Il libro fa parte di una collana diretta dall'autore. Computer. Sono passati soltanto vent’anni da quando il computer ha cominciato il suo cammino verso il totale inserimento nella nostra quotidianità lavorativa e ludica. La sua invenzione, in realtà, risale a molto tempo prima. L’anno 1946, infatti, viene riconosciuto quale data in cui il primo calcolatore a volvole fu realizzato da un laboratorio dell’università della Pennsylvania. Esempi di strumenti e di teorie che hanno poi determinato la nascita dei calcolatori elettronici possono ritrovarsi in anni precedenti, quando macchine che consentivano calcoli elementari automatizzati erano state pensate e realizzate dal francese Blaise Pascal, o quando, in piena rivoluzione industriale, si realizzò un particolare telaio a scheda perforata che, almeno sul piano concettuale, non si differenziava troppo dalle schede per immissione dati che hanno caratterizzato i calcolatori fino agli anni sessanta. Su questa logica si doveva basare la macchina idealizzata da Charles Babbage per risolvere polinomi, l’analythical engine ora visibile a Londra in un modello realizzato per lo Science Museum. Le previsioni di Babbage sono da riconoscersi quantomeno lungimiranti, visto che l’evoluzione dell’analythical engine avrebbe dovuto essere il difference engine che, almeno in teoria, doveva essere in grado di poter eseguire differenti programmi. Bisognerà aspettare gli anni dei conflitto bellico mondiale per datare l’inizio di una vera e propria rivoluzione - mossa il più delle volte su un piano ideologico piuttosto che su quello realizzativo - che condurrà alla invenzione di calcolatori elettronici lontanamente accostabili alla nostra idea di computer. Sono gli anni in cui Alan Turing elabora la teoria sul funzionamento di macchine in grado di gestire e risolvere problemi in ampi differenti, adeguandosi al cambiamento dei parametri di calcolo, mediante l’inserimento di un apposito programma. La macchina consegnata alla storia con il suo nome testimonia i primi tentativi di rispondere ad una esigenza tanto innovativa. Gli sviluppo che Turing porterà nel campo dell’elaborazione automatizzata sono fondamentali per i progressi successivi, e lo condurranno ad un orizzonte tanto ampio fino a considerare le prime teorie sul confine oltre il quale la capacità di sintesi di una macchina può essere considerata una forma di intelligenza artificiale. Tali ipotesi troveranno un modello di indagine nel Turing test (1950) che doveva definire le modalità di misurazione di un’ipotetica “intelligenza” di una macchina. Subito dopo il secondo conflitto mondiale, durante il quale il campo della ricerca era stato dirottato per realizzare strumentazioni utili ad assolvere compiti di strategia militare, viene riportato sulla definizione di campi applicativi con finalità operative più ampie. Le università, sopratutto quelle statunitensi, si impegnano nella realizzazione di macchine con elevata capacità di calcolo. Le prime notizie ufficiali che rivelavano la realizzazione di una macchina in grado di effettuare calcoli matematici in maniera automatizzata, risalgono al 1 giugno 1946, data in cui viene pubblicato il primo di due bollettini tecnici totalmente incentrati sull’ENIAC. L’acronimo indicava l’Electronic Numerical Integrator and Computer, il computer basato su una configurazione inventata sei anni prima da Von Neumann ed Alan Turing. La differenza tra l’ENIAC e le macchine per il calcolo precedentemente realizzate era la capacità di elaborare operazioni finalizzate a molteplici scopi e non soltanto ad un uso specifico. Questo tipo di calcolatore era basato su una logica di inserimento dati affidata a schede perforate, mentre l’unità di memoria era costituita da nastri magnetici e la memoria ad accesso random su nuclei di ferrite1. Ma è da poco più di vent’anni che i calcolatori elettronici - nell’aspetto funzionale e strumentale che noi tutti conosciamo - hanno assunto un ruolo quale strumento coadiuvante per la gran parte delle attività di ciascuno. E’ difficile pensare a qualsiasi altra innovazione tecnologica, che, in un arco temporale così breve, sia riuscita ad avere una evoluzione ed un progresso di eguali dimensioni, tanto da poter oggi parlare già di seconda e terza era dei computer. Risale ai primi anni 80 l’immissione sul mercato di computer con capacità di elaborazione notevole, che però non avevano più i costi proibitivi che le relegavano alla ristretta applicazione di ricerche scientifiche e universitarie, ma prezzi accessibili che aprivano il mercato e l’accesso a elaboratori di sicuro utilizzo in diverse attività professionali. Su questi fondamenti si basava l’accezione, ancor oggi utilizzata, di personal computer. Sono gli anni in cui si definiva anche la dicotomia di ambienti informatici, che non è stata completamente risolta: la superiorità funzionale tra i sistemi basati sull’ingegneria ideata dalla IBM e affiancata dall’evoluzione del sistema Windows della Microsoft e quelli ideati dalla Apple Computers con il loro sistema operativo esclusivamente utilizzato nelle loro macchine. Sono gli anni in cui si capisce che la chiave di accesso ad una più larga e capillare utenza è racchiusa nell’invenzione di un’interfaccia grafica immediatamente percepibile e quindi utilizzabile, che svincola da una prioritaria conoscenza approfondita degli strumenti informatici. L’intuito di Jef Raskin, geniale matematico tra i primi collaboratori della Apple, porterà all’elaborazione del sistema iconico (user-friendly) che utilizziamo attualmente. Alla Apple si deve anche l’ideazione del mouse, inizialmente sviluppato ma poi abbandonato dalla Xerox. Computer graphics, scienza e tecnica della produzione di immagini mediante sistemi automatici di trattamento dei dati Comunicazione [1]. La comunicazione è strutturata nel nostro patrimonio genetico ed è stata codificata dagli albori dalla nostra società. Anzi, proprio nel momento in cui si organizza in un codice trasmissibile, assistiamo ad una velocizzazione del progresso umano, caratterizzato, diversamente da ogni altra specie, da un sofisticato e raffinato sistema di trasmissione dei pensieri. Non è certo da poco tempo che si può parlare di comunicazione, ma non è certo da secoli che si riconosce a tale specificità, il potere di influenzare, catturare, e veicolare i diversi tipi di informazione. Comunicazione [2]: trasmissione; il portare qualcosa a conoscenza di altri; scambio di messaggi fra un emittente e un ricevente; mezzo attraverso il quale persone e cose comunicano fra loro; nel liguaggio dell’elaborazione elettronica di dati viene inteso nel significato di processo mediante il quale l’informazione viene trasmessa, con appositi segnali, da un sistema all’altro; accomunamento. Architettura. Arte e tecnica di progettare e costruire edifici o altre opere. L’opera architettonica e l’insieme dei suoi caratteri costruttivi ed estetici. Il complesso delle manifestazioni architettoniche di un determinato luogo e periodo. Schema o struttura secondo cui si articola la trama o la composizione di un’opera o di un organismo. Oramai nel linguaggio dell’elaborazione elettronica di dati: architettura di sistema, di rete, quale struttura logica di collegamento tra diversi elaboratori o dispositivi; architettura di software, quale modalità di strutturazione logica di un programma2. Digitale. Relativo al calcolo con elementi numerali, viene inteso quale aggettivo da attribuire a un sistema o dispositivo che utilizza dati rappresentati come segnali discreti. Si intende quale sinonimo di numerico. Qualsiasi celebrazione della potenzialità degli strumenti digitali, diventa una semplice speculazione intellettuale se non ha una corrispondenza con la vita reale. Tali elucubrazioni, se rientrano soltanto nella ricerca esplorativa di un nuovo mezzo espressivo, diventano espressive di una nuova dimensione di speculazione visionaria o meglio un nuovo stile di elaborare science fiction. Nella disciplina che riguarda l'architettura e l'urbanistica, sono molti gli architetti che stanno esplorando una nuova configurazione di spazio e di uso, ottenendo risultati, per quanto concerne la dimensione puramente estetica e prefigurativa, estremamente interessanti. Bisogna capire, però, quanto di queste sperimentazioni possono abbandonare l’affascinante immaginario visuale, per evitare di relegarsi in un confine utopico e far assistere ad un auspicato passaggio nella consistenza anche materica della dimensione reale. Questo volume vuole offrire un nuovo contributo alla verifica di una possibilità di interrelazione tra rappresentazione digitale e modificazione della vita reale. note 1 Cfr. R. Zamparelli, http://www.esterni.unibg.it/siti_esterni/corsi/fondinfo98/storia.html 2 Cfr. Voce architettura in Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 2002.

L'indagine multimediale della forma. Dal lessico geometrico alle simulazioni previsionali per la rappresentazione dell'architettura / Campi, Massimiliano. - STAMPA. - (2006).

L'indagine multimediale della forma. Dal lessico geometrico alle simulazioni previsionali per la rappresentazione dell'architettura

CAMPI, MASSIMILIANO
2006

Abstract

Il libro fa parte di una collana diretta dall'autore. Computer. Sono passati soltanto vent’anni da quando il computer ha cominciato il suo cammino verso il totale inserimento nella nostra quotidianità lavorativa e ludica. La sua invenzione, in realtà, risale a molto tempo prima. L’anno 1946, infatti, viene riconosciuto quale data in cui il primo calcolatore a volvole fu realizzato da un laboratorio dell’università della Pennsylvania. Esempi di strumenti e di teorie che hanno poi determinato la nascita dei calcolatori elettronici possono ritrovarsi in anni precedenti, quando macchine che consentivano calcoli elementari automatizzati erano state pensate e realizzate dal francese Blaise Pascal, o quando, in piena rivoluzione industriale, si realizzò un particolare telaio a scheda perforata che, almeno sul piano concettuale, non si differenziava troppo dalle schede per immissione dati che hanno caratterizzato i calcolatori fino agli anni sessanta. Su questa logica si doveva basare la macchina idealizzata da Charles Babbage per risolvere polinomi, l’analythical engine ora visibile a Londra in un modello realizzato per lo Science Museum. Le previsioni di Babbage sono da riconoscersi quantomeno lungimiranti, visto che l’evoluzione dell’analythical engine avrebbe dovuto essere il difference engine che, almeno in teoria, doveva essere in grado di poter eseguire differenti programmi. Bisognerà aspettare gli anni dei conflitto bellico mondiale per datare l’inizio di una vera e propria rivoluzione - mossa il più delle volte su un piano ideologico piuttosto che su quello realizzativo - che condurrà alla invenzione di calcolatori elettronici lontanamente accostabili alla nostra idea di computer. Sono gli anni in cui Alan Turing elabora la teoria sul funzionamento di macchine in grado di gestire e risolvere problemi in ampi differenti, adeguandosi al cambiamento dei parametri di calcolo, mediante l’inserimento di un apposito programma. La macchina consegnata alla storia con il suo nome testimonia i primi tentativi di rispondere ad una esigenza tanto innovativa. Gli sviluppo che Turing porterà nel campo dell’elaborazione automatizzata sono fondamentali per i progressi successivi, e lo condurranno ad un orizzonte tanto ampio fino a considerare le prime teorie sul confine oltre il quale la capacità di sintesi di una macchina può essere considerata una forma di intelligenza artificiale. Tali ipotesi troveranno un modello di indagine nel Turing test (1950) che doveva definire le modalità di misurazione di un’ipotetica “intelligenza” di una macchina. Subito dopo il secondo conflitto mondiale, durante il quale il campo della ricerca era stato dirottato per realizzare strumentazioni utili ad assolvere compiti di strategia militare, viene riportato sulla definizione di campi applicativi con finalità operative più ampie. Le università, sopratutto quelle statunitensi, si impegnano nella realizzazione di macchine con elevata capacità di calcolo. Le prime notizie ufficiali che rivelavano la realizzazione di una macchina in grado di effettuare calcoli matematici in maniera automatizzata, risalgono al 1 giugno 1946, data in cui viene pubblicato il primo di due bollettini tecnici totalmente incentrati sull’ENIAC. L’acronimo indicava l’Electronic Numerical Integrator and Computer, il computer basato su una configurazione inventata sei anni prima da Von Neumann ed Alan Turing. La differenza tra l’ENIAC e le macchine per il calcolo precedentemente realizzate era la capacità di elaborare operazioni finalizzate a molteplici scopi e non soltanto ad un uso specifico. Questo tipo di calcolatore era basato su una logica di inserimento dati affidata a schede perforate, mentre l’unità di memoria era costituita da nastri magnetici e la memoria ad accesso random su nuclei di ferrite1. Ma è da poco più di vent’anni che i calcolatori elettronici - nell’aspetto funzionale e strumentale che noi tutti conosciamo - hanno assunto un ruolo quale strumento coadiuvante per la gran parte delle attività di ciascuno. E’ difficile pensare a qualsiasi altra innovazione tecnologica, che, in un arco temporale così breve, sia riuscita ad avere una evoluzione ed un progresso di eguali dimensioni, tanto da poter oggi parlare già di seconda e terza era dei computer. Risale ai primi anni 80 l’immissione sul mercato di computer con capacità di elaborazione notevole, che però non avevano più i costi proibitivi che le relegavano alla ristretta applicazione di ricerche scientifiche e universitarie, ma prezzi accessibili che aprivano il mercato e l’accesso a elaboratori di sicuro utilizzo in diverse attività professionali. Su questi fondamenti si basava l’accezione, ancor oggi utilizzata, di personal computer. Sono gli anni in cui si definiva anche la dicotomia di ambienti informatici, che non è stata completamente risolta: la superiorità funzionale tra i sistemi basati sull’ingegneria ideata dalla IBM e affiancata dall’evoluzione del sistema Windows della Microsoft e quelli ideati dalla Apple Computers con il loro sistema operativo esclusivamente utilizzato nelle loro macchine. Sono gli anni in cui si capisce che la chiave di accesso ad una più larga e capillare utenza è racchiusa nell’invenzione di un’interfaccia grafica immediatamente percepibile e quindi utilizzabile, che svincola da una prioritaria conoscenza approfondita degli strumenti informatici. L’intuito di Jef Raskin, geniale matematico tra i primi collaboratori della Apple, porterà all’elaborazione del sistema iconico (user-friendly) che utilizziamo attualmente. Alla Apple si deve anche l’ideazione del mouse, inizialmente sviluppato ma poi abbandonato dalla Xerox. Computer graphics, scienza e tecnica della produzione di immagini mediante sistemi automatici di trattamento dei dati Comunicazione [1]. La comunicazione è strutturata nel nostro patrimonio genetico ed è stata codificata dagli albori dalla nostra società. Anzi, proprio nel momento in cui si organizza in un codice trasmissibile, assistiamo ad una velocizzazione del progresso umano, caratterizzato, diversamente da ogni altra specie, da un sofisticato e raffinato sistema di trasmissione dei pensieri. Non è certo da poco tempo che si può parlare di comunicazione, ma non è certo da secoli che si riconosce a tale specificità, il potere di influenzare, catturare, e veicolare i diversi tipi di informazione. Comunicazione [2]: trasmissione; il portare qualcosa a conoscenza di altri; scambio di messaggi fra un emittente e un ricevente; mezzo attraverso il quale persone e cose comunicano fra loro; nel liguaggio dell’elaborazione elettronica di dati viene inteso nel significato di processo mediante il quale l’informazione viene trasmessa, con appositi segnali, da un sistema all’altro; accomunamento. Architettura. Arte e tecnica di progettare e costruire edifici o altre opere. L’opera architettonica e l’insieme dei suoi caratteri costruttivi ed estetici. Il complesso delle manifestazioni architettoniche di un determinato luogo e periodo. Schema o struttura secondo cui si articola la trama o la composizione di un’opera o di un organismo. Oramai nel linguaggio dell’elaborazione elettronica di dati: architettura di sistema, di rete, quale struttura logica di collegamento tra diversi elaboratori o dispositivi; architettura di software, quale modalità di strutturazione logica di un programma2. Digitale. Relativo al calcolo con elementi numerali, viene inteso quale aggettivo da attribuire a un sistema o dispositivo che utilizza dati rappresentati come segnali discreti. Si intende quale sinonimo di numerico. Qualsiasi celebrazione della potenzialità degli strumenti digitali, diventa una semplice speculazione intellettuale se non ha una corrispondenza con la vita reale. Tali elucubrazioni, se rientrano soltanto nella ricerca esplorativa di un nuovo mezzo espressivo, diventano espressive di una nuova dimensione di speculazione visionaria o meglio un nuovo stile di elaborare science fiction. Nella disciplina che riguarda l'architettura e l'urbanistica, sono molti gli architetti che stanno esplorando una nuova configurazione di spazio e di uso, ottenendo risultati, per quanto concerne la dimensione puramente estetica e prefigurativa, estremamente interessanti. Bisogna capire, però, quanto di queste sperimentazioni possono abbandonare l’affascinante immaginario visuale, per evitare di relegarsi in un confine utopico e far assistere ad un auspicato passaggio nella consistenza anche materica della dimensione reale. Questo volume vuole offrire un nuovo contributo alla verifica di una possibilità di interrelazione tra rappresentazione digitale e modificazione della vita reale. note 1 Cfr. R. Zamparelli, http://www.esterni.unibg.it/siti_esterni/corsi/fondinfo98/storia.html 2 Cfr. Voce architettura in Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 2002.
2006
9788889821411
L'indagine multimediale della forma. Dal lessico geometrico alle simulazioni previsionali per la rappresentazione dell'architettura / Campi, Massimiliano. - STAMPA. - (2006).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/115806
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