La storia internazionale dello sviluppo dei comitati etici si snoda in quattro fondamentali periodi: nascita, espansione, stabilizzazione, di relazioni internazionali. A questi si è aggiunto nel nostro Paese quello della diffusione obbligatoria per le sperimentazioni dei farmaci. La più genuina missione dei Comitati Etici travalica, però, la funzione di tutela della dignità e dei diritti dei pazienti nella ricerca clinica per dispiegarsi in un ordito molto più ampio e complesso di natura etico-deontologica nella vocazione di poter intervenire (a richiesta) nelle strutture assistenziali di riferimento ogni qual volta ve ne sia bisogno per fornire pareri a supporto di decisioni critiche nell’ambito di questioni di essenziale rilievo nella prassi diagnostico-terapeutica, specie di ordine deontologico. In tal senso è forte il richiamo operato dal C.N.B. che ha individuato nei compiti dei comitati etici non solo l’espressione di giudizi di liceità per la tutela dei diritti del malato e la formazione del personale sanitario, ma anche promozione e difesa dei principi della deontologia medica. Di qui non solo elevato interesse partecipativo ai problemi della ricerca in termini - tra l’altro - di consenso ai trials clinici, al placebo, alle tutele assicurative, ma anche grande attenzione per lo stesso consenso informato nella prassi clinica, al rifiuto/sospensione dei trattamenti, alla procreativa, alle indagini genetiche, ai test predittivi, ai trapianti d’organo, all’impiego di sostanze psicotrope, alla allocazione delle risorse, alla umanizzazione della medicina ed altro ancora. Nello stesso ambito delle sperimentazioni cliniche, poi, va riconosciuto ai Comitati etici una funzione di garanzia esterna al rapporto deontologico tra sperimentatore e soggetti coinvolti nello studio da parte di attori imparziali ed indipendenti che si fanno espressione della competenza dello sperimentatore e dell’eticità dello studio nel coerente rispetto dell’ordito delle norme deontologiche che governano un equilibrato comportamento del ricercatore nei confronti del soggetto che partecipa allo studio e della stessa collettività cui, in definitiva, oltre che al paziente, sono destinati i prevedibili vantaggi della sperimentazione.

Contenuti deontologico dell’attività dei Comitati Etici / Buccelli, Claudio. - STAMPA. - 2:(2002), pp. 149-171. (Intervento presentato al convegno CIRB: Ricerche di bioetica tenutosi a Napoli nel 2002).

Contenuti deontologico dell’attività dei Comitati Etici

BUCCELLI, CLAUDIO
2002

Abstract

La storia internazionale dello sviluppo dei comitati etici si snoda in quattro fondamentali periodi: nascita, espansione, stabilizzazione, di relazioni internazionali. A questi si è aggiunto nel nostro Paese quello della diffusione obbligatoria per le sperimentazioni dei farmaci. La più genuina missione dei Comitati Etici travalica, però, la funzione di tutela della dignità e dei diritti dei pazienti nella ricerca clinica per dispiegarsi in un ordito molto più ampio e complesso di natura etico-deontologica nella vocazione di poter intervenire (a richiesta) nelle strutture assistenziali di riferimento ogni qual volta ve ne sia bisogno per fornire pareri a supporto di decisioni critiche nell’ambito di questioni di essenziale rilievo nella prassi diagnostico-terapeutica, specie di ordine deontologico. In tal senso è forte il richiamo operato dal C.N.B. che ha individuato nei compiti dei comitati etici non solo l’espressione di giudizi di liceità per la tutela dei diritti del malato e la formazione del personale sanitario, ma anche promozione e difesa dei principi della deontologia medica. Di qui non solo elevato interesse partecipativo ai problemi della ricerca in termini - tra l’altro - di consenso ai trials clinici, al placebo, alle tutele assicurative, ma anche grande attenzione per lo stesso consenso informato nella prassi clinica, al rifiuto/sospensione dei trattamenti, alla procreativa, alle indagini genetiche, ai test predittivi, ai trapianti d’organo, all’impiego di sostanze psicotrope, alla allocazione delle risorse, alla umanizzazione della medicina ed altro ancora. Nello stesso ambito delle sperimentazioni cliniche, poi, va riconosciuto ai Comitati etici una funzione di garanzia esterna al rapporto deontologico tra sperimentatore e soggetti coinvolti nello studio da parte di attori imparziali ed indipendenti che si fanno espressione della competenza dello sperimentatore e dell’eticità dello studio nel coerente rispetto dell’ordito delle norme deontologiche che governano un equilibrato comportamento del ricercatore nei confronti del soggetto che partecipa allo studio e della stessa collettività cui, in definitiva, oltre che al paziente, sono destinati i prevedibili vantaggi della sperimentazione.
2002
8874310293
Contenuti deontologico dell’attività dei Comitati Etici / Buccelli, Claudio. - STAMPA. - 2:(2002), pp. 149-171. (Intervento presentato al convegno CIRB: Ricerche di bioetica tenutosi a Napoli nel 2002).
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