“Pratiche di concertazione locale” sono attualmente in corso in molti contesti regionali italiani, ma di certo la Campania è stata, ed è, uno dei laboratori più interessanti. Se un osservatore esterno volesse stendere una mappa degli strumenti della Programmazione Negoziata non potrebbe non essere colpito dalla loro rilevanza numerica e dal loro grado di copertura territoriale nella regione. Altrettanto significativa è l’esperienza dei Pit: i numerosi Progetti Integrati Territoriali avviati sono il segnale dell’interesse suscitato di recente da questo nuovo strumento per la programmazione regionale dello sviluppo locale. Qualora si volesse tenere conto soltanto della diffusione degli strumenti negoziali, si potrebbe sostenere che essi hanno assunto un ruolo centrale nei percorsi di sviluppo innescati in questa regione ed un ruolo altrettanto centrale nella ricerca, tuttora in corso, di una ridefinizione dell’intervento statale. Più complicata appare invece la questione se si va oltre il semplice dato quantitativo. In che modo si modifica concretamente l’azione dello Stato, quali soggetti istituzionali e sociali vi contribuiscono maggiormente, quali ostacoli intralciano il cammino degli strumenti negoziali e quali reali benefici essi stanno apportando all’economia, alla politica, alle società locali, sono infatti argomenti ben più complessi da trattare. A monte poi di questa complessità vi è il problema teorico di come costruire e realizzare queste nuove politiche, un problema che rinvia a sua volta al tema di come sia possibile generare forme di cooperazione che aiutino a sostenere lo sviluppo delle società locali. Nel volume l’analisi di queste problematiche fa da sfondo alla presentazione dei risultati di alcune ricerche empiriche condotte sui Patti e sui Pit campani. Dai risultati emerge come il metodo concertativo rappresenti il filo rosso che unisce le due esperienze di sviluppo nella costruzione della fiducia locale. Tuttavia vi è una diversità nelle “pratiche” di concertazione di non poco conto. Una diversità che discende dal significato e dalle modalità con cui tale metodo viene attuato – praticato - dagli attori locali.
Pratiche di concertazione e sviluppo locale / DE VIVO, Paola. - STAMPA. - (2004).
Pratiche di concertazione e sviluppo locale
DE VIVO, PAOLA
2004
Abstract
“Pratiche di concertazione locale” sono attualmente in corso in molti contesti regionali italiani, ma di certo la Campania è stata, ed è, uno dei laboratori più interessanti. Se un osservatore esterno volesse stendere una mappa degli strumenti della Programmazione Negoziata non potrebbe non essere colpito dalla loro rilevanza numerica e dal loro grado di copertura territoriale nella regione. Altrettanto significativa è l’esperienza dei Pit: i numerosi Progetti Integrati Territoriali avviati sono il segnale dell’interesse suscitato di recente da questo nuovo strumento per la programmazione regionale dello sviluppo locale. Qualora si volesse tenere conto soltanto della diffusione degli strumenti negoziali, si potrebbe sostenere che essi hanno assunto un ruolo centrale nei percorsi di sviluppo innescati in questa regione ed un ruolo altrettanto centrale nella ricerca, tuttora in corso, di una ridefinizione dell’intervento statale. Più complicata appare invece la questione se si va oltre il semplice dato quantitativo. In che modo si modifica concretamente l’azione dello Stato, quali soggetti istituzionali e sociali vi contribuiscono maggiormente, quali ostacoli intralciano il cammino degli strumenti negoziali e quali reali benefici essi stanno apportando all’economia, alla politica, alle società locali, sono infatti argomenti ben più complessi da trattare. A monte poi di questa complessità vi è il problema teorico di come costruire e realizzare queste nuove politiche, un problema che rinvia a sua volta al tema di come sia possibile generare forme di cooperazione che aiutino a sostenere lo sviluppo delle società locali. Nel volume l’analisi di queste problematiche fa da sfondo alla presentazione dei risultati di alcune ricerche empiriche condotte sui Patti e sui Pit campani. Dai risultati emerge come il metodo concertativo rappresenti il filo rosso che unisce le due esperienze di sviluppo nella costruzione della fiducia locale. Tuttavia vi è una diversità nelle “pratiche” di concertazione di non poco conto. Una diversità che discende dal significato e dalle modalità con cui tale metodo viene attuato – praticato - dagli attori locali.File | Dimensione | Formato | |
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