Nel Settecento l’ampio dibattito degli Illuministi contro l’oscurantesimo, il parassitismo e la manomorta, culminato nel Tratado de la regalia de amortizacion di Pedro Rodriguez Campomanes del 1755, ebbe specifica e sostenuta intensità di toni proprio nel Regno di Napoli, ove la entità dei beni ecclesiastici esenti da tributi costituiva oltre i 2/3 dell’intera massa immobiliare, assumendo accenti di crescente drammaticità all’indomani della carestia del 1764 e dei provvedimenti in tema doi manomorta emanati in Toscana e a Modena. Allorché nella biblioteca dei Certosini a San Martino fu rinvenuto un manoscritto delle Costituzioni fridericiane, si riaccese lo scontro culturale culminato nelle contrapposte posizioni di Andrea Serrao e Donato Antonio Vario, sostenitore il primo che i “predecessori” erano i normanni, il secondo i bizantini. In effetti dietro quella alternativa, all’apparenza meramente filologica, si nascondeva una ben più rilevante questione di fondo: ricondurre la normativa fridericiana alle costituzioni degli imperatori Leone Isaurico e Niceforo Foca significava dare uno sfondo di ‘perpetuità’ a una disposizione che segnalava la “razionalità” del necessario contributo di tutti, nessuno escluso, e neppure la Chiesa, a contribuire a sostegno dei pubblici oneri.
La Costituzione "Praedecessorum Nostrorum": una chiave di lettura dei rapporti fra Stato e Chiesa [seconda parte] / Cernigliaro, Aurelio. - In: FRONTIERA D'EUROPA. - ISSN 1723-4611. - STAMPA. - 1:anno XI(2005), pp. 5-89.
La Costituzione "Praedecessorum Nostrorum": una chiave di lettura dei rapporti fra Stato e Chiesa [seconda parte]
CERNIGLIARO, AURELIO
2005
Abstract
Nel Settecento l’ampio dibattito degli Illuministi contro l’oscurantesimo, il parassitismo e la manomorta, culminato nel Tratado de la regalia de amortizacion di Pedro Rodriguez Campomanes del 1755, ebbe specifica e sostenuta intensità di toni proprio nel Regno di Napoli, ove la entità dei beni ecclesiastici esenti da tributi costituiva oltre i 2/3 dell’intera massa immobiliare, assumendo accenti di crescente drammaticità all’indomani della carestia del 1764 e dei provvedimenti in tema doi manomorta emanati in Toscana e a Modena. Allorché nella biblioteca dei Certosini a San Martino fu rinvenuto un manoscritto delle Costituzioni fridericiane, si riaccese lo scontro culturale culminato nelle contrapposte posizioni di Andrea Serrao e Donato Antonio Vario, sostenitore il primo che i “predecessori” erano i normanni, il secondo i bizantini. In effetti dietro quella alternativa, all’apparenza meramente filologica, si nascondeva una ben più rilevante questione di fondo: ricondurre la normativa fridericiana alle costituzioni degli imperatori Leone Isaurico e Niceforo Foca significava dare uno sfondo di ‘perpetuità’ a una disposizione che segnalava la “razionalità” del necessario contributo di tutti, nessuno escluso, e neppure la Chiesa, a contribuire a sostegno dei pubblici oneri.File | Dimensione | Formato | |
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