A seguito forse di alcune critiche negative espresse da autorevoli autori come A. Comolli, che definisce Lo inganno degl’occhi come un libro “più raro che buono”, interessante per essere un’opera scritta da un accademico del disegno piuttosto che per la diffusione che essa ebbe tra gli artisti dell’epoca - ai quali avrebbe potuto essere maggiormente utile “se la materia vi fosse trattata con più ordine e chiarezza” - i maggiori critici hanno spesso trascurato il contributo dell’opera di Pietro Accolti per la storia dei metodi della rappresentazione e per la nascita della moderna geometria descrittiva; lo scarso successo del trattato presso i contemporanei, la presenza di alcuni errori nei procedimenti prospettici proposti, insieme alla grafica scarna ed essenziale delle illustrazioni, hanno infatti reso difficile la comprensione di quest’opera e negato il giusto riconoscimento del notevole valore delle intuizioni prospettiche ivi contenute. Scritta ad uso dei pittori, al fine di fornire regole pratiche per la corretta esecuzione dei disegni, appare subito evidente, fin dalla premessa, come l’autore leghi il valore artistico di ciascuna opera al contributo della geometria nell’applicazione del metodo; smaccata è infatti la polemica del nostro contro l’accademismo di alcuni artisti coevi, del tutto inconsapevoli di quei principi geometrici necessari a dare rigore rappresentativo e quindi ‘qualità d’arte’ alle opere prodotte. Di notevole interesse risultano gli argomenti trattati nel terzo libro, dedicato al problema delle ombre, dal titolo De Lumi et Ombre, che si apre con una prefazione in cui l’autore afferma l’importanza, in campo pittorico, di una “varia rappresentazione d’ombre e di lumi”: con straordinaria anticipazione l’autore descrive le modalità di interazione di due sorgenti luminose di diversa intensità, l’esistenza di un ‘fattore fisiologico’ nella percezione della luce, talvolta in contrasto con le leggi fisiche e geometriche. Accolti anticipa inoltre il complesso problema delle penombre, che sarà risolto molto più tardi dai trattatisti ottocenteschi, con l’individuazione dei corretti presupposti per la determinazione dei diversi gradi di oscurità da assegnare alle ombre di oggetti esposti a due diversi corpi luminosi. Una seconda sezione del libro dedicato alla teoria delle ombre riguarda invece De secondi lumi et reflessi, in cui Accolti affronta una serie di problemi, sia geometrici che cromatici, derivanti dalla riflessione della luce su piani diversi. Le osservazioni dell’Accolti sono certamente da collegarsi alla profonda conoscenza del nostro degli studi sulla riflessione della luce nell’ottica classica, della quale il testo di Euclide è il primo significativo esempio a noi pervenuto, sebbene sia possibile individuare alcune altre precedenti testimonianze. Ma le intuizioni più originali della terza parte del trattato sono contenute negli ultimi tre capitoli, dedicati alla determinazione delle ombre proprie e portate di alcuni solidi geometrici; è di estrema importanza la dichiarata esigenza del nostro autore di formulare un metodo valido per l’individuazione delle ombre prodotte dalla luce solare, a differenza dei suoi predecessori che, pur sottolineando la diversa modalità di propagazione dei raggi solari rispetto a quelli provenienti da una sorgente artificiale, hanno proposto dimostrazioni riferite alla sola sorgente puntiforme, collocata generalmente al di là dell’oggetto da illuminare. E’ infatti opportuno ricordare che, a fronte di una chiara individuazione dei processi geometrici della rappresentazione prospettica, gli artisti-scienziati rinascimentali raramente dedicarono esaurienti trattazioni al problema delle ombre, fornendo talvolta consigli pratici ‘di bottega’ per una resa realistica del chiaroscuro, ancora convinti che il fenomeno appartenesse alla tecnica pittorica e cromatica piuttosto che alla geometria. Il metodo proposto dall’Accolti straordinariamente anticipa le conoscenze della moderna geometria proiettiva riguardo all’analogia esistente tra l’assonometria e l’illuminazione naturale, entrambe proiezioni da un punto improprio. Egli infatti individua le parti illuminate di un oggetto esposto alla radiazione solare come quelle disegnate in un’assonometria cavaliera ante litteram, e cioè ‘visibili’ dall’astro, ovvero da un ‘occhio’ posto a distanza infinita. Una serie di tavole di estrema chiarezza accompagnano la già esauriente descrizione: l’oggetto della rappresentazione è un cubo cavo, recante su ciascuna faccia un ottagono, anch’esso cavo, disegnato in un’assonometria che oggi è detta “cavaliera a 45° e successivamente, lo stesso corpo è rappresentato in una vista prospettica e illuminato dal sole. In tale immagine il solido risulta ombreggiato proprio sulle parti non “viste” dal sole, quelle cioè che nel disegno assonometrico dello stesso cubo restano occultate .

De Lumi et Ombre: il terzo libro del trattato di Pietro Accolti / Pagliano, Alessandra. - (2004), pp. 87-94. (Intervento presentato al convegno Tra luce e ombra tenutosi a Venezia nel 25-26 novembre 2004).

De Lumi et Ombre: il terzo libro del trattato di Pietro Accolti

PAGLIANO, ALESSANDRA
2004

Abstract

A seguito forse di alcune critiche negative espresse da autorevoli autori come A. Comolli, che definisce Lo inganno degl’occhi come un libro “più raro che buono”, interessante per essere un’opera scritta da un accademico del disegno piuttosto che per la diffusione che essa ebbe tra gli artisti dell’epoca - ai quali avrebbe potuto essere maggiormente utile “se la materia vi fosse trattata con più ordine e chiarezza” - i maggiori critici hanno spesso trascurato il contributo dell’opera di Pietro Accolti per la storia dei metodi della rappresentazione e per la nascita della moderna geometria descrittiva; lo scarso successo del trattato presso i contemporanei, la presenza di alcuni errori nei procedimenti prospettici proposti, insieme alla grafica scarna ed essenziale delle illustrazioni, hanno infatti reso difficile la comprensione di quest’opera e negato il giusto riconoscimento del notevole valore delle intuizioni prospettiche ivi contenute. Scritta ad uso dei pittori, al fine di fornire regole pratiche per la corretta esecuzione dei disegni, appare subito evidente, fin dalla premessa, come l’autore leghi il valore artistico di ciascuna opera al contributo della geometria nell’applicazione del metodo; smaccata è infatti la polemica del nostro contro l’accademismo di alcuni artisti coevi, del tutto inconsapevoli di quei principi geometrici necessari a dare rigore rappresentativo e quindi ‘qualità d’arte’ alle opere prodotte. Di notevole interesse risultano gli argomenti trattati nel terzo libro, dedicato al problema delle ombre, dal titolo De Lumi et Ombre, che si apre con una prefazione in cui l’autore afferma l’importanza, in campo pittorico, di una “varia rappresentazione d’ombre e di lumi”: con straordinaria anticipazione l’autore descrive le modalità di interazione di due sorgenti luminose di diversa intensità, l’esistenza di un ‘fattore fisiologico’ nella percezione della luce, talvolta in contrasto con le leggi fisiche e geometriche. Accolti anticipa inoltre il complesso problema delle penombre, che sarà risolto molto più tardi dai trattatisti ottocenteschi, con l’individuazione dei corretti presupposti per la determinazione dei diversi gradi di oscurità da assegnare alle ombre di oggetti esposti a due diversi corpi luminosi. Una seconda sezione del libro dedicato alla teoria delle ombre riguarda invece De secondi lumi et reflessi, in cui Accolti affronta una serie di problemi, sia geometrici che cromatici, derivanti dalla riflessione della luce su piani diversi. Le osservazioni dell’Accolti sono certamente da collegarsi alla profonda conoscenza del nostro degli studi sulla riflessione della luce nell’ottica classica, della quale il testo di Euclide è il primo significativo esempio a noi pervenuto, sebbene sia possibile individuare alcune altre precedenti testimonianze. Ma le intuizioni più originali della terza parte del trattato sono contenute negli ultimi tre capitoli, dedicati alla determinazione delle ombre proprie e portate di alcuni solidi geometrici; è di estrema importanza la dichiarata esigenza del nostro autore di formulare un metodo valido per l’individuazione delle ombre prodotte dalla luce solare, a differenza dei suoi predecessori che, pur sottolineando la diversa modalità di propagazione dei raggi solari rispetto a quelli provenienti da una sorgente artificiale, hanno proposto dimostrazioni riferite alla sola sorgente puntiforme, collocata generalmente al di là dell’oggetto da illuminare. E’ infatti opportuno ricordare che, a fronte di una chiara individuazione dei processi geometrici della rappresentazione prospettica, gli artisti-scienziati rinascimentali raramente dedicarono esaurienti trattazioni al problema delle ombre, fornendo talvolta consigli pratici ‘di bottega’ per una resa realistica del chiaroscuro, ancora convinti che il fenomeno appartenesse alla tecnica pittorica e cromatica piuttosto che alla geometria. Il metodo proposto dall’Accolti straordinariamente anticipa le conoscenze della moderna geometria proiettiva riguardo all’analogia esistente tra l’assonometria e l’illuminazione naturale, entrambe proiezioni da un punto improprio. Egli infatti individua le parti illuminate di un oggetto esposto alla radiazione solare come quelle disegnate in un’assonometria cavaliera ante litteram, e cioè ‘visibili’ dall’astro, ovvero da un ‘occhio’ posto a distanza infinita. Una serie di tavole di estrema chiarezza accompagnano la già esauriente descrizione: l’oggetto della rappresentazione è un cubo cavo, recante su ciascuna faccia un ottagono, anch’esso cavo, disegnato in un’assonometria che oggi è detta “cavaliera a 45° e successivamente, lo stesso corpo è rappresentato in una vista prospettica e illuminato dal sole. In tale immagine il solido risulta ombreggiato proprio sulle parti non “viste” dal sole, quelle cioè che nel disegno assonometrico dello stesso cubo restano occultate .
2004
8871154177
De Lumi et Ombre: il terzo libro del trattato di Pietro Accolti / Pagliano, Alessandra. - (2004), pp. 87-94. (Intervento presentato al convegno Tra luce e ombra tenutosi a Venezia nel 25-26 novembre 2004).
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