La scelta di Palazzo Donn’Anna per lo studio che qui viene presentato è dovuta alla sua particolare struttura che ritroviamo, anche se non nella stessa splendida cornice, in molti edifici napoletani che ospitano migliaia di persone potenzialmente esposte a livelli di radiazioni superiori alla media, a causa dell'elevata radioattività naturale caratteristica della Campania (1). Il complesso, oltre ad essere costruito interamente in tufo, sorge su di un massiccio blocco dello stesso materiale; la sua peculiarità è costituita da un vasto sistema di gallerie che lo attraversano alla base, che sono in contatto diretto con l’esterno e che potrebbero interrompere o deviare il flusso di radon verso l’interno dell’edificio. La misura delle concentrazioni di radon in vari locali del palazzo, che viene qui presentata, ha lo scopo, tra l'altro, di verificare la capacità di una tale struttura di funzionare come una intrinseca barriera protettiva. La seconda ma non meno importante motivazione di questa piccola indagine è l’osservazione dei livelli di radon esistenti in un tipo di costruzioni che, pur molto diffuso, oltre che nella città di Napoli, in molti centri storici italiani, è stato poco rappresentato nelle indagini svolte in precedenza (2,3), che avevano lo scopo di misurare i livelli medi regionali di radon e di conseguenza sono state effettuate su campioni rappresentativi dell' intera tipologia abitativa italiana e quindi mai orientati all studio di una particolare tipologia abitativa. La valenza di una tale indagine orientata sta nel fatto che a Napoli come in altre città questi edifici dalla storia illustre e dall'uso per secoli esclusivamente riservato a pochi privilegiati, ospitano ormai veri e propri condomini o uffici, quindi una frazione non trascurabili di popolazione per la quale è importante riuscire a quantificare il rischio di esposizione al radon ed ai suoi prodotti di decadimento. Questi primi rilevamenti all’interno di Palazzo Donn’Anna hanno infatti mostrato livelli di radon ben superiori alla media ed hanno anche indicato strade per la loro riduzione. Il costante ricambio d’aria è risultato essere rimedio semplice ed efficace contro le alte concentrazioni di radon caratteristiche di quelle abitazioni le cui pareti o pavimenti sono a diretto contatto con il roccione tufaceo

Palazzo Donn’Anna: un laboratorio per lo studio del radon nella Napoli del ‘600 / Pugliese, Mariagabriella; Crisci, P.; Gialanella, G.; Roca, Vincenzo; Tortoriello, E.. - STAMPA. - (1997), pp. 181-186. (Intervento presentato al convegno RADON TRA NATURA E AMBIENTE COSTRUITO, VENEZIA tenutosi a Venezia nel 24-26 NOVEMBRE).

Palazzo Donn’Anna: un laboratorio per lo studio del radon nella Napoli del ‘600

PUGLIESE, MARIAGABRIELLA;ROCA, VINCENZO;
1997

Abstract

La scelta di Palazzo Donn’Anna per lo studio che qui viene presentato è dovuta alla sua particolare struttura che ritroviamo, anche se non nella stessa splendida cornice, in molti edifici napoletani che ospitano migliaia di persone potenzialmente esposte a livelli di radiazioni superiori alla media, a causa dell'elevata radioattività naturale caratteristica della Campania (1). Il complesso, oltre ad essere costruito interamente in tufo, sorge su di un massiccio blocco dello stesso materiale; la sua peculiarità è costituita da un vasto sistema di gallerie che lo attraversano alla base, che sono in contatto diretto con l’esterno e che potrebbero interrompere o deviare il flusso di radon verso l’interno dell’edificio. La misura delle concentrazioni di radon in vari locali del palazzo, che viene qui presentata, ha lo scopo, tra l'altro, di verificare la capacità di una tale struttura di funzionare come una intrinseca barriera protettiva. La seconda ma non meno importante motivazione di questa piccola indagine è l’osservazione dei livelli di radon esistenti in un tipo di costruzioni che, pur molto diffuso, oltre che nella città di Napoli, in molti centri storici italiani, è stato poco rappresentato nelle indagini svolte in precedenza (2,3), che avevano lo scopo di misurare i livelli medi regionali di radon e di conseguenza sono state effettuate su campioni rappresentativi dell' intera tipologia abitativa italiana e quindi mai orientati all studio di una particolare tipologia abitativa. La valenza di una tale indagine orientata sta nel fatto che a Napoli come in altre città questi edifici dalla storia illustre e dall'uso per secoli esclusivamente riservato a pochi privilegiati, ospitano ormai veri e propri condomini o uffici, quindi una frazione non trascurabili di popolazione per la quale è importante riuscire a quantificare il rischio di esposizione al radon ed ai suoi prodotti di decadimento. Questi primi rilevamenti all’interno di Palazzo Donn’Anna hanno infatti mostrato livelli di radon ben superiori alla media ed hanno anche indicato strade per la loro riduzione. Il costante ricambio d’aria è risultato essere rimedio semplice ed efficace contro le alte concentrazioni di radon caratteristiche di quelle abitazioni le cui pareti o pavimenti sono a diretto contatto con il roccione tufaceo
1997
Palazzo Donn’Anna: un laboratorio per lo studio del radon nella Napoli del ‘600 / Pugliese, Mariagabriella; Crisci, P.; Gialanella, G.; Roca, Vincenzo; Tortoriello, E.. - STAMPA. - (1997), pp. 181-186. (Intervento presentato al convegno RADON TRA NATURA E AMBIENTE COSTRUITO, VENEZIA tenutosi a Venezia nel 24-26 NOVEMBRE).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/191841
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