Nella storia della Rappresentazione uno dei capitoli più interessanti è costituito dalla pittura parietale, filone che dopo i fasti pompeiani del Secondo Stile visse il suo fortunato rilancio con i coretti giotteschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, fino a trionfare con l’infinita e mirabolante serie di sfondati prospettici rinascimentali e barocchi. Accanto ad esempi autorevoli che forniscono un importante contributo alla storia della rappresentazione prospettica e, più in generale, alla riflessione sulle immagini dell’architettura, intese come trasposizione dello spazio reale e non, in opere rappresentative che “producono la disposizione dei fatti con la messa in intrigo”, tutte le particolari ed originali declinazioni dell’architettura dipinta offrono lo spunto per approfondire un intero brano di storia e tecnica del Quadraturismo, dove il virtuosismo mimetico cede il posto all’invenzione di una messa in scena narrativa, una sorta di metalinguaggio che fa emergere i più delicati e fallaci meccanismi della percezione visiva. Le architetture dipinte sottintendono l’intenzione di creare una struttura sostitutiva di quella reale, anche se in stretto legame con essa, e pertanto si prestano ad una duplice sperimentazione della rappresentazione che consente di documentare sia lo spazio dell’esistente, inteso come patrimonio culturale collettivo, che lo spazio dell’ipotetico oltrepassando il punto di vista, unico e finito, della Prospettiva. Nella virtualità dinamica dei percorsi visivi centrati sulle grandi superfici dipinte, nella frantumazione del limite murario, nella gerarchizzazione delle strutture architettoniche rappresentate, lo spazio delle immagini diventa il palcoscenico vario e dinamico, ma anche ordinato, su cui si dipana la narrazione. La dimensione scenografica di queste Quadrature, il trionfo dei molteplici punti di fuga, “l’infinito virtuale”, che mette in relazione l’architettura costruita con quella soltanto immaginata o sognata, esalta il ruolo che assume la superficie che, “fattasi illimitata sul piano, assorbe nella sua continuità l’interesse dell’artista e dell’osservatore”. Così il piano iconico diviene una responsabile attività di conoscenza e di creazione, attuata e teorizzata storicamente come unificazione irrevocabile e definitiva di una espressione artistica e di una riflessione concettuale, fondata sui principi della geometria proiettiva e della percezione visiva. Nella ricostruzione dello spazio illusorio la rappresentazione punta all’equivalenza tra l’essenza delle cose e la loro immagine e, aprendo la strada a montaggi e smontaggi di “luoghi” e “figure”, finisce per rientrare nella categoria della simulazione artificiale e della modellazione scientificamente oggettivabile e dimostrabile. Dall’universo virtuale di queste Quadrature si passa, attraverso le restituzioni fotogrammetriche, che rapportano lo spazio proiettivo delle immagini prospettiche a quello metrico-descrittivo delle immagini mongiane, all’esplorazione interattiva di questi modelli, veri e propri sistemi artificiali, chiamati a visualizzare spazi mentali, astratti o immaginari attraverso il rigore della geometria configurativa, capace di dare ordine alle nostre intuizioni e di interpretare criticamente le relazioni complesse che si stabiliscono all’interno delle nuove realtà visibili.

Il Quadraturismo e il congegno proiettivo degli spazi interni / Dell'Aquila, Mariella. - STAMPA. - unico:(2008), pp. 00-00. (Intervento presentato al convegno Geometria tra didattica e Ricerca tenutosi a Firenze nel 17-18-19 Aprile 2008).

Il Quadraturismo e il congegno proiettivo degli spazi interni.

DELL'AQUILA, MARIELLA
2008

Abstract

Nella storia della Rappresentazione uno dei capitoli più interessanti è costituito dalla pittura parietale, filone che dopo i fasti pompeiani del Secondo Stile visse il suo fortunato rilancio con i coretti giotteschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, fino a trionfare con l’infinita e mirabolante serie di sfondati prospettici rinascimentali e barocchi. Accanto ad esempi autorevoli che forniscono un importante contributo alla storia della rappresentazione prospettica e, più in generale, alla riflessione sulle immagini dell’architettura, intese come trasposizione dello spazio reale e non, in opere rappresentative che “producono la disposizione dei fatti con la messa in intrigo”, tutte le particolari ed originali declinazioni dell’architettura dipinta offrono lo spunto per approfondire un intero brano di storia e tecnica del Quadraturismo, dove il virtuosismo mimetico cede il posto all’invenzione di una messa in scena narrativa, una sorta di metalinguaggio che fa emergere i più delicati e fallaci meccanismi della percezione visiva. Le architetture dipinte sottintendono l’intenzione di creare una struttura sostitutiva di quella reale, anche se in stretto legame con essa, e pertanto si prestano ad una duplice sperimentazione della rappresentazione che consente di documentare sia lo spazio dell’esistente, inteso come patrimonio culturale collettivo, che lo spazio dell’ipotetico oltrepassando il punto di vista, unico e finito, della Prospettiva. Nella virtualità dinamica dei percorsi visivi centrati sulle grandi superfici dipinte, nella frantumazione del limite murario, nella gerarchizzazione delle strutture architettoniche rappresentate, lo spazio delle immagini diventa il palcoscenico vario e dinamico, ma anche ordinato, su cui si dipana la narrazione. La dimensione scenografica di queste Quadrature, il trionfo dei molteplici punti di fuga, “l’infinito virtuale”, che mette in relazione l’architettura costruita con quella soltanto immaginata o sognata, esalta il ruolo che assume la superficie che, “fattasi illimitata sul piano, assorbe nella sua continuità l’interesse dell’artista e dell’osservatore”. Così il piano iconico diviene una responsabile attività di conoscenza e di creazione, attuata e teorizzata storicamente come unificazione irrevocabile e definitiva di una espressione artistica e di una riflessione concettuale, fondata sui principi della geometria proiettiva e della percezione visiva. Nella ricostruzione dello spazio illusorio la rappresentazione punta all’equivalenza tra l’essenza delle cose e la loro immagine e, aprendo la strada a montaggi e smontaggi di “luoghi” e “figure”, finisce per rientrare nella categoria della simulazione artificiale e della modellazione scientificamente oggettivabile e dimostrabile. Dall’universo virtuale di queste Quadrature si passa, attraverso le restituzioni fotogrammetriche, che rapportano lo spazio proiettivo delle immagini prospettiche a quello metrico-descrittivo delle immagini mongiane, all’esplorazione interattiva di questi modelli, veri e propri sistemi artificiali, chiamati a visualizzare spazi mentali, astratti o immaginari attraverso il rigore della geometria configurativa, capace di dare ordine alle nostre intuizioni e di interpretare criticamente le relazioni complesse che si stabiliscono all’interno delle nuove realtà visibili.
2008
9788896080009
Il Quadraturismo e il congegno proiettivo degli spazi interni / Dell'Aquila, Mariella. - STAMPA. - unico:(2008), pp. 00-00. (Intervento presentato al convegno Geometria tra didattica e Ricerca tenutosi a Firenze nel 17-18-19 Aprile 2008).
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