attualmente viventi, Myodocopa, con gli ordini Myodocopida e Halocyprida, e Podocopa, con gli ordini Platycopida e Podocopida, mentre l'ordine Paleocopida, largamente diffuso nel Paleozoico ma che è rappresentato attualmente da un ridottissimo numero di taxa, non è mai stato rinvenuto nel Mediterraneo. L'analisi critica delle segnalazioni riportate in letteratura ha permesso di ritenere effettivamente viventi nelle acque marine italiane 379 specie di ostracodi appartenenti a 102 differenti generi. Va considerato che la distribuzione areale dei dati disponibili non è omogenea, poiché alcune aree sono state privilegiate nello studio degli ostracodi. L'Adriatico (zone 7-9) è senz'altro il mare dove le conoscenze delle ostracofaune sono più complete, essendo state studiate da diversi autori, anche con lavori di ampio respiro (Ascoli, 1964; Masoli, 1968, 1969; Bonaduce et al., 1974, 1976; Breman, 1975, 1976a, 1976b; Montenegro & Pugliese, 1996). Segue il Tirreno (zone 2-3), a partire dalla monografia di G.W. Müller sugli ostracodi del Golfo di Napoli (1894) alla quale sono seguiti diversi lavori concernenti campionamenti su aree più o meno estese (Puri, 1963; Puri et al., 1964; 1969; Bonaduce, 1965; Bonaduce & Gervasio, 1966; Melis & Pugliese, 1985; McKenzie & Bonaduce, 1993; Arbulla et al., 2001, 2004; Bonaduce & McKenzie, 2004). Anche se non altrettanto completi sono disponibili dati riguardanti gli altri mari italiani, in particolare per il Golfo di Taranto (Puri et al., 1969; Bonaduce & Pugliese, 1979; Bonaduce et al., 1982b, 1983, 1985; Peypouquet & Nachite, 1984; Bonaduce & Mascellaro, 1985; Malz & Jellinek, 1994). La presenza di molte specie di ostracodi è stata segnalata in studi tassonomici ed ecologici che hanno per oggetto un ristretto numero di taxa (Decima, 1964; Puri & Dickau, 1969; Sissingh, 1975; Athersuch, 1976, 1977, 1978a, 1978b, 1978c, 1978d, 1979a, 1979b, 1980a, 1980b, 1981, 1982; Minichelli et al., 1976; Pugliese et al., 1976; Bonaduce et al. 1976b, 1977, 1980; 1982a, 1998, 1999; Breman, 1978; Athersuch & Whittaker, 1982, 1987a, 1987b; Bonaduce & Danielopol, 1988; Danielopol & Bonaduce, 1990; Danielopol et al., 1995; Aiello & Barra, 2001a, Aiello et al., 2001; Mostafawi, 2002). Inoltre, a causa del grande interesse paleontologico di questi crostacei molti dati distributivi su forme recenti sono forniti da lavori che hanno per oggetto principale taxa fossili (Ruggieri, 1959, 1975, 1976; Bonaduce et al., 1986, Abate et al., 1993, 1994; Aiello et al., 1993, 1996a, 1996b, 1996c, 2000; Barra et al., 1996; Barra & Bonaduce, 1996, 2000; Aiello & Barra, 2001b; Aiello & Szczechura, 2001).

Crustacea, Ostracoda. Checklist della fauna marina italiana / Aiello, G.; Barra, Diana. - ELETTRONICO. - (2006).

Crustacea, Ostracoda. Checklist della fauna marina italiana.

AIELLO G.;BARRA, DIANA
2006

Abstract

In attesa di essere pubblicata in appositi volumi editi in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ed inserita, al momento, nel sito web della Società Italiana di Biologia Marina, rappresenta un indispensabile strumento conoscitivo di base per la gestione del patrimonio faunistico italiano anche in risposta alla crescente attenzione verso la biodiversità. La realizzazione e l’aggiornamento di una checklist delle specie presenti sul territorio nazionale rappresentano un significativo passo in avanti nella documentazione sul proprio patrimonio naturalistico ed ambientale. Esse consentono inoltre di disporre di un corpo di conoscenze di riferimento, utilizzabile sia a fini di ricerca scientifica che come elenco-base per l’ordinamento di dati derivanti da indagini faunistiche ed ecologiche sul terreno, e per l’ordinamento razionale delle collezioni scientifiche dei musei. La dettagliata conoscenza del patrimonio naturalistico è anche indispensabile per la valutazione dell’impatto antropico e della qualità dell’ambiente e dell’introduzione di specie non indigene La classe Ostracoda comprende crostacei di piccole dimensioni, prevalentemente comprese tra 0.2 e 30 mm di lunghezza, capaci di vivere in qualsiasi ambiente acquatico, dalle profondità oceaniche alle sorgenti idrotermali, ed eccezionalmente in ambienti continentali molto umidi. La maggior parte degli ostracodi sono bentonici ma un certo numero di specie trascorre nella colonna d'acqua l'intero ciclo vitale o soltanto una sua parte. Una stima approssimativa indica come maggiore di 20.000 il numero delle specie viventi, delle quali ne sono state finora descritte circa 8.000. Gli ostracodi sono dotati di un carapace bivalve composto di calcite basso-magnesiaca che può restare ben conservato in sedimenti recenti o antichi, quindi molte specie sono conosciute esclusivamente attraverso le loro parti resistenti e le forme esclusivamente fossili, presenti a partire dal Paleozoico inferiore, sopravanzano largamente quelle attuali, con circa 25.000 specie note (Horne et al., 2002). Nei mari italiani vivono specie appartenenti ad entrambe le sottoclassi attualmente viventi, Myodocopa, con gli ordini Myodocopida e Halocyprida, e Podocopa, con gli ordini Platycopida e Podocopida, mentre l'ordine Paleocopida, largamente diffuso nel Paleozoico ma che è rappresentato attualmente da un ridottissimo numero di taxa, non è mai stato rinvenuto nel Mediterraneo. L'analisi critica delle segnalazioni riportate in letteratura ha permesso di ritenere effettivamente viventi nelle acque marine italiane 379 specie di ostracodi appartenenti a 102 differenti generi. Va considerato che la distribuzione areale dei dati disponibili non è omogenea, poiché alcune aree sono state privilegiate nello studio degli ostracodi. L'Adriatico (zone 7-9) è senz'altro il mare dove le conoscenze delle ostracofaune sono più complete, essendo state studiate da diversi autori, anche con lavori di ampio respiro (Ascoli, 1964; Masoli, 1968, 1969; Bonaduce et al., 1974, 1976; Breman, 1975, 1976a, 1976b; Montenegro & Pugliese, 1996). Segue il Tirreno (zone 2-3), a partire dalla monografia di G.W. Müller sugli ostracodi del Golfo di Napoli (1894) alla quale sono seguiti diversi lavori concernenti campionamenti su aree più o meno estese (Puri, 1963; Puri et al., 1964; 1969; Bonaduce, 1965; Bonaduce & Gervasio, 1966; Melis & Pugliese, 1985; McKenzie & Bonaduce, 1993; Arbulla et al., 2001, 2004; Bonaduce & McKenzie, 2004). Anche se non altrettanto completi sono disponibili dati riguardanti gli altri mari italiani, in particolare per il Golfo di Taranto (Puri et al., 1969; Bonaduce & Pugliese, 1979; Bonaduce et al., 1982b, 1983, 1985; Peypouquet & Nachite, 1984; Bonaduce & Mascellaro, 1985; Malz & Jellinek, 1994). La presenza di molte specie di ostracodi è stata segnalata in studi tassonomici ed ecologici che hanno per oggetto un ristretto numero di taxa (Decima, 1964; Puri & Dickau, 1969; Sissingh, 1975; Athersuch, 1976, 1977, 1978a, 1978b, 1978c, 1978d, 1979a, 1979b, 1980a, 1980b, 1981, 1982; Minichelli et al., 1976; Pugliese et al., 1976; Bonaduce et al. 1976b, 1977, 1980; 1982a, 1998, 1999; Breman, 1978; Athersuch & Whittaker, 1982, 1987a, 1987b; Bonaduce & Danielopol, 1988; Danielopol & Bonaduce, 1990; Danielopol et al., 1995; Aiello & Barra, 2001a, Aiello et al., 2001; Mostafawi, 2002). Inoltre, a causa del grande interesse paleontologico di questi crostacei molti dati distributivi su forme recenti sono forniti da lavori che hanno per oggetto principale taxa fossili (Ruggieri, 1959, 1975, 1976; Bonaduce et al., 1986, Abate et al., 1993, 1994; Aiello et al., 1993, 1996a, 1996b, 1996c, 2000; Barra et al., 1996; Barra & Bonaduce, 1996, 2000; Aiello & Barra, 2001b; Aiello & Szczechura, 2001).
2006
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Crustacea, Ostracoda. Checklist della fauna marina italiana / Aiello, G.; Barra, Diana. - ELETTRONICO. - (2006).
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