Nel panorama europeo il caso italiano delle politiche di contrasto alla povertà rappresenta un’anomalia, caratterizzata da una forte frammentazione delle misure, una storica resistenza all’universalismo selettivo e un andamento ondivago tra l’adozione e l’abrogazione di schemi di reddito minimo. L’Italia, infatti, è stato l’ultimo paese dell’Europa occidentale a introdurre un programma di reddito minimo per tutti i poveri, segnando un ritardo di oltre settanta anni rispetto al Regno Unito (1948) e di ventisette anni rispetto alla Raccomandazione 441/92 delle istituzioni europee. Questo ritardo non è casuale: per decenni, il sistema italiano è stato intrappolato in un percorso di path-dependency, con un modello di assistenza sociale categoriale e frammentato che privilegiava trasferimenti selettivi per specifici gruppi sociali, come anziani e disabili, a scapito di una risposta universalistica al problema della povertà. Tuttavia, tra il 2018 e il 2019, ha avuto luogo una svolta storica: prima con l’introduzione del Reddito di Inclusione (Rei), poi con il Reddito di Cittadinanza (RdC), il paese ha finalmente implementato una misura di sostegno al reddito che, a parità di bisogno, fosse omogenea per tutti i cittadini italiani, colmando una delle principali lacune del suo sistema di welfare. Tuttavia, questa stagione di riforma è stata di breve durata: nel 2023, il governo Meloni ha abrogato il RdC, sostituendolo con l’Assegno di Inclusione (ADI), una misura che segna un ritorno a un’impostazione categoriale, riducendo l’impatto delle politiche contro la povertà e riportando l’Italia a essere l’unico paese europeo privo di uno schema universalistico di reddito minimo. Questa traiettoria solleva interrogativi cruciali: quali fattori sociali, politici e istituzionali hanno determinato l’introduzione del Rei e del RdC? Perché l’Italia è riuscita a superare temporaneamente la sua storica resistenza all’universalismo selettivo per poi tornare rapidamente indietro? E quali lezioni si possono trarre per il futuro delle politiche italiane di contrasto alla povertà? Il titolo di questa introduzione, L’andatura del gambero, simboleggia il percorso apparentemente contraddittorio delle politiche di reddito minimo in Italia: sebbene i gamberi non camminino realmente in senso contrario, come comunemente si pensa, essi compiono un balzo all’indietro quando percepiscono un pericolo. Allo stesso modo, le politiche italiane hanno fatto progressi significativi, ma si sono poi ritirate di fronte a pressioni politiche e sociali, indicando una mancata istituzionalizzazione del cambiamento.

L'andatura del gambero delle politiche di reddito minimo in Italia / Busilacchi, Gianluca; Morlicchio, Enrica. - In: AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI. - ISSN 0392-2278. - 3(2024), pp. 447-467. [10.1447/116618]

L'andatura del gambero delle politiche di reddito minimo in Italia

Enrica Morlicchio
Co-primo
2024

Abstract

Nel panorama europeo il caso italiano delle politiche di contrasto alla povertà rappresenta un’anomalia, caratterizzata da una forte frammentazione delle misure, una storica resistenza all’universalismo selettivo e un andamento ondivago tra l’adozione e l’abrogazione di schemi di reddito minimo. L’Italia, infatti, è stato l’ultimo paese dell’Europa occidentale a introdurre un programma di reddito minimo per tutti i poveri, segnando un ritardo di oltre settanta anni rispetto al Regno Unito (1948) e di ventisette anni rispetto alla Raccomandazione 441/92 delle istituzioni europee. Questo ritardo non è casuale: per decenni, il sistema italiano è stato intrappolato in un percorso di path-dependency, con un modello di assistenza sociale categoriale e frammentato che privilegiava trasferimenti selettivi per specifici gruppi sociali, come anziani e disabili, a scapito di una risposta universalistica al problema della povertà. Tuttavia, tra il 2018 e il 2019, ha avuto luogo una svolta storica: prima con l’introduzione del Reddito di Inclusione (Rei), poi con il Reddito di Cittadinanza (RdC), il paese ha finalmente implementato una misura di sostegno al reddito che, a parità di bisogno, fosse omogenea per tutti i cittadini italiani, colmando una delle principali lacune del suo sistema di welfare. Tuttavia, questa stagione di riforma è stata di breve durata: nel 2023, il governo Meloni ha abrogato il RdC, sostituendolo con l’Assegno di Inclusione (ADI), una misura che segna un ritorno a un’impostazione categoriale, riducendo l’impatto delle politiche contro la povertà e riportando l’Italia a essere l’unico paese europeo privo di uno schema universalistico di reddito minimo. Questa traiettoria solleva interrogativi cruciali: quali fattori sociali, politici e istituzionali hanno determinato l’introduzione del Rei e del RdC? Perché l’Italia è riuscita a superare temporaneamente la sua storica resistenza all’universalismo selettivo per poi tornare rapidamente indietro? E quali lezioni si possono trarre per il futuro delle politiche italiane di contrasto alla povertà? Il titolo di questa introduzione, L’andatura del gambero, simboleggia il percorso apparentemente contraddittorio delle politiche di reddito minimo in Italia: sebbene i gamberi non camminino realmente in senso contrario, come comunemente si pensa, essi compiono un balzo all’indietro quando percepiscono un pericolo. Allo stesso modo, le politiche italiane hanno fatto progressi significativi, ma si sono poi ritirate di fronte a pressioni politiche e sociali, indicando una mancata istituzionalizzazione del cambiamento.
2024
L'andatura del gambero delle politiche di reddito minimo in Italia / Busilacchi, Gianluca; Morlicchio, Enrica. - In: AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI. - ISSN 0392-2278. - 3(2024), pp. 447-467. [10.1447/116618]
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/1003015
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