Velia, il suo sistema unico di episodi eccezionali che ne costellano il crinale dall'Acropoli al Castelluccio può tornare ad essere il centro del paesaggio; luogo che si guarda da lontano e che guarda lontano, ma soprattutto luogo dal quale appaiono ridimensionate le brutture del litorale e metabolizzate in un sistema paesaggistico in cui dialogano i grandi soggetti: le montagne, il promontorio, i due fiumi, la piana dell'homo faber, legati tra di loro dal lunghissimo nastro di spiaggia. Riusare la costellazione straordinaria delle rovine di spazi ed edifici tenuti insieme dalle mura della città, vuol dire riportarla in vita al di là della logica da museo della rovina, per sottrarla all'oblio e all'incuria. Il progetto, cercando di superare l'imbarazzo della manipolazione di materiali pregiudizialmente considerati intoccabili, azzarda la ricostruzione di spazi e manufatti in contiguità tra il nuovo e la rovina, per riutilizzarli secondo le esigenze contemporanee: gli elementi che compongono l'Acropoli - la stoà, la chiesa, il teatro, la torre - vengono reinseriti nella con-suetudine dei rituali quotidiani. All'altezza della zona del Castelluccio si prevede l'apertura di un percorso pedonale, che introduce alla passeggiata lungo le mura interne attraversando in sequenza i santuari e le aree sacre fino all'Acropoli. La riapertura di Porta Rosa negli anni '60, richiede oggi il prolungamento verso nord della strada che la attraversa e che collegava i quartieri meridionali con quelli settentrionali; si ristabilisce così il primato della porta come unico varco di attraversamento nord-sud a est della barriera della ferrovia. La riprogettazione della corte di Porta Rosa con i sistemi di risalita, segna un luogo cruciale in cui reagiscono insieme questi due percorsi che nell'antica Velia probabilmente, intersecandosi a livelli diversi, non si congiunsero mai. Nell'affrontare le diverse situazioni, il progetto propone un tema di fondo: liberare la rovina dalla bidimensionalità del piano e farle riguadagnare la terza dimensione, l'elevazione perduta. Il complesso sistema spaziale di Elea-Velia riconquista il centro del paesaggio a patto di ritrovare l'alzato di alcuni elementi che lo compongono, così come sta a dimostrare l'importanza visiva della torre sull'Acropoli e dei pini piantati dalla Sovrintendenza lungo le mura nei nodi principali. Il basamento in blocchi di arenaria di ciascuna delle torri tra ìa Porta Rosa e il Castelluccio accoglie un elemento che, contrapponendo sistemi costruttivi leggeri alla possanza muraria della rovina, di fatto ne recupera l'elevazione; si tratta di una serie di cubi di 5,60 metri di lato e distaccati dal suolo di un paio di metri, che con diverse possibili configurazioni sono in grado di accogliere diverse funzioni: torri belvedere, luoghi di ristoro, ricovero ed esposizione dei reperti. La grande terrazza-santuario può nuovamente accogliere grandi adunate per la celebrazione di eventi spettacolari. La ricostruzione di uno dei lati del perimetro con un edificio lineare in mattoni e legno, offre una scena fissa ed una quinta agli spettacoli e l'alloggiamento per le installazioni tecniche e di servizio. L'edificio, costituito della sola ossatura dei due corpi di fabbrica, si presta ad accogliere anche esposizioni temporanee.

Riqualificazione architettonica e ambientale della collina di Velia / Mainini, GIANCARLO LUIGI; A., Esposito; M., Uriati. - STAMPA. - (2008), pp. 117-119. (Intervento presentato al convegno Riqualificazione architettonica e ambientale di Ascea antica e della Marina tenutosi a Ascea nel 1999-2004).

Riqualificazione architettonica e ambientale della collina di Velia

MAININI, GIANCARLO LUIGI;
2008

Abstract

Velia, il suo sistema unico di episodi eccezionali che ne costellano il crinale dall'Acropoli al Castelluccio può tornare ad essere il centro del paesaggio; luogo che si guarda da lontano e che guarda lontano, ma soprattutto luogo dal quale appaiono ridimensionate le brutture del litorale e metabolizzate in un sistema paesaggistico in cui dialogano i grandi soggetti: le montagne, il promontorio, i due fiumi, la piana dell'homo faber, legati tra di loro dal lunghissimo nastro di spiaggia. Riusare la costellazione straordinaria delle rovine di spazi ed edifici tenuti insieme dalle mura della città, vuol dire riportarla in vita al di là della logica da museo della rovina, per sottrarla all'oblio e all'incuria. Il progetto, cercando di superare l'imbarazzo della manipolazione di materiali pregiudizialmente considerati intoccabili, azzarda la ricostruzione di spazi e manufatti in contiguità tra il nuovo e la rovina, per riutilizzarli secondo le esigenze contemporanee: gli elementi che compongono l'Acropoli - la stoà, la chiesa, il teatro, la torre - vengono reinseriti nella con-suetudine dei rituali quotidiani. All'altezza della zona del Castelluccio si prevede l'apertura di un percorso pedonale, che introduce alla passeggiata lungo le mura interne attraversando in sequenza i santuari e le aree sacre fino all'Acropoli. La riapertura di Porta Rosa negli anni '60, richiede oggi il prolungamento verso nord della strada che la attraversa e che collegava i quartieri meridionali con quelli settentrionali; si ristabilisce così il primato della porta come unico varco di attraversamento nord-sud a est della barriera della ferrovia. La riprogettazione della corte di Porta Rosa con i sistemi di risalita, segna un luogo cruciale in cui reagiscono insieme questi due percorsi che nell'antica Velia probabilmente, intersecandosi a livelli diversi, non si congiunsero mai. Nell'affrontare le diverse situazioni, il progetto propone un tema di fondo: liberare la rovina dalla bidimensionalità del piano e farle riguadagnare la terza dimensione, l'elevazione perduta. Il complesso sistema spaziale di Elea-Velia riconquista il centro del paesaggio a patto di ritrovare l'alzato di alcuni elementi che lo compongono, così come sta a dimostrare l'importanza visiva della torre sull'Acropoli e dei pini piantati dalla Sovrintendenza lungo le mura nei nodi principali. Il basamento in blocchi di arenaria di ciascuna delle torri tra ìa Porta Rosa e il Castelluccio accoglie un elemento che, contrapponendo sistemi costruttivi leggeri alla possanza muraria della rovina, di fatto ne recupera l'elevazione; si tratta di una serie di cubi di 5,60 metri di lato e distaccati dal suolo di un paio di metri, che con diverse possibili configurazioni sono in grado di accogliere diverse funzioni: torri belvedere, luoghi di ristoro, ricovero ed esposizione dei reperti. La grande terrazza-santuario può nuovamente accogliere grandi adunate per la celebrazione di eventi spettacolari. La ricostruzione di uno dei lati del perimetro con un edificio lineare in mattoni e legno, offre una scena fissa ed una quinta agli spettacoli e l'alloggiamento per le installazioni tecniche e di servizio. L'edificio, costituito della sola ossatura dei due corpi di fabbrica, si presta ad accogliere anche esposizioni temporanee.
2008
9788884971289
Riqualificazione architettonica e ambientale della collina di Velia / Mainini, GIANCARLO LUIGI; A., Esposito; M., Uriati. - STAMPA. - (2008), pp. 117-119. (Intervento presentato al convegno Riqualificazione architettonica e ambientale di Ascea antica e della Marina tenutosi a Ascea nel 1999-2004).
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