I Malavoglia di Giovanni Verga celano all’interno del racconto delle «minuzie quotidiane» un quadro di riferimento molto più ampio, che travalica i ristretti confini di Aci-Trezza per rappresentare, metaforicamente, i meccanismi delle «passioni» dell’Italia post-unitaria. Se nella chiamata alla leva del giovane ‘Ntoni o nella battaglia di Lissa la presenza della Storia si insinua rovinosamente nella compagine mitica del romanzo, anche le logiche della politica dell’Italia postunitaria vengono qui miniaturizzate nella farmacia di don Franco che funge, in questo senso, da cronotopo particolarmente raffigurativo. La bottega dello speziale viene eletto a rissoso “sinedrio” in cui il linguaggio della politica trova, nel «coro di parlanti popolari», un suo cantuccio. Lo sguardo irrisorio che accompagna don Franco e tutti i suoi inutili tentativi di propagandare nella comunità di cui fa parte una coscienza politica, si estende, come per contagio, su tutte le istituzioni di Aci-Trezza, consentendo al lettore di rintracciare già all’altezza del primo romanzo del Ciclo dei Vinti quel rancore di Verga verso la Storia che sarà variamente declinato nella novella Libertà, nel Mastro-don Gesualdo, in Dal tuo al mio e che legittima l’elezione della critica verghiana al progresso ad autorevole archetipo dell’antistoricismo della cultura siciliana tra Otto e Novecento.
Il piccolo parlamento di Aci-trezza / Muscariello, Maria. - STAMPA. - (2007), pp. 91-98. (Intervento presentato al convegno Incontro di studio della MOD tenutosi a Catania nel 17-18 /2/ 2006).
Il piccolo parlamento di Aci-trezza
MUSCARIELLO, MARIA
2007
Abstract
I Malavoglia di Giovanni Verga celano all’interno del racconto delle «minuzie quotidiane» un quadro di riferimento molto più ampio, che travalica i ristretti confini di Aci-Trezza per rappresentare, metaforicamente, i meccanismi delle «passioni» dell’Italia post-unitaria. Se nella chiamata alla leva del giovane ‘Ntoni o nella battaglia di Lissa la presenza della Storia si insinua rovinosamente nella compagine mitica del romanzo, anche le logiche della politica dell’Italia postunitaria vengono qui miniaturizzate nella farmacia di don Franco che funge, in questo senso, da cronotopo particolarmente raffigurativo. La bottega dello speziale viene eletto a rissoso “sinedrio” in cui il linguaggio della politica trova, nel «coro di parlanti popolari», un suo cantuccio. Lo sguardo irrisorio che accompagna don Franco e tutti i suoi inutili tentativi di propagandare nella comunità di cui fa parte una coscienza politica, si estende, come per contagio, su tutte le istituzioni di Aci-Trezza, consentendo al lettore di rintracciare già all’altezza del primo romanzo del Ciclo dei Vinti quel rancore di Verga verso la Storia che sarà variamente declinato nella novella Libertà, nel Mastro-don Gesualdo, in Dal tuo al mio e che legittima l’elezione della critica verghiana al progresso ad autorevole archetipo dell’antistoricismo della cultura siciliana tra Otto e Novecento.File | Dimensione | Formato | |
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